Morte sospetta, per il perito del Tribunale c’è negligenza dei medici

Dopo 15 anni dalla morte di un 48enne sottoposto a trapianto di rene, il consulente nominato dal Tribunale avrebbe individuato la causa della morte

 

COSENZA – Il Perito del Tribunale di Cosenza nella consulenza consegnata avrebbe confermato la responsabilità diretta dei sanitari che, a vario titolo, ebbero in cura un paziente di 48 anni presso l’U.O. di Chirurgia d’Urgenza “F.Migliori dell’Ospedale di Cosenza, sottoposto a trapianto renale e deceduto, poi, dopo qualche giorno, presso il Policlinico Uberto I di Roma nel 2004.

Ed infatti, nonostante la lunga schiera di medici cosentini giunti a rendere testimonianza dinanzi al Tribunale di Cosenza, i quali hanno sempre confermato la piena legittimità delle condotte dagli stessi tenute, il perito del giudice avrebbe chiaramente evidenziato tutte le criticità riconducibili ad una condotta difettuale tenuta dai medici dell’Ospedale Annunziata che avrebbero provocarono, prima del decesso, anche ben tre diverse infezioni ospedaliere sullo sfortunato paziente che, suo malgrado, si era agli stessi affidato per essere sottoposto ad un trapianto di rene.

 

Da sinistra il consulente Antonello Scalzo e l’avvocato Massimiliano Coppa

 

La famiglia dell’allora giovane paziente (il fatto risale ad oltre 15 anni addietro ovvero al 2004) si è affidata all’Avv. Massimiliano Coppa, penalista esperto in colpa medica ed all’Avv. Paolo Coppa, con l’ausilio del consulente di parte Dott. Antonio Scalzo, Direttore della Medicina Legale dell’A.S.P. di Cosenza, i quali hanno evidenziato ogni possibile legame causale tra le condotte dei sanitari dell’Ospedale di Cosenza ed il decesso del paziente.

 

L’avvocato Paolo Coppa

 

In particolare, l’errore sarebbe stato individuato dal perito in una banale condotta negligente da errato posizionamento e mantenimento di catetere vescicale per troppo tempo che ha poi generato uno spandimento di raccolta liquida in sede paravescicale. 

In particolare, scrive il perito “ l’aver mantenuto in vescica per lungo tempo il catetere, durante il quale i dati del trapiantato risultavano nella norma, ha determinato una parziale, lenta, costante fuoriuscita di urina……proprio come una falda acquifera sotterranea lascia sgorgare in superficie il liquido in essa contenuto allorchè satura……..sfociando in uno shock settico in data 26.05.2004 con arresto cardiocircolatorio dovuto anche ad una triplice infezione ospedaliera da vari ceppi di Staffilococco, Pseudomonas Aeruginosa ed Aspergillus Fumigatus con grave insufficienza multi organo e conseguente decesso……”.

Sarebbe dunque emersa una situazione devastante per il paziente che si era rivolto all’Ospedale Bruzio per rinnovare in meglio la propria salute, rimanendo vittima – dalle deduzioni del perito – di una sequela di condotte e di ben tre infezioni virulente ospedaliere che non gli avrebbero lasciato scampo, anche se coperto da una importante terapia farmacologica a seguito del trapianto.

Secondo il perito già nell’anno 2004, data del decesso del paziente, le infezioni ospedaliere erano un grave problema persistente all’interno del nosocomio bruzio; un concreto pericolo per cui nel corso degli anni sono state aperte varie indagini dalla Procura di Cosenza su vari decessi avvenuti all’Ospedale di Cosenza. Adesso i legali della famiglia andranno avanti per chiedere un risarcimento lungo 15 anni che dovrà essere pagato da una amministrazione, sembra, priva di copertura assicurativa.

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