Tirreno
Parla il legale della madre
Il caso del bimbo nella Colonia a Cetraro, l’avvocato «strappato alla madre, non è una famiglia disagiata»
L’avvocato Vincenzo Montone, difensore e prozio del minore, replica alla note dell’Assessore alle Politiche Sociali di Cetraro: “Il bambino non proviene da una famiglia disagiata. È stato sottratto alla madre e collocato in una struttura non idonea. Chiediamo verifiche”
CETRARO (CS) – Un caso molto delicato quello del bimbo di 8 anni che si trova nella struttura di Cetraro dove, lunedì scorso sono andati i carabinieri per accertarsi delle condizioni in cui vive il piccolo. Poco dopo, la nostra redazione ha ricevuto una nota dall’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Cetraro, Falbo, alla quale oggi, ha inteso rispondere l’avvocato Vincenzo Montone, difensore della madre nonché prozio dello stesso bambino, che ritiene necessario fare qualche puntualizzazione.
“Il bimbo vive in un contesto di amore, nessun disagio familiare”
«Noi abbiamo profondo rispetto per tutte le strutture che offrono il necessario sostegno a quei bambini, che provengono da situazioni di disagio familiare, e quindi anche per la struttura Colonia San Benedetto. Ma il caso del bambino che ci riguarda è a sé, e posso dire con assoluta certezza che egli non proviene da una famiglia con disagi. Vive in un contesto familiare dove è amato e adorato. Il “collocamento” del bambino è conseguenza di una relazione del Servizio Sociale di San Marco Argentano (che non conosciamo nel suo esatto e completo contenuto perché “secretata”), che – secondo quanto afferma l’avvocato Montone – sicuramente è stata “confezionata” dalla Scuola, prescindendo dalla realtà, in modo che avesse tutti i requisiti necessari a indurre il PM presso il Tribunale dei Minori di Catanzaro a chiedere al Tribunale un provvedimento di allontanamento del bambino dalla Scuola di San Marco Argentano, essendo questa incapace di gestire la “problematica” del bambino in questione».
Il bimbo, spiega l’avvocato Montone, “è portatore di ADHD, che è cioè una neuro-divergenza e altresì incapace e a provvedere alla istruzione al sereno svolgersi dello sviluppo intellettivo del bambino, non avendo essa — e neppure il Servizio Sociale affidatario — mai predisposto e attuato un Piano Educativo Individualizzato e non essendosi mai voluta dotare di un insegnante specializzato».
Il farmaco Medikinet, contraria anche la pediatra
«L’asserita ‘opposizione’ della mamma a somministrare un farmaco (Medikinet) al bambino, a cui è contraria anche la pediatra proprio per gli effetti negativi precedentemente riscontrati, è pura favola, ed è stato solo il pretesto per allontanare il bambino dalla Scuola. Mai si potrà giustificare la ‘lacerazione’ interiore che gli è stata praticata, e che sarà foriera di ulteriori danni, proprio perché la peculiarità del piccolo si supporta anche con la presenza della mamma accanto al bambino. E invece è stato a lei strappato».
“All’udienza svoltasi lo scorso 29 settembre 2026, davanti ad un Giudice onorario per la conferma del provvedimento del Tribunale che ha collocato il bambino nella struttura di Cetraro, noi abbiamo contestato il provvedimento, ma abbiamo voluto assumere una posizione “attendista“: sia perché nella Scuola di San Marco il bambino era emarginato, isolato… (come sarà dimostrato in dettagliata denuncia), e non si può stare in Paradiso, a dispetto dei Santi…”; sia perché abbiamo coltivato – spiega – la speranza che nella nuova struttura, il bambino avesse forse trovato quello che aveva stabilito il Tribunale e che il Servizio Sociale di San Marco aveva omesso, cioè il Piano Educativo Individuale (PEI), da fare eseguire ovviamente da insegnante specializzato. E abbiamo altresì coltivato la speranza che il bambino avesse trovato almeno quella “struttura specialistica a valenza sanitaria” che il Tribunale aveva previsto nel caso in cui il PEI, ovviamente con maestro specializzato, “si fosse rivelato non risolutivo” (cito il decreto del Tribunale). E fosse stato almeno rispettato».
La struttura non è specializzata
«Abbiamo appreso, invece, che la struttura non è “specializzata” e non è “a valenza sanitaria“: che in essa vi opera un’altra Organizzazione (e non le Suore) e che la stessa si occupa del bambino in questione. Il bambino – spiega l’avvocato Montone – viene condotto la mattina nella scuola pubblica di Cetraro, anch’essa non dotata di alcun insegnante specializzato. Inoltre il bimbo, è l’unico di 8 anni e tutti gli altri sono di età compresa tra i 14 e i 18 anni». L’avvocato precisa che «viene spesso picchiato da un ragazzo più grande» e che «il bambino e i ragazzi più grandi vivono in modo promiscuo con gravi rischi facilmente immaginabili».
«In sostanza, e con rispetto per la struttura, v’è da dire che essa non è idonea al caso del bambino in questione, che certamente fa opera meritoria perché socialmente utile, con l’auspicio che eviti la promiscuità e assicuri sicurezza e tranquillità ai più deboli, perché non vengano picchiati dai più grandi».
L’avvocato «temo che il bambino sia caduto dalla padella alla brace»
Per il legale della famiglia del bimbo «il Servizio Sociale di San Marco, anziché costringere la Scuola a dotarsi di un insegnante specializzato e pagarlo con i relativi fondi assegnati, ha preferito invece pagare per il bambino una retta alla detta struttura, (gli ultimi Euro 14.400,00 sono stati pagati dal Comune di San Marco alla struttura di recente)». Rivolgendosi pertanto all’assessore Falbo, l’avvocato Montone chiede «trova ciò giusto e saggio? E se ciò avviene in ossequio ad una Convenzione esistente tra Comune di San Marco e la struttura di Cetraro, non Le sembra che anche in questa vicenda c’è qualche cosa che non quadra? Sono d’accordo con Lei, siamo fiduciosi che chi è a ciò deputato, faccia gli opportuni accertamenti, anche sotto il profilo degli interessi personali dei soggetti coinvolti».
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