RENDE – Nell’aula Solano dell’Università della Calabria, con l’avvio delle lezioni, è iniziato il quindicesimo anno del progetto Pedagogia dell’Antimafia, promosso dal Dipartimento di Culture, Educazione e Società.
Pedagogia dell’Antimafia nasce il 23 maggio 2011
Nato il 23 maggio 2011 come percorso seminariale all’interno della Facoltà di Lettere e Filosofia, il progetto è divenuto, a partire dall’anno accademico 2018-2019, insegnamento di base del corso di laurea in Scienze dell’Educazione. Un traguardo che ne ha fatto un’esperienza unica nel panorama universitario italiano delle Scienze dell’Educazione e Pedagogiche.
L’obiettivo è ambizioso: favorire la riterritorializzazione culturale della Calabria, intesa come emancipazione civile e sociale, partendo dal linguaggio dei giovani. Le attività didattiche, svolte sia in aula sia sul territorio, si fondano su un approccio critico che mette in discussione la “cultura delle sudditanze”, terreno fertile per dinamiche clientelari e mafiose. La sfida è costruire un nuovo vocabolario sociale fondato su giustizia, dignità e libertà, capace di superare rassegnazione e sottomissione.
Con il nuovo anno accademico, l’UniCal rilancia dunque una proposta formativa che è al tempo stesso didattica, etica e civile, con l’obiettivo di formare generazioni capaci di riconoscere e spezzare le logiche di potere mafioso, costruendo un futuro basato sulla libertà e sulla responsabilità collettiva.
“La speranza – ha spiegato il professor Giancarlo Costabile – rimangono i giovani, se troviamo il modo di tenerli in Calabria, dopo aver costruito con loro un percorso di coscientizzazione fin quando le leve delle migrazioni, rappresenteranno l’unico elemento di protesta sociale vera, a queste latitudini, noi avremo perso la partita della democrazia dei diritti e dei doveri in Calabria”