Straordinario intervento endovascolare all’Annunziata, salvato un 20enne. La mamma «è vivo grazie a loro»

Salvato dal rischio di rottura di un aneurisma dell'aorta toracica. Raffaele è vivo oggi grazie ad un intervento unico di chirurgia vascolare effettuato dal Dott. Paolo Piro con la collaborazione del dottor Marco Valente. La mamma «le eccellenze all'Annunziata ci sono e vanno riconosciute»

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COSENZA – È la storia di Raffaele, un ragazzo di 20 anni di Cosenza affetto da una malattia genetica gravissima che nella vita lo ha portato ad affrontato tantissime difficoltà oltre che diversi interventi chirurgici. Ma è anche la storia della buona sanità di Cosenza e di quelle eccellenze mediche che hanno voluto raccontare alla nostra redazione i genitori di Raffaele, per sempre riconoscenti al Dott. Paolo Piro e al dottor Marco Valente i quali hanno letteralmente strappato alla morte il figlio che ora si trova al Policlinico Gemelli di Roma, per un secondo intervento e dove gli stessi sanitari si sono congratulati per quanto fatto dai medici di Cosenza.

“Aveva solo 3 ore di vita”

«Mio figlio aveva solo 3 ore di vita per il rischio di rottura di un aneurisma toracico di 10 centimetri» racconta la mamma. Raffaele è stato salvato grazie ad un intervento difficilissimo e mai eseguito prima all’Annunziata, concluso con successo dall’equipe medica di Chirurgia Vascolare guidata dal dott. Paolo Piro, con la preziosissima collaborazione del dottor Marco Valente un’eccellenza nella Chirurgia Cardio-Toraco- Vascolare a Cosenza. «Un intervento talmente complesso e con un’altissimo tasso di mortalità – spiega ancora la madre del ragazzo – che molti ospedali si sono rifiutati di eseguire». 

“Questo ragazzo lo dobbiamo salvare”

«Si trovava in UTIC (Unità di terapia intensiva cardiologica) all’Annunziata quando il Dott. Paolo Piro, cui sarò eternamente grata, guardandomi mi disse: questo ragazzo noi lo dobbiamo salvare. Il dottor Piro e il dottor Valente hanno fatto qualcosa che nessuno aveva mai fatto ma, soprattutto, hanno salvato mio figlio che altrimenti a Roma non sarebbe mai arrivato. Il mio grazie va anche alla Dr.ssa Cosima Cloro, responsabile dell’UTIC che ha assistito Raffaele come fosse suo figlio, e al dottor Antonio Mastroianni, Direttore dell’UOC di Malattie infettive, dove è rimasto ricoverato per un mese e mezzo».

La sindrome di Marfan

Raffaele è nato con una variante della sindrome di Marfan, malattia genetica rara che predispone allo sviluppo dell’aneurisma dell’aorta. Una dilatazione anomala di un tratto del principale vaso sanguigno che porta il sangue dal cuore al resto del corpo. Il rischio cardiovascolare maggiore è legato alla sua dissecazione, ovvero la lacerazione della parete interna. È l’evoluzione più temibile che mette a rischio la vita del paziente. La parete dell’aorta si indebolisce e si allarga progressivamente, rischiando di rompersi o disseccarsi, cioè lacerarsi internamente come stava avvenendo proprio con Raffaele che rischiava di morire.

L’odissea di Raffaele

«Questa nostra odissea è iniziata a giugno, quando Raffaele ha avvertito un fortissimo dolore al torace. È stato portato all’Annunziata in codice rosso, ma sin dal primo tracciato i sanitari hanno capito che non si trattava di un infarto ma di qualcosa di peggio. È stata disposta un’Angio TAC ed è stato riscontrato l’aneurisma dell’arteria succlavia su dissezione con un altro aneurisma dell’aorta. È stato subito ricoverato in UTIC con trattamento farmacologico e stabilizzato in modo eccellente, al punto che ci hanno dato il tempo, mentre lui era ricoverato, di venire a Roma al Gemelli per prenotare un’intervento, che è stato effettuato a luglio, proprio all’arteria succlavia, con questo aneurisma che poteva rompersi. Tutto ciò in attesa del successivo intervento che è stato poi effettuato in questi giorni».

«A Cosenza, a causa di uno stato febbrile dovuto sempre alla malattia, mio figlio è stato ricoverato in Malattie infettive dal 18 agosto al 16 settembre, sotto la cura del Dottor Mastroianni e della sua equipe: tutti di una professionalità assoluta. Dopo l’episodio infettivo è stato guarito ed è stato dimesso. Ma due giorni dopo Raffaele è stato nuovamente male. Abbiamo fatto le indagini del caso ed è stato disposto un nuovo ricovero. L’obiettivo era portarlo ad un nuovo intervento chirurgico. Ma mentre era ricoverato la situazione è precipitata. Raffaele aveva dolori sempre più forti al torace. Sono state effettuate nuove Angio Tac e consulenze cardiologiche».

L’intervento endovascolare salvavita a Cosenza

«Il risultato è stato che non c’era più tempo, bisognava intervenire subito. Hanno consultato altri centri ma gli unici che trattano questa patologia sono solo il San Raffaele di Milano e il Gemelli di Roma. Mercoledì scorso è stato trasferito nell’Unità di Terapia intensiva cardiologica dove è iniziato un trattamento farmacologico. Purtroppo il giorno dopo è emerso che stava perdendo sangue.

Lo stavamo perdendo, Raffaele aveva poche ore di vita. Bisognava intervenire chirurgicamente altrimenti non si sarebbe salvato. Un intervento sulla aorta toracica a Cosenza non era stato mai fatto e non solo è eseguito ma è perfettamente riuscito. Un intervento endovascolare salvavita grazie al posizionamento di un’endoprotesi per arrestare l’emorragia che si stava verificando. Sarebbe scoppiato l’aneurisma. Con tutte le criticità è stato stabilizzato e portato in rianimazione».

Il trasferimento a Roma e l’operazione al Gemelli

Nel frattempo i medici erano in contatto con i Gemelli. Martedì è stato trasferito in elisoccorso da Cosenza a Roma dove è stato sottoposto all’intervento. Noi genitori siamo riconoscenti e desideriamo dire grazie per tutto quello che è stato fatto a Cosenza. E’ giusto che le eccellenze e la buona sanità dell’Annunziata vengano raccontate. Io da mamma ringrazio tutti».

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