Grave situazione dei lavoratori della sanità privata cosentina. Mentre si attende la pronuncia del TAR i lavoratori chiedono l’intervento della Procura.
COSENZA – “Anche per quest’anno, e siamo a Marzo, non sono stati definiti dall’ASP di Cosenza i contratti di acquisto delle prestazioni presso le strutture sanitarie private accreditate. Di fronte a questa inerzia – scrive in una nota la CGIL – non ci sono state rimostranze da parte degli interessati, i quali chiedono di coprire la spesa sostenuta. Il rischio è, come sempre, che a pagarne le conseguenze saranno i lavoratori. Infatti, sono stati raggiunti accordi presso alcune strutture, non firmati dalla CGIL, ma dai soliti sindacati che spuntano quando i datori di lavoro devono fare proposte insostenibili, accordi in cui le proprietà si impegnano a non licenziare fino a Dicembre 2017 (forse quando si saprà se gli sforamenti dei tetti di spesa saranno riconosciuti dall’ASP). È in corso un altro attacco ai livelli occupazionali, a causa della pubblicazione del decreto (DCA 81/2016), che ha dettato nuove regole per l’autorizzazione e l’accreditamento, inserendo criteri restrittivi riguardo agli standard di personale e liberalizzando di fatto la scelta dei contratti da applicare nelle singole strutture, a totale discrezione dei datori di lavoro e anche in deroga ai contratti nazionali.
La CGIL, insieme alla CISL, ha opposto ricorso al TAR e a breve avremo una sentenza, perché questo decreto indebolisce ulteriormente la categoria dei lavoratori della sanità privata, già fortemente penalizzati e sotto ricatto continuo. Nonostante il giudizio resta sospeso, gli effetti sono già piovuti sui lavoratori, come è accaduto a tre fisioterapisti della Biolife, che hanno ricevuto le lettere di licenziamento giusto nel periodo natalizio. Per fortuna in altre strutture non si è giunti a tanto, ma si è comunque ricorso alla riduzione di orario, con conseguente riduzione di salario di alcune figure professionali. La CGIL ha denunciato, e continuerà a denunciare, presso gli uffici e le istituzioni competenti tutte le storture e le ingiustizie che avvengono in questo settore, anche se non sempre alle nostre segnalazioni seguono prontamente verifiche e controlli severi. Se un lavoratore decide di denunciare pratiche di assistenza inappropriate o perché pericolose per i pazienti e per gli stessi operatori, non solo resta inascoltato, ma la sua vita lavorativa a quel punto diventerà un inferno. Ci sono casi in cui i proprietari minacciano di risolvere il rapporto di lavoro perché il dipendente va in malattia a seguito di una diagnosi di tumore.
Si ricorre alle ferie forzate o aspettative non retribuite per coprire le uscite di bilancio; con varie scuse si dilaziona il pagamento di somme dovute per contratti di solidarietà e già versate dal ministero. Addirittura si chiede di rinunciare a stipendi arretrati, promettendo un contentino e sempre sotto minaccia di licenziamento, oppure di revocare l’iscrizione al sindacato (in particolare alla CGIL). Poche regole, pochi controlli, pochi imprenditori seri nella sanità privata, ma tanti lavoratori che fanno il loro dovere, con coscienza e competenza professionale ed a volte con tanti sacrifici. Non ci fermeranno le disdette obbligate perché la CGIL continuerà a fare le sue battaglie con coraggio e fermezza in tutti i posti di lavoro. Lanciamo un appello a: Commissario, Dipartimento salute, ASP, Ispettorato del lavoro, Procura della Repubblica, affinché facciano chiarezza e giustizia per ripristinare i diritti calpestati, conquistati con anni di lotte dei lavoratori, e il diritto alla salute alla sicurezza e a cure di qualità di tutti i cittadini”.