COSENZA – L’emigrazione giovanile dalla Calabria rappresenta una delle più gravi piaghe sociali ed economiche che questa regione italiana affronta ormai da decenni. Migliaia di giovani lasciano la propria terra in cerca di opportunità lavorative e di vita migliori altrove, sia in altre regioni italiane che all’estero. Il fenomeno dell’emigrazione giovanile in Calabria non solo svuota il territorio delle sue risorse umane più preziose, ma priva il tessuto sociale e produttivo delle energie necessarie per un rilancio economico e culturale che possa finalmente interrompere questo ciclo di fuga e impoverimento.
Nonostante molti giovani scelgano di completare il proprio percorso formativo nella regione, siano preparati e professionalmente specializzati, sperando di contribuire allo sviluppo del territorio, la carenza di posizioni adeguate li spinge, alla fine, a cercare fortuna altrove. A questa problematica si aggiunge una percezione negativa delle possibilità di crescita professionale nella regione, aggravata da un sistema economico poco innovativo e scarsamente supportato da investimenti pubblici e privati.
Altra causa determinante è l’inefficienza dei servizi pubblici e delle infrastrutture. In Calabria la fascia 18-34 anni rappresenta il 18,5% della popolazione (la media nazionale è il 17,5 ). Ma se analizziamo il dato rispetto a venti anni fa siamo passati da 503mila giovani a poco più di 345mila, con una variazione negativa del 31,4 per cento. E il futuro resta nero con dati a dir poco sconfortanti. Nel focus tracciato dall’Istat sui giovani del Mezzogiorno, si stima infatti che nel 2040 la percentuale di giovani rispetto alla popolazione scenderà al 16,3% e nel 2060 al 15,4%: poco più di 200mila ragazzi tra i 18 e i 35 anni su una popolazione totale sempre più anziana.
L’emigrazione giovanile in provincia di Cosenza
Dalla lettura del Rendiconto Sociale 2023 dell’Inps di Cosenza, viene evidenziato che in provincia di Cosenza, dal 2013 al 2023 sono emigrati quasi 15mila giovani. Una popolazione sempre più anziana, con un calo demografico che incide negativamente sullo spopolamento delle aree interne, legato ad un alta percentuale di disoccupazione e con significativa incidenza nel mondo femminile, emigrazione giovanile terminati i percorsi di alta formazione non spendibili in contesti di provenienza.
In tre anni partiti oltre 3.000 under 40
Gli emigrati della provincia di Cosenza, con riferimento all’anno 2022, rappresentano il 41,4% di quelli presenti sul territorio regionale.
Dunque, su 10 giovani che emigrano quasi 5 sono in provincia di Cosenza dove, in controtendenza, il gap dell’emigrazione giovanile è coperto dall’arrivo di immigrati che sono più di chi parte. Lo scenario che si prospetta – scrive nelle conclusioni del rapporto Angelo Maria Manna, Direttore Provinciale INPS Cosenza – è quello di una popolazione sempre più anziana in un territorio dove, peraltro, l’alto tasso di disoccupazione provoca l’emigrazione di molti giovani anche altamente professionalizzati e plurilaureati. Gli emigrati della Provincia di Cosenza, con riferimento all’anno 2022, rappresentano circa l’1,4% di quelli presenti su tutto il territorio nazionale e ben il 41,4% di quelli presenti sul territorio regionale. Dal 2020 al 2022 hanno lasciato la provincia di Cosenza 3.006 under 40.
Gli investimenti della Regione per far restare i giovani
Con un piano da 183 milioni di euro la Regione sta mettendo in campo misure specifiche tutte finanziate, per il mondo del lavoro e che si prefigge l’ambizioso obiettivo di creare fino a 10mila posti di lavoro entro la fine della legislatura. Parliamo del “Piano per l’occupazione per il periodo 2021-2027” che punta al recupero delle tradizione, al turismo e alle tecnologie e incentiva lo smart working attivo, le imprese che investono in Calabria e che mira a far rimanere i giovani nelle propria terra per rigenerare i nostri borghi che rischiano di morire perché non c’è più la presenza dei giovani. Un Piano pensato soprattutto per i giovani, le donne e i lavoratori svantaggiati con una serie di importanti misure dirette a migliorare l’inserimento e il reinserimento nel mondo del lavoro, a promuovere un lavoro di qualità, a potenziare l’integrazione pubblico-privato.
Ad esempio con i tirocini formativi e di orientamento nei settori dell’S3 per i calabresi under 35 che punta al miglioramento dell’accesso al mercato del lavoro dei giovani calabresi e a contrastare la fuga dei talenti. L’intervento finanzia tirocini formativi e di orientamento nei settori delle tecnologie Digitali, terziario innovativo; ambiente, economia circolare e biodiversità; edilizia ecosostenibile, energia e clima; blue economy; turismo e cultura e scienza della vita. Oppure quello di concedere alle imprese che operano in Calabria incentivi per le attività di formazione dei propri dipendenti, anche neoassunti.
Ci sono poi tutta una serie di interventi per il Contrasto al lavoro sommerso: 10 milioni di euro destinati sempre ai giovani under 35 residenti o domiciliati in Calabria e disoccupati e/o con disabilità e/o working poor destinatari di una politica attiva negli ultimi 5 anni finanziata da risorse pubbliche. Attuatori dei finanziamenti le nuove imprese costituite (lavoro autonomo, imprenditoriale e libero-professionale) con sede operativa in Calabria.