Duplice omicidio Lenti – Gigliotti, erano sospettati dal clan di aver compiuto due rapine e andavano puniti

Antonio De Rose, storico pentito, più che parlare, balbetta. La sua escussione è stata tra i non ricordo, forse, penso sia vero

 

COSENZA – Duplice omicidio Lenti – Gigliotti, sentito in aula Antonio De Rose, da molti definito il primo storico pentito della ‘ndrangheta cosentina. Per circa due ore o forse più i suoi non ricordo, forse è vero, penso sia vero, se è scritto così sarà vero, hanno riecheggiato in Corte d’Assise. L’udienza presieduta dal giudice Garofalo ha avuto momenti di stallo e tensione per un “pentito” che, (“non”) rispondendo alle domande della pubblica accusa rappresentata dal pm della distrettuale Camillo Falvo, ha stentato a ricordare anche la data di nascita della figlia. Eppure, tra le varie contestazioni fatte c’era la domanda di come non potesse ricordare fatti vissuti in prima persona e di una certa importanza. De Rose vive fuori dalla Calabria, lontano. Questa mattina è giunto al Tribunale di Cosenza con l’accompagnamento coatto. Ha dichiarato al giudice che “abita fuori” e al magistrato che lavora ai servizi sociali, fa qualche cosa ogni tanto. Nel corso dell’udienza è terminato il controinterrogatorio della moglie di Gigliotti, sono stati sentiti i genitori di Francesco Lenti, il comandante del nucleo investigativo dell’Arma Urso, in servizio all’epoca dei fatti, Carmine Marittimo, nei fatti conosciuto come Carminuzzo e un teste che ha confermato di avere accompagnato Antonio De Rose, una sera dall’akropolis a via Popilia in macchina. In aula presente come sempre l’imputato Francesco Patitucci che, insieme a Franco Pino hanno scelto il rito ordinario. Gli altri due imputati del duplice omicidio Gianfranco Bruni e Gianfranco Ruà scelsero il rito abbreviato e furono giudicati colpevoli e condannati a 30 anni di carcere, ma senza l’aggravante dell’associazione mafiosa, il 27 novembre del 2017. Tutti sono considerati dagli inquirenti elementi di spicco della ‘ndrangheta cosentina. Francesco Lenti e Marcello Gigliotti furono uccisi attirati in una trappola perché considerati ormai scomodi e disubbidienti al clan Pino – Sena. Furono invitati ad un “maiale” e invece furono uccisi. Gigliotti venne fucilato e Lenti decapitato. I loro corpi furono trovati vicini, coperti dalla neve a pochi metri dall’auto completamente bruciata, all’interno della quale era stato abbandonato un fucile. A difendere Patitucci e Pino sono gli avvocati Marcello Manna, Vittorio Colosimo e Luigi Gullo oggi sostituito dall’avvocato Laura Gaetano.

 

La verità di De Rose

«Di Gigliotti non mi ricordo, con Lenti ci prendevamo un caffè, ma non sempre». Inizia così un racconto a metà o, meglio ancora di monosillabi. «L’altro lo conosco di vista, una volta, due». Risponde soltanto sì accompagnato da un cenno della testa alle domande del magistrato “Conosceva Patitucci, Ruà, Bruni, Lanzino, Pino, Drago, Amendola, Pagano, tutti accusati da De Rose all’epoca dei fatti”. De Rose risponde si tranne che per Pagano…. “non mi ricordo, erano due”. Ancora un’altra domanda “lei è stato sentito perché sono venuti a riferire  dell’omicidio” e De Rose «Ero giù da mio cugino. Patitucci e “U Tupinaru”(Bruni Gianfranco) sono venuti da me e mi hanno detto che li avevano uccisi Gigliotti e Lenti. Me l’hanno spiegato dopo il fatto. Mi hanno detto che hanno ucciso a questo e quell’altro. Ma tante cose non le hanno dette». Da qui in poi, da parte di Antonio De Rose è un susseguirsi di non ricordo, se c’è scritto è vero, penso, alle innumerevoli domande poste dalla Distrettuale che diventano tutte contestazioni con relativa lettura dei verbali che nel 1986 De Rose rese ai carabinieri confidando i nomi dei presunti assassini, e dei quali riportiamo alcuni spezzoni letti dal pm. “Conosco Lorenzo Michele, Marcello Gigliotti e soprattutto Francesco Lenti”.

 

L’omicidio e la scomparsa di Lorenzo

L’omicidio avvenne il primo febbraio del 1986, ma qualche giorno prima era sparito anche Michele Lorenzo e De Rose rese dichiarazioni nel verbale del 14 febbraio. “Ho appreso della scomparsa prima di Lorenzo Michele ed è stato commentato con Francesco Lenti che non mi ha dato una spiegazione”. Alla domanda se avesse frequentato la casa di Patitucci risponde: “Ero stato a casa di Patitucci una volta, due, non ricordo cosa c’era vicino. Può anche darsi che ho mangiato, penso di sì, ma non sempre…non ho mai visto ammazzare un maiale, ma lo magio». E dal verbale si legge “Ciò per ultimo è stato commentato ad un ricevimento presso l’abitazione di Patitucci in contrada Santa Rosa a Quattromiglia di Rende in occasione del maiale”. “Tra le ore 13 e le 17 del giorno 1 febbraio che era sabato, oltre a me c’era pure Francesco Lenti”. “Per andare al pranzo era venuto a prendermi Lenti con una A112. In quell’occasione vi erano anche Patitucci, Amendola, Bruni Tupinaro, Maurizio il fratello di Ettore Lanzino e alcuni cugini del Patitucci”. “Alle 16.30 Lenti aveva appuntamento urgente. Abbiamo cercato di trattenerlo. E poi aveva bevuto e mangiato ed era meglio che rimanesse”. “Prima di iniziare a mangiare con Lenti e Bruni ci siamo soffermati a parlare su Lorenzo, scomparso, ma nessuno sapeva dare spiegazioni”. “Al pranzo era invitato anche Marcello Gigliotti ma non è venuto per motivi che non conosco”. “Lo stesso sabato venne reinvitato da Patitucci. Verso le 18 del tre febbraio Patitucci è venuto a prelevarmi con una Fiat 127 celeste condotta dalla ex compagna”. De Rose ricorda che Patitucci gli disse di avere ucciso Lenti e Gigliotti insieme a “U Tupinaru”. “Giunti presso l’abitazione di Patitucci, soffermandosi vicino al muro interno, mi indicava i segni di una fucilata  che aveva anche attinto una porta , spiegandomi che la sera precedente lo stesso aveva ucciso Marcello Gigliotti e Francesco Lenti”. “In merito mi precisava che Gigliotti Marcello era stato ucciso nell’abitazione con una fucilata e Lenti in un altro posto. Poi hanno caricato i cadaveri sulla Fiat Ritmo del Gigliotti e li hanno portati in montagna”. “Senza che io parlassi il Patitucci aggiungeva che al fatto avevano partecipato il Bruni Gianfranco, Ruà Gianfranco”.  “Il Patitucci non ha precisato che ha materialmente sparato, ma presumo proprio per l’euforia con cui ne parlava che era stato lui”.

 

Lenti e Gigliotti, troppo agio e soldi

E su Lenti e Gigliotti  “Nei giorni successivi sono stato per fatti miei per accudire alcune faccende mie personali e poi il giorno seguente ho incontrato Bruni Gianfranco. Ho chiesto all’interessato come si erano svolti i fatti che mi aveva raccontato Patitucci senza dirgli della confessione di quest’ultimo. Il bruni  mi confermava che domenica presso l’abitazione del Patitucci  erano stati invitati Lenti e Gigliotti. Ad un certo punto il Gigliotti è stato ucciso mentre Lenti è stato fatto fuori perché si trovava con Gigliotti e non si poteva fare a meno di ucciderlo. Circa il motivo di tale barbaro assassinio il Bruni mi riferiva che li ritenevano responsabili della scomparsa di Lorenzo Michele, e attribuivano maggiore responsabilità a Gigliotti. Lenti lo hanno dovuto uccidere perché era con Gigliotti”. A questo punto il pubblico ministero chiede a De Rose “Ma lei si ricorda, era la verità!” “Io lo confermo, ma non ne sono sicuro – risponde il teste”. Gli viene sottoposto il verbale per verificare la firma che riconosce. Poi si continua con la lettura di spezzoni del verbale sui dissidi tra Lenti, Gigliotti e il gruppo. “Per quello che mi ha detto Amendola i dissidi erano tra Gigliotti e Lorenzo. Poi la soppressione”. “Per quello che mi risulta La coppia Gigliotti – Lenti, stava dando molto nell’occhio dal momento che erano pieni di soldi e spendevano in continuazione. Tutte le cene le pagava Lenti che non aveva rendite. Per tale agio e soldi erano sospettati dagli stessi amici, che avessero commesso le due ultime rapine (che si diceva fossero compiute da una coppia di soggetti) al sindaco di Castrolibero e probabilmente al furgone postale della contrada di Settimo di Montalto era stata da loro compiuta e non avevano minimamente informato la cerchia e non avevano dato neanche una lira”.

 

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