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Dal campo largo al ‘campo santo’: la sinistra che parla alle piazze e non agli elettori

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Dal campo largo al ‘campo santo’: la sinistra che parla alle piazze e non agli elettori

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Dal campo largo al campo santo, la sinistra che parla alle piazze e non agli elettori

COSENZA – Alla fine, il sorpasso del candidato del “campo largo”, l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Pasquale Tridico, pronto a tornare a Bruxelles, ai danni dell’uscente Roberto Occhiuto del centrodestra, non c’è stato.

Anzi, Occhiuto, per usare un termine sportivo, ha addirittura allungato di venti punti percentuali sul suo diretto competitor, consolidando il vantaggio e confermando la solidità del consenso raccolto in questi anni alla guida della Regione.

In Calabria, rispetto a quattro anni fa, l’astensionismo è aumentato di un punto percentuale, ma non si provi ad accusare chi ha votato che ha sbagliato a votare o peggio ancora ha sbagliato chi è rimasto a casa, o menate simili.

La sinistra parla alle piazze e non agli elettori

Il dato che emerge è chiaro: in molti hanno smesso di votare per la sinistra, ma non si sono spostati, almeno per ora, verso la coalizione di centrodestra. Semplicemente, hanno scelto di non partecipare più, anche per responsabilità di un centrosinistra che fatica a intercettare il disagio e la disillusione delle fasce sociali più deboli.

Come nel resto del Paese, ci si è preoccupati più di rincorrere le piazze pro Pal che di costruire una proposta politica concreta, avvalorando la celebre frase di Pietro Nenni del 18 aprile 1948: “Piazze piene, urne vuote.”

Questi hanno confermato che rimangono movimenti di testimonianza, ma non riescono a tradursi in rappresentanza politica.

Elly Schlein, Giuseppe Conte e i loro alleati non possono davvero pensare di dare la “spallata” al governo Meloni affidandosi solo alla demagogia, alla mobilitazione di piazza o all’indignazione del momento. Le manifestazioni possono servire a dare voce a un malessere diffuso, ma non bastano a costruire un’alternativa di governo.

Il governo Meloni, condivisibile o meno nelle sue scelte, sta garantendo una stabilità politica che in Italia mancava da tempo. È un dato oggettivo, che pesa non solo sul piano interno, ma anche su quello internazionale, con una premier che gode di un riconoscimento istituzionale trasversale, oltre gli schieramenti ideologici.

Un’opposizione seria non può limitarsi a resistere o a contestare, ma proporre, costruire un progetto, un modello credibile. Oggi questo progetto politico manca. E senza un progetto, anche la protesta più partecipata è destinata a spegnersi il giorno dopo.

Da campo largo a campo santo

D’altro canto la storia ce lo insegna, i governi cadono non quando le piazze si riempiono, ma quando emerge un’alternativa capace di governare.
Per ora, Schlein e Conte, spingendo l’asse politico del neonato “campo largo” che sembra già un campo santo, troppo a sinistra, rischiano di allontanare quella componente moderata (vedi Calenda) che è comunque  decisiva per vincere le elezioni.

 

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