COSENZA – “La Calabria vive una delle fasi più drammatiche della sua storia recente: lo spopolamento e la desertificazione sociale ed economica delle aree interne stanno cancellando interi paesi, privando le comunità di servizi, lavoro e prospettive per il futuro”. Questa la denuncia di COAPI Calabria che lancia un grido di allarme, affiancandosi a quello già inviato dai vescovi, ed invita ad una mobilitazione di massa.
“Negli ultimi vent’anni la regione ha perso quasi 400 mila abitanti, con una fuga che colpisce soprattutto i giovani e intere famiglie costrette a cercare altrove condizioni di vita dignitose. Molti comuni delle zone montane e rurali registrano oggi più case vuote che abitate, con una popolazione sempre più anziana e servizi pubblici ridotti al minimo” fa presente COAPI Calabria.
“Di fronte a questa crisi, i vescovi calabresi hanno lanciato un appello forte e coraggioso, che COAPI Calabria fa proprio e rilancia con determinazione. Non si tratta solo di difendere il territorio, ma di affermare il diritto alla vita, al lavoro e alla dignità delle comunità che da secoli custodiscono cultura, tradizioni e risorse straordinarie. I presuli hanno richiamato le istituzioni a un’assunzione di responsabilità immediata, denunciando l’abbandono politico e sociale che pesa sulle comunità locali e chiedendo interventi concreti per fermare la desertificazione e invertire la rotta” dicono ancora da COAPI Calabria che condivide e sostiene il grido di allarme chiamando alla mobilitazione cittadini, agricoltori, amministratori e tutte le realtà sociali che “non intendono rassegnarsi alla morte dei propri paesi”.
“Non è più tempo di parole vuote e promesse disattese: serve una strategia concreta, che metta al centro la creazione di lavoro, il sostegno all’agricoltura e all’artigianato locale, la tutela dei servizi essenziali e la valorizzazione delle ricchezze ambientali e culturali – conclude – La Calabria non è terra di scarto, ma cuore pulsante del Paese che chiede di essere ascoltato. È tempo che le istituzioni, a ogni livello, aprano finalmente gli occhi e scelgano di investire davvero sul futuro delle aree interne, prima che sia troppo tardi”.