Il collettivo universitario ‘Progetto Azadi’, in occasione della manifestazione nazionale, ha indetto un presidio di solidarietà, domani presso il Rettorato dell’Unical cubo 25, dalle ore 10,30.
ARCAVACATA (CS) – “Ancora una volta i rappresentanti degli studenti si arrogano il diritto di parlare a nome di tutta la componente studentesca dell’Università. Non crediamo nella rappresentanza studentesca, chi oggi si erge a paladino dell’ordine e della sicurezza non ci rappresenta e non rappresenta quelli che sono i reali bisogni di chi vive il nostro Ateneo.” E’ quanto scrive il collettivo universitario ‘Progetto Azadi’. “L’ unica soluzione concreta, – continuano – alle condizioni di degrado in cui versa la nostra Università, può essere ricercata esclusivamente nelle pratiche di autogestione ed autorganizzazione che da anni portiamo avanti. Tempo fa decidemmo di riqualificare le aulette del cubo 18, uno dei tanti luoghi abbandonati nel campus, attraverso un iniziativa controculturale sulla violenza di genere. Quel giorno tanti studenti e studentesse si sono riappropriati del proprio tempo e dei propri spazi discutendo e confrontandosi su una problematica che di questi tempi è molto attuale.
Per i giovani rampolli delle associazioni studentesche, che si sentono autorizzati a vomitare scelleratezze, la soluzione sarebbe quella di stabilire un controllo opprimente attraverso l’aumento delle telecamere e perché no anche di un eventuale militarizzazione dell’Università. Le loro “richieste” riflettono a pieno quello che è un vero e proprio disegno di disgregazione sociale che oggi viene messo in pratica nelle strade dei nostri quartieri, dove chi siede sulle poltrone decisionali di questo paese sta tentando di inscenare una vera e propria guerra tra poveri. Viviamo in un paese in cui si muore di precarietà ed assenza di lavoro, dove gli sfratti e gli sgomberi sono all’ordine del giorno, dove la celere entra in una biblioteca dell’Università di Bologna e carica gli studenti. Proprio quello che è successo a Bologna è la prova di ciò che vorrebbe dire avere tutti i giorni i cani di guardia e gli sgherri del potere in giro per l’Università. I compagni del C.U.A. si erano opposti alla decisione di installare dei tornelli all’entrata di un luogo che dovrebbe essere accessibile a tutti, smontando i tornelli, portando i resti davanti al rettorato ed occupando la biblioteca. La chiusura degli spazi è un problema che affligge tutti gli Atenei e quando gli studenti decidono di riappropriarsene autonomamente l’unica risposta che trovano è quella repressiva.
Innalzare le barricate diventa perciò un atto legittimo di resistenza e di difesa delle nostre vite. Proprio quelle strade e quelle piazze, dove ieri ci si è scontrati con la ferocia di chi vorrebbe imporre ordine e sicurezza, quarant’anni fa furono il luogo in cui si innescò la miccia di una dinamite che era pronta a far esplodere la società, in quei luoghi vennero fuori tutto l’ odio e la rabbia di una generazione che si preparava ad assaltare il cielo. Lo scorso lunedì abbiamo presentato insieme ai compagni del C.U.A. il premio di laurea intitolato alla memoria di Francesco Lorusso, compagno ucciso dalla violenza poliziesca, e quella giornata è stata anche l’occasione per confrontarci sul come creare un opposizione reale ad un sistema universitario al collasso. A loro va tutta la nostra solidarietà e la nostra complicità, la primavera che sta per arrivare ci vedrà nuovamente protagonisti sulle strade di questo paese, fianco a fianco, a riprenderci ciò che ci spetta con la spinta e la forza che solo i conflitti sociali riescono a dare.”
Proprio per esprimere la propria solidarietà, ‘Progetto Azadi’ parteciperà alla manifestazione nazionale (alla quale aderiranno molte università in tutta Italia); a sostegno degli studenti e studentesse della biblioteca 36. Per ricordare, anche, che in piazza mancheranno due voci: quella di Sara e Orlando, affinchè vengano presto liberati. L’appuntamento è per domani alle ore 10.30, presso il Rettorato dell’Unical, cubo 25.
Ecco cosa accadde lo scorso 9 febbraio nella biblioteca 36 di via Zamboni a Bologna