COSENZA – Si è conclusa ieri sera, nel giorno della festa del Papà e dopo cinque di esposizione, l’edizione 2024 della Fiera di San Giuseppe, tradizionale evento legato alla città di Cosenza dal lontano 1653. Lo “Stupor mundi” la istituì a Cosenza con il nome della “Maddalena” per poi diventare Fiera di San Giuseppe. Era una delle 7 fiere più importanti con le quali Federico II, volle agevolare gli scambi commerciali in alcune città chiave del Sud, che si affacciavano verso l’Oriente.
Fiera di San Giuseppe 2024: oltre 500 espositori
Accompagnata anche da un meteo primaverile e baciata dal sole, la fiera con circa 500 espositori (in lieve calo rispetto ai circa 540 dello scorso anno) ha visto riversarsi lungo Viale Mancini, nei pressi dei due Fiumi e nelle altre zone dove erano sistemati gli espositori, migliaia di persone arrivate, come sempre, non solo dalla città ma anche dalla provincia e persino da fuori regione. Un evento che, come ogni anno, si trascina dietro favorevoli e contrari, critiche e apprezzamenti, suggerimenti e sonore bocciature.
Apprezzamenti, critiche e suggerimenti
Partiamo da quelli che ritengono ormai l’evento, né più e né meno, un ‘mercato rionale’. Tutto quello che viene messo in vendita infatti, lo si può trovare nei mercati itineranti che settimanalmente sono ospitati nei nostri comuni e nei tantissimi negozi cinesi disseminati ovunque. Eppure, come un tempo, non sono mancati gli stand che mettevano in vendita vimini, piante e i fiori, piatti e lampadari, porcellane, prodotti in terracotta, mostaccioli, caciovalli e tutto ciò che si poteva trovare anche 20 anni fa. Altri continuano a non apprezzarne la location di viale Mancini, sperando in un ritorno delle bancarelle nella città vecchia, per restituire quel senso di storicità e tradizione che sembra andata persa. Una strada che come sappiamo non è percorribile da diverse tempo, per questioni di sicurezza.
Più spazio ai prodotti d’artigianato e locali
C’è chi, ancora, vorrebbe vedere in vendita prodotti diversi rispetto a quelli che troviamo tutti i giorni sotto casa, dando più spazio alla manifattura e all’artigianato locale e/o interregionale, ai prodotti enogastronomici del territorio. Nell’epoca della globalizzazione, dell’acquisto frenetico e compulsivo anche su Internet, la fiera come la ricordiamo noi, sicuramente ha perso l’appeal di una volta, nonostante l’Amministrazione comunale abbia messo in campo un programma di eventi anche culturali, musicali e itineranti che hanno accompagnato la ‘5 giorni’ di esposizione, con un calendario ricco di attività anche in altre aree della città e nel centro storico. Tra queste, le visite gratuite al Museo dei Brettii e degli Enotri e lo spettacolo di trasformismo “Poubelle”, sempre ad ingresso gratuito al Teatro Rendano che si è svolto venerdì.
La Fiera di San Giuseppe “resta comunque un evento identitario per tutti i cosentini – aveva rimarcato il sindaco Franz Caruso – i cittadini vogliono la Fiera e l’aspettano. È un momento di forte partecipazione della comunità, particolarmente importante per il nostro territorio“. Ed allora appuntamento al prossimo anno con la solita attesa e le immancabili critiche che inevitabilmente accompagneranno la kermesse più attesa dai cosentini.