A Cosenza il traffico della droga è un business per tutti: il ruolo dell’intermediario

L’operazione Recovery dello scorso mese di maggio, ha confermato che non c’è più una struttura criminale che gestisce il traffico di droga. Il target di clienti va dai 14 anni ai 60 anni, senza distinzione sociale

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COSENZA – Il traffico della cocaina a Cosenza è sempre più fiorente, grazie ad una domanda costantemente in crescita, con un target di clienti che ormai va dai 14 anni ai 60 anni, dal libero professionista al disoccupato, dal cosiddetto ‘figlio di papà’ a quello meno abbiente. Da qualche tempo a questa parte è un business aperto a tutti, nel senso che non c’è una struttura facente capo ad uno o più clan della criminalità organizzata che gestisce il traffico in modo “militare”, da quando per i cosiddetti esponenti criminali di spicco o di primo piano si sono aperte le porte del carcere.

Traffico di ‘coca’ ben strutturato con un nuovo modus operandi: l’intermediario

E tutto questo trova conferma in seguito all’ultima retata, stiamo parlando dell’operazione Recovery, eseguita dai carabinieri di Cosenza, lo scorso mese di maggio. Un business dicevamo, alla portata di tutti comunque ben strutturato, con un nuovo modus operandi e con nuove figure. Tra queste spicca quello dell’intermediario, colui il quale acquista la cocaina dal grossista. La o le piazze di approvvigionamento, in questi casi orbitano nel Reggino, nei comuni vicini al Porto di Gioia Tauro.

L’intermediario utilizza auto a noleggio di grossa cilindrata, che cambia ogni settimana per evitare di essere individuato dalle forze dell’ordine e viene noleggiata sempre da prestanome, per ovvi motivi facili da immaginare. Queste autovetture di grossa cilindrata, sono impiegate sia per il trasporto della cocaina, che per il denaro che serve per pagare i “fornitori”. Una volta che l’intermediario ha acquisito la cocaina dal grossista la vende ai pusher che la cede al consumatore finale. I pusher, oltre a quelli “tradizionali”, oggi possono esser tossicodipendenti, il vicino di casa, il ragazzo della porta accanto, questi ultimi spinti da apparenti facili guadagni.

A Cosenza a spacciare, bene o male sono sempre ‘gli stessi’, anche perché nonostante coinvolti in operazioni di polizia, il carcere alla fine in pochi lo vedono, in quanto non vengono mai beccati con grossi quantitativi di cocaina e grazie ad un codice penale che negli ultimi anni, ha sì aumentato il massimo della pena per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, ma non il minimo, per cui con una richiesta di patteggiamento, si riesce ad evitare il carcere o al massimo si rischiano i domiciliari.

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