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Disabile di Catanzaro accusa: mi hanno negato il derby. Ma le regole sono per tutti

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Disabile di Catanzaro accusa: mi hanno negato il derby. Ma le regole sono per tutti

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COSENZA – A poche ore dalla gara tra Cosenza e Catanzaro allo stadio San Vito di Cosenza, esplode la polemica per la storia legata a Luca, un giovane disabile al quale sarebbe stato negato l’ingresso al San Vito da parte della società sportiva rossoblu.

Il trentasettenne ha reso nota una lettera nella quale ‘denuncia’ la sua storia che è stata pubblicata da diversi siti d’informazione del capoluogo. Secondo il racconto fornito dal giovane, ‘che dal 2002 è tetraplegico, ossia paralizzato dalle spalle in giù’, il suo desiderio era quello di potersi recare a Cosenza per assistere al derby come un normale spettatore.

 

Di seguito riportiamo la lettera:

“Il 19 settembre – scrive Luca – contatto il Cosenza Calcio e parlo con il Sig. Teodoro Gioia, responsabile della biglietteria, al quale spiego la mia situazione e chiedo come debba muovermi per assistere alla partita, manifestando la necessità di raggiungere, con il mio mezzo attrezzato, un’area interna allo Stadio San Vito. Mi si dice di inviare via mail copie del mio certificato di invalidità e dei documenti di identità (mio e del mio accompagnatore), e che poi riceverò indicazioni ulteriori per organizzare la mia piccola trasferta. Lunedì 22 invio il tutto e per completezza allego anche le nostre tessere del tifoso. Intanto, prendendo informazioni da un responsabile dello staff sanitario della Società cosentina, vengo a sapere che la Tribuna A del San Vito è perfettamente attrezzata per accogliere disabili con mezzi propri. Non avendo ricevuto risposta, nel pomeriggio di venerdì 26 richiamo il Cosenza Calcio ed espongo nuovamente le mie ragioni ad un gentile addetto che, non appena capisce che sono catanzarese, mi lascia intendere che difficilmente potrò assistere alla partita e che mi passa nuovamente il Sig. Gioia. Quest’ultimo mi informa del fatto che il settore ospiti che accoglierà la tifoseria giallorossa non è accessibile da sedie a rotelle per cui, nonostante si sia dato un gran da fare, non potrà accontentarmi. Non metto in dubbio che si fosse dato un gran da fare (d’altronde non ha neanche avuto il tempo per rispondere alla mia mail), comunque rispondo che potrò tranquillamente andare nella zona della Tribuna A destinata alle sedie a rotelle. Il Sig. Gioia mi dice che non se ne parla neanche poiché le tifoserie non devono in alcun modo mischiarsi per evitare incidenti. Insisto e, in virtù della mia particolare situazione, definisco questa posizione “assurda” ma l’atteggiamento è fermo e risoluto, io e il mio accompagnatore non possiamo neanche pensare di mettere piede nella Tribuna A. È così. Non dipende da lui, dice. Punto. Nessuna proposta alternativa. Questi sono i fatti, che ognuno si faccia la propria idea. Per quanto riguarda il mio punto di vista: io non cerco gente che mi accontenti ma solo professionisti che facciano al meglio il proprio lavoro (nell’organizzare l’evento l’eventualità della presenza di un disabile tifoso della squadra ospite non è stata neanche contemplata, né si è cercato di rimediare) per cui avrei apprezzato maggiore ragionevolezza o, quantomeno, avrei gradito una qualche proposta alternativa poiché, nel 2014, accettare acriticamente la parziale inaccessibilità di una struttura e poi arroccarsi dietro la necessità di non fare incontrare Guelfi e Ghibellini non mi sembra l’atteggiamento più lungimirante del mondo. Né penso si possa accettare con falso fatalismo l’idea che sia sempre la parte meno garantita, in questo caso il disabile, a subire gli effetti dei disservizi. Ci tengo a precisare che non parlo soltanto in quanto disabile, ragionavo allo stesso modo anche prima di diventare tale. A chi, leggendo queste mie parole, pensasse che per una questione di sicurezza tutto sommato la situazione sia stata gestita in modo accettabile ricordo che io, prima ancora che disabile, sono un normale cittadino che chiede soltanto di poter pagare un biglietto per accedere ad una struttura aperta al pubblico e che non accetto passivamente limitazioni illegittime alle mie libertà individuali. In ultimo, vorrei rassicurare i tifosi che assisteranno al derby dalla Tribuna del San Vito e le forze dell’Ordine: giuro che non avrei picchiato nessuno. Grazie per l’attenzione”.
 

Come redazione di QuiCosenza intendiamo semplicemente esprimerci per commentare questa vicenda, premettendo che siamo accaniti sostenitori dell’abbattimento di ogni tipo di barriera architettonica. E’ anche vero, però, che quella di ieri non era e non poteva mai essere una partita come le altre ed evidentemente, se la società del Cosenza Calcio ha deciso di negare l’accesso al giovane Luca in tribuna A, l’intento non era certo quello di ‘discriminare’ ma anzi, garantire l’incolumità dello stesso e del suo accompagnatore. Esistono (è bene saperlo) precise direttive, soprattutto in gare “definite a rischio” come era quella di ieri tra Cosenza e Catanzaro, che impongono ai tifosi ospiti il divieto assoluto d’accesso in altri settori dello stadio se non in quello loro destinato. Il caso è certamente particolare, ed è giusto evidenziare come ogni settore dello stadio, anche quello ospiti, dovrebbe essere dotato di passerella e spazio dedicato ai disabili. Ma non si può assolutamente puntare il dito contro la società Cosenza Calcio che è sempre stata attenta a questo tipo di ‘problematiche’, sensibilizzando costantemente l’opinione pubblica con continue iniziative volte a interessare anche le istituzioni. Il signor Luca, infatti, sottolinea che ‘prima di essere un disabile, è un normale cittadino’ e in tal caso è soggetto a regole specifiche. Ed allora ci domandiamo e domandiamo al tifoso del Catanzaro: e se gli fosse successo qualcosa, visto che avrebbe assistito all’incontro da una tribuna dedicata interamente ai supporter di casa? E se accidentalmente i tifosi avessero preso di mira il suo accompagnatore? Ci perdoni il tifoso Luca, ma la tutela dei cittadini, purtroppo, in alcuni casi va oltre la soddisfazione dei desideri dei cittadini stessi. L’incolumità delle persone viene prima di ogni cosa.

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