Sarebbe stata accertata una seria responsabilità da parte dei sanitari che ebbero in cura la donna in una casa di cura. Il feto era già morto nella pancia della mamma
COSENZA – Il fatto risale al 26 ottobre scorso quando durante un parto gemellare uno dei due neonati muore poco dopo essere venuto alla luce. Questa fu la notizia data o quanto meno quello che i genitori seppero dai sanitari. In realtà uno dei due feti era già morto in utero, ma i sanitari non se ne accorsero e trattarono la neo mamma come una normale paziente in attesa di partorire due gemelli sani. Primi figli di una 40enne, la coppia decide di sporgere denuncia per capire se questo figlio si sarebbe potuto salvare. Rappresentati dal penalista Massimiliano Coppa, esperto in colpa medica fu eseguita l’autopsia sul feto.
In questi giorni i consulenti tecnici della Procura hanno depositato la perizia dove hanno dichiarato ci siano colpe da parte dei sanitari. I periti avrebbero rilevato la presenza, tra l’altro, di “piccoli infarti placentari e sofferenza multi organo”. Mettono bianco su nero che sarebbero emersi errori assistenziali nella condotta dei medici per una serie di motivazioni che vanno dalle 23 del 24 ottobre alle 7.30 del 25 ottobre e quindi, otto ore in cui la paziente ha atteso invano la nascita di entrambi i figli. Tra i vari fattori riscontrati e segnalati dai consulenti della procura si evidenzia il ricovero di una donna superiore a 40 anni con una gravidanza gemellare, che ha subito precedenti interventi ginecologici, obesa, con diabete gestazionale; l’omesso approfondimento diagnostico e quindi l’assenza di un secondo parere medico di un altro ginecologo nel momento in cui erano sorti dubbi sullo stato di salute del feto; il mancato trasferimento presso la struttura ospedaliera dell’Annunziata.
Non sarebbero stati eseguiti per ben otto ore controlli clinici, cardiologi ed ecografie essendo presenti forti dubbi sulla salute del feto e soprattutto ci sarebbe stata l’omissione del cesareo in una circostanza in cui sarebbe stata la scelta più giusta da optare. Il parto avviene alle 8 del mattino del 25 ottobre ma il cesario si sarebbe potuto effettuare già alle 23 della sera precedente.
Ma c’è un dato ancora più importante che traccia la seria responsabilità dei medici della casa di cura cosentina: il tracciato cardiaco evidenziava che il l’attività cardiaca del feto di sinistra non era evidenziabile e quindi destava allarme. In realtà il feto era già morto e ritenuto in utero. A fronte di questo stato nessun intervento tempestivo avrebbe riportato in vita il feto, ma sicuramente nessun medico si è reso conto del fatto che avrebbe portato ad una gestione diversa della paziente e certamente si sarebbe evitata la lunga attesa di otto ore per poi optare in ogni caso per il taglio cesareo.
Adesso il pubblico ministero dovrà iscrivere nel registro degli indagati almeno due medici. L’avvocato penalista Massimiliano Coppa si è avvalso della consulenza di parte del perito Antonello Scalzo
LEGGI ANCHE
Presunto caso di malasanità, parto gemellare: neonato nasce morto