“Isabel aveva una vita davanti”, la sorella: «voi medici cosa avete perso? Evidentemente niente»

In un post straziante su Facebook, la sorella di Isabel Desirè Porco racconta minuto per minuto il malore a scuola, l’ambulanza senza medico, le diagnosi contraddittorie e i ritardi che avrebbero preceduto la morte della giovane. «Stava morendo davanti ai miei occhi mentre mi rassicuravano: ‘È solo un attacco di panico’i

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COSENZA – Dopo il toccante messaggio del padre, anche la sorella di Isabel Desirè Porco, Ida, rompe il silenzio e affida ad un post su Facebook il racconto lucido e straziante di quei minuti drammatici, in cui la giovane 16enne si è sentita male tra i banchi del liceo scientifico Pitagora di Rende. Un malore improvviso, la paura, la corsa contro il tempo, le attese tra il pronto soccorso e il trasferimento a Roma, fino al tragico epilogo. Un racconto intenso, scritto con la voce di chi ha visto da vicino la vita spegnersi troppo presto, e che oggi chiede – con dignità e forza – la verità.

«Isabel aveva solo 16 anni, Isabel aveva una vita davanti»

«Mi ha chiamata quel giorno (il 18 settembre) alle 11:52 dicendomi che stava poco bene e chiedendomi se potessi andare a prenderla perché accusava inattività di entrambi gli arti destri (gamba e braccio). Sono arrivata a scuola e Isabel capiva poco, non era in grado di muoversi se non dopo essere chiamata e stimolata in qualche modo. Sono passati i primi quindici minuti in classe, dove è stata soccorsa da un’ambulanza priva di medico e infermiere a bordo».

Isabel, l’attacco di panico e il ‘codice giallo’

«Durante il tragitto mia sorella ha vomitato più volte ed io ho dovuto sorreggerle la testa. Stava morendo davanti ai miei occhi e loro mi rassicuravano dicendo: “Tranquilla, è solo un attacco di panico, la ragazza sta bene”. Arriviamo al pronto soccorso e mia sorella entra in codice giallo. Abbiamo perso altro tempo per compilare la cartella clinica. Successivamente entriamo in pediatria, dove la diagnosi cambia: “Un inizio di crisi epilettica”. Anche lì il tempo scorreva e mia sorella – racconta Ida – si dimenava sulla barella mentre quei “dottori” continuavano a perdere tempo. Poi hanno chiesto se ci fosse “per caso” un posto per effettuare un encefalogramma, e ripeto “se ci fosse”, perché evidentemente mia sorella non era considerata un “soggetto urgente”. Dopo aver effettuato l’encefalogramma, hanno escluso la crisi epilettica».

«Dopo aver perso altro tempo, la portano in TAC dove scoprono che mia sorella aveva in corso un’emorragia cerebrale, dovuta a una MAV (malformazione artero-venosa congenita), un mostro che ti porti dietro sin dalla nascita, non ti avvisa, esplode quando e come vuole. Dopo aver riunito l’equipe con non so quanti dottori, è arrivato questo “verdetto” che ha tolto altro tempo prezioso a mia sorella. Successivamente è stata trasportata in sala operatoria, dove le hanno inciso il cranio inserendole un drenaggio che avrebbe dovuto aiutare con la fuoriuscita del sangue e l’abbassamento della pressione intracranica, che attenzione: per tre giorni non si è mai abbassata».

«Mia sorella ha sofferto senza essere stata aiutata»

«I miei genitori e i miei familiari – scrive Ida – hanno chiesto più volte, dal primo giorno, di poterla trasferire da qualche altra parte, ma mia sorella ‘non era trasportabile’. Perché non era trasportabile e poi invece è stata trasportata? Perché non avete accettato, per l’ennesima volta, il vostro fallimento? Perché devo pensare di andar via dalla Calabria per poter assicurare una lunga vita ai miei figli? Perché ho dovuto perdere mia sorella a 16 anni? E se foste stati voi a perdere una figlia, una madre o una sorella, cosa avreste fatto? Perché altre persone sono nella mia stessa situazione e continuano ogni giorno ad esserci?».

Il racconto straziante di Ida si chiude così: «Ho dovuto scegliere il vestito dei 18 anni di mia sorella, vestito che avrebbe dovuto scegliere lei; i miei genitori hanno perso una figlia, io e mio fratello una sorella, i miei zii una nipote e i miei cugini una cuginetta, mia nonna ha preso la sua nipotina. E voi medici cosa avete perso? Evidentemente niente».

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