L’Italia intera chiede giustizia per Angelo, un cane indifeso, che non ha avvocati che lo difendono, che è stato immotivatamente vittima di un branco di bestie… a due ‘zampe’. Un atto terrificante di crudeltà, quello compiuto lo scorso mese di giugno nei confronti di un povero animale per il quale, da Nord a Sud, si chiede giustizia.
SANGINETO (CS) – Da un punto di vista psicologico, si ritiene che se si è capace di compiere un atto di tale crudeltà contro un animale, si ha la stessa propensione a farlo contro le persone. E quei quattro ragazzi di Sangineto, piccolo centro del tirreno Cosentino, che pensavano di ‘passarla liscia’ o di farla franca, o ancora peggio di diventare macabramente famosi con quel video, hanno una brutta fama ora, quella che meritano e che viene ricordata addirittura con un mega manifesto affisso nei pressi dell’uscita autostradale di Cosenza nord dell’autostrada.
Loro che hanno colpito, bastonato, torturato e impiccato il povero e indifeso cane randagio senza alcuna pietà, filmandolo con il telefonino quasi fosse una scena di cui andare fieri, lasciandolo morire legato ad un albero, probabilmente, essendo incensurati, non faranno neanche un giorno di carcere. Intanto sono in corso le indagini preliminari così come le iniziative per tenere alta l’attenzione su questo caso, che ha provocato l’ira e lo sdegno non solo delle associazioni animaliste, ma di tutte le persone ‘civili’ e sensibili, che hanno una coscienza e un cuore, e che ritengono che quei quattro ragazzi, debbano pagare per il delitto efferato commesso. Il loro avvocato in una conferenza stampa spiegò che “i ragazzi non si rendevano conto di quello che facevano e che sono seguiti da uno psicologo, perché devono essere rieducati”.
In realtà la loro ferocia non è stata mai neanche giustificata (qualora esistesse una giustificazione). Per Angelo si è mossa tutta Italia con manifestazioni, petizioni, cortei per chiedere una condanna esemplare che non è arrivata nonostante contro Angelo ci sia stata pura cattiveria e nessuna giustificazione. A luglio scorso, l’associazione Anima Randagia di Catanzaro, organizzò a Sangineto un corteo in nome di Angelo, l’invisibile senza voce, e oggi spera in una soluzione giudiziaria esemplare, come ha spiegato ai microfoni di Rlb Radioattiva Francesca Console, presidentessa dell’Associazione, che ribadisce la richiesta di dedicare una targa commemorativa al randagio ucciso così che nessuno possa dimenticare che la violenza deve essere combattuta in tutte le sue forme.
ASCOLTA L’INTERVISTA – Francesca Console
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Le minacce al primo cittadino di Sangineto
Qualcuno, per tentare di far calmare i toni sul caso di Angelo, tentò di giustificare l’assassinio dicendo che i quattro ragazzi avevano “solo perso la ragione” e forse quelle parole, dette senza pensare alle conseguenze, sono rimaste impresse nella mente di chi le ha ascoltate. Nella cittadina affacciata sul tirreno Cosentino, il sindaco, l’avvocato Michele Guardia infatti, continua a ricevere minacce nonostante abbia immediatamente condannato la vicenda che ha visto coinvolti i suoi quattro concittadini, partecipando anche alla manifestazione di luglio, dove però (è importante sottolinearlo) dei cittadini di Sangineto, in piazza, non c’era nessuno. Pesano ancora come un macigno forse, per altrettanti balordi che ora minacciano il primo cittadino, le parole di Guardia che, nei giorni successivi al grave fatto, si era limitato a dire che i ragazzi “sono figli di brave persone, io li conosco, hanno sbagliato ma si sono resi conto di ciò che hanno fatto”. Il sindaco però, stanco di ricevere minacce, mail con offese e ingiurie (ultimo il caso di una busta con all’interno feci e veleno per topi) ha voluto ancora una volta sottolineare di aver preso le distanze dal grave fatto e che il Comune, si costituirà parte civile al processo contro i quattro ragazzi. Il sindaco nel corso dell’intervista rilasciata ai microfoni di Rlb Radioattiva, ha espresso nuovamente la posizione dell’intera comunità che ha preso le distanze da quanto accaduto ed ha mostrato interesse non solo per la realizzazione di una targa che consenta a tutti, soprattutto ai ragazzi autori del delitto, di non dimenticare cosa hanno fatto e non ripetere mai più quanto accaduto, ma a tutti di poter lasciare un pensiero ad un povero randagio che rappresenta tutti quei cani invisibili che non hanno voce e giustizia per i maltrattamenti subiti. “Stiamo anche lavorando – ha spiegato l’avvocato Michele Guardia – ad alcune campagne di sensibilizzazione negli istituti scolastici”….
ASCOLTA L’INTERVISTA – Michele Guardia
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Molte le associazioni che hanno annunciato di volersi costituire parte civile in attesa dell’inizio del procedimento penale ma la consapevolezza amara e diffusa è che questi 4 assassini non faranno un minuto di carcere. E preoccupa anche come in questa società sia in aumento il numero di ragazzi, giovani, adolescenti capaci di compiere atti di questo tipo, e che sono destinati ad usare la violenza, per gioco o per delirio di onnipotenza, anche contro le persone, anche se forse sono troppo vigliacchi per prendersela con chi si può difendere. Come il caso di Glenda Giannetto, Krizia De Grandi e Sasha Stuto, te giovani di Siracusa, che hanno filmato e riso mentre lanciavano un gattino indifeso in aria, da una parte all’altra di un muro. Le vere bestie chi sono? E non sono bestie anche chi le difende?