Calabria
Ecco perché in Calabria l’amianto fa paura: 5 cose da sapere sul rischio di ammalarsi
COSENZA – In 10 anni la Calabria avrebbe dovuto eliminare l’amianto. In realtà ha perso anche i soldi per le bonifiche. La situazione è di fatto rimasta invariata, mentre il numero dei morti per mesotelioma è fuori controllo a causa della carenza di personale che non ha consentito di realizzare un Registro Mesotelioma efficace per censire i decessi. L’ex presidente della Regione Calabria Occhiuto ha trattenuto la delega all’ambiente per oltre un anno e mezzo dopo il suo insediamento. Ha poi nominato assessore all’Ambiente Marcello Minenna arrestato pochi mesi dopo il suo arrivo in Calabria dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna con l’accusa di corruzione in qualità di ex direttore dell’Agenzia delle Dogane nell’ambito di un’inchiesta su forniture illecite di mascherine antiCovid. A sostituirlo, fino allo scioglimento della Giunta per le dimissioni di Occhiuto, è stato Giovanni Calabrese ex sindaco di Locri, che a sua volta non ha ritenuto prioritario occuparsi del rischio amianto. Il presidente dell’ONA Cosenza (Osservatorio Nazionale Amianto), l’ingegnere Giuseppe Infusini, spiega qual è lo stato dell’arte delle bonifiche e perché l’esposizione all’amianto fa così paura in Calabria.
1 – Quanto amianto c’è in Calabria
«La quantità di amianto nell’area urbana e nell’hinterland di Cosenza è simile a 10 anni fa. Eppure – chiarisce Infusini – abbiamo una legge regionale (la n. 14 del 2011 ) che prevede degli incentivi economici per coprire le spese delle bonifiche sia degli edifici pubblici sia degli edifici privati. Al censimento per vedere quanto amianto c’è sul territorio, in provincia di Cosenza su 150 Comuni hanno però risposto solo in 5 (Castrolibero, Cosenza, Acri, Mandatoriccio e Rose) approvando il Piano Comunale Amianto. Il problema è che la Regione Calabria ha mandato in fumo i 43 milioni di euro di finanziamenti dedicati alle bonifiche di edifici pubblici per “mancata comunicazione, nei termini, della volontà di utilizzare tali risorse” alle autorità competenti. Neanche un centesimo è stato speso per eliminare l’eternit. Intanto il nostro Piano Amianto Regionale (PRAC) è scaduto nel 2022 e dalla sua istituzione nel 2017 non è mai stato aggiornato. Ci troviamo a respirare amianto anche nelle stazioni in Sila, dove vantiamo di avere l’aria più pulita d’Europa, perché le Ferrovie Calabro Lucane, per rimuovere le coperture in eternit di alcune stazioni, avevano fatto domanda per accedere a quei 43 milioni di euro di finanziamenti che la Regione ha perso. Nella stessa situazione sono i 28 Comuni calabresi che avevano inoltrato istanza per partecipare alla rimozione dell’eternit dal proprio territorio. C’era l’elenco degli interventi, la graduatoria degli assegnatari, poi è saltato tutto perché la Regione non ha fatto la delibera per assegnare concretamente i fondi entro il 31 dicembre 2020. Quanto amianto c’è oggi in Calabria? In sintesi, non lo sappiamo. Però siamo consapevoli che esistono circa 14 milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto in stato di degrado e situazioni di notevole inquinamento ambientale da amianto dovuti a vecchi opifici dismessi, con materiale in avanzato stato di degrado (con notevole rischio per la salute pubblica) che necessitano di urgenti interventi di messa in sicurezza e definitiva bonifica».
2 – Cosa fare per rimuovere l’eternit
«Il primo passo da fare – consiglia il presidente dell’ONA Cosenza – è rivolgersi al Comune nel quale è l’immobile. Se il municipio ha già approvato il suo Piano Amianto Comunale si deve tener conto di quei casi urgenti censiti che il Piano individua come aventi diritto per primi a ricevere i fondi per la bonifica dall’amianto. La Regione poi in base alla graduatoria dove i casi più pericolosi hanno priorità, provvede a recapitare le liquidità necessarie a rimuovere l’eternit. Siamo l’unica Regione d’Italia che oltre a perdere i fondi europei per la bonifica dell’amianto negli edifici pubblici non ha mai messo a disposizione fondi di bilancio per la bonifica degli edifici privati sebbene ciò sia previsto dalla Legge Regionale 14/2011. Tutelare la propria salute però è possibile, attraverso eventuali fondi del Comune che comunque (se c’è un rischio reale per la salute pubblica) è obbligato ad eseguire la bonifica in danno ed addebitare i costi al proprietario con il quale può concordare un piano di rateizzazione. Consigliamo comunque per qualsiasi dubbio di rivolgersi alle sedi ONA presenti sul territorio. A Cosenza siamo nel complesso edilizio de I Due Fiumi (lato bancomat) ed è possibile contattarci telefonicamente al numero SOS Amianto 3774279516 o segnalare il caso attraverso il sito www.unacosenza.it. Rispondiamo a tutti, gratis».
3 – Cosa fare per sapere se respiriamo amianto
«Tra canne fumarie, tubi, serbatoi il pericolo maggiore – afferma il presidente dell’ONA Cosenza- è sui tetti. Per sapere se l’amianto che ci circonda è in stato di degrado e quindi pericoloso, serve consultare tecnici esperti in materia. Si può chiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco, dell’ARPACAL, della Polizia Municipale o dell’Azienda Sanitaria Provinciale, che stilano poi un verbale. Se c’è una copertura in amianto di fronte casa e vogliamo sia rimossa si contatta il Comune di residenza per trovare una soluzione. Purtroppo ad oggi in Calabria non abbiamo un protocollo di gestione della segnalazione che spiega i passaggi da fare per arrivare alla bonifica, non c’è chiarezza, ma una sovrapposizione di competenze tra Asp e Arpacal che è possibile superare solo se è il Comune che ordina al proprietario del manufatto di eseguire la valutazione del rischio (stato di degrado per le coperture secondo l’Allegato 6 del PRAC) sulla presunta presenza di eternit segnalata ed emette, all’esito di tale valutazione, l’ordinanza per avviare in tempi rapidi la bonifica in danno. Tutelarsi, ripeto, è possibile, la responsabilità è di tutti. Da un lato ci sono i cittadini che non hanno coscienza di come comportarsi e o non rimuovono l’amianto o non lo smaltiscono adeguatamente abbandonandolo in discariche abusive. Dall’altro ci sono: funzionari pubblici che non fanno il loro lavoro, Comuni che non rispettano gli obblighi di legge, la Regione Calabria che, fino a tutt’oggi, non ha fatto nulla. Bisogna tuttavia ricordare che nel nostro convegno del 5 giugno scorso 2025 in cui si è trattato della contaminazione ambientale da amianto in Calabria e delle prospettive future, il dirigente generale del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria ing. Salvatore Siviglia, per la prima volta ha assunto l’impegno di attuare le proposte dell’ONA per l’aggiornamento del PRAC preannunciando, all’uopo, la stipula di una convenzione».
4 – Il mesotelioma in Calabria
L’amianto, secondo il Centro Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), appartiene agli inquinanti che provocano sicuramente eventi cancerogeni per l’essere umano. Se le sue fibre vengono inalate possono causare mesotelioma, tumori al polmone, alla laringe, allo stomaco e al colon, danni respiratori, placche o ispessimenti pleurici, asbestosi e complicanze cardiocircolatorie. I sintomi possono manifestarsi anche dopo 40 anni. «Ritardare la bonifica significa far morire delle persone a causa dell’esposizione all’amianto. A Castrolibero l’Amministrazione Comunale ha fortemente voluto il Piano Comunale Amianto – dichiara l’ingegnere Infusini – redatto con il supporto degli esperti dell’ONA Cosenza ed approvato lo scorso marzo, perché nell’arco di poco tempo sono stati registrati 2 casi certi di mesotelioma di origine ambientale. Seguendo l’esempio di Castrolibero la stessa cosa dovrebbero fare gli altri comuni della Calabria a prescindere della presenza o meno di casi decessi riconducibili a malattie asbesto correlate perché la silente azione cancerogena dell’amianto non ha limiti di soglia. È un problema di salute pubblica, molto grave in Calabria dove non abbiamo né medici né strutture specializzate per diagnosticare e curare il mesotelioma e la gente va a morire fuori regione. Si tratta di una malattia che come noto, se non trattata, uccide in meno di 2 anni chi la contrae e l’unica forma certa di eliminazione di questo pericolo è la rimozione dell’amianto, ovvero la bonifica. L’esposizione ambientale all’amianto è oggi un problema sanitario serio e le bonifiche sono una questione di prevenzione primaria. I dati sono fuori controllo. Sappiamo che nel 2020 almeno 150 calabresi sono morti di mesotelioma, 100 per tumore al polmone e 30 per malattie correlate alle fibre d’amianto. Ufficialmente però il direttore scientifico del Registro Regionale dei Mesoteliomi, Federico Tallarigo, ha affermato che a fronte di almeno circa 1500 casi di mesotelioma accertati in Calabria dal 1993 ne risultano regolarmente registrati solo 83 e quindi “non è possibile descrivere le situazioni di rischio di esposizione in regione”».
5 – Ecobonus e amianto in Calabria
La pioggia di finanziamenti post Covid destinati all’efficientamento energetico è stata un’occasione persa per la Calabria sul fronte della rimozione dell’amianto. «Le misure messe in atto dal Governo sul nostro territorio non hanno influito sulle bonifiche. Tant’è che alcuni condominii nella provincia di Cosenza – racconta Infusini – hanno ristrutturato con l’ecobonus 110%, ma hanno lasciato l’amianto sopra i tetti. E questo la dice lunga sull’utilità di queste misure post pandemia nell’eliminare l’eternit. In un Comune abbiamo registrato un caso emblematico: in una palazzina divisa in due condominii, quello che ha bonificarto l’amianto a proprie spese non ha ricevuto finanziamenti, quello che ha ricevuto i fondi pubblici per l’edilizia non ha rimosso l’amianto. In qualità di presidente dell’ONA Cosenza sostengo che i Comuni sono allo sbando perché manca una regia regionale come potrebbe essere lo Sportello Regionale Amianto che reclamiamo da diverso tempo. Dal loro canto i cittadini devono informarsi su come agire e comportarsi in presenza di manufatti contenenti amianto al fine di ridurre il rischio espositivo ed evitare di ammalarsi».
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