Prostituzione minorile nei parcheggi del Carrefour di Zumpano, emessa sentenza

Le donne erano libere di proporsi ai propri clienti che pagavano venti euro a prestazione. 

 

COSENZA – Ragazzine rom che vagavano nei parcheggi del Carrefour di Zumpano nel tentativo di sbarcare il lunario. Minorenni che dopo qualche chiacchiera si infilavano nelle auto di uomini per poi fare ritorno dopo qualche ora. Un andirivieni che aveva insospettito la direttrice del supermercato inducendola ad allertare le forze dell’ordine. Avviate le indagini, i carabinieri appostati nei pressi dell’ipermercato, immortalarono con delle immagini la dinamica del fenomeno. Un triste rituale con il quale clienti giovani ed anziani riuscivano a soddisfare le proprie fantasie con soli venti euro. Clienti identificati, ma mai chiamati in aula per testimoniare. Un esempio su tutti è stato fornito in aula ieri da un militare che ha raccontato quanto accertato nel corso dei sopralluoghi. Una sequenza semplice di azioni. Un anziano esce dal supermercato. La ragazzina lo aiuta a riporre le buste della spesa nel bagagliaio. Parlano, verosimilmente contrattando il prezzo, poi la minore sale sulla Fiat Panda. Arrivano nei pressi del bivio di San Pietro in Guarano e si appartano in una vecchia cascina. Dopo un po’ la giovane riappare nel parcheggio.

 

La scena si ripete più volte e porta all’arresto di una donna trentottenne e di una minore. L’adulta verrà poi nuovamente fermata con altre tre donne con l’accusa di aver messo a segno una serie di rapine ai danni di anziani che chiedevano loro sesso in cambio di ‘regali’. Gli uomini, da quanto emerso dalle indagini, dopo essersi allontanati da occhi indiscreti per godere di momenti di intimità a pagamento, venivano narcotizzati e derubati. Nel processo che riguarda l’adescamento la trentottenne Ciurar Elena Geta è stata ieri condannata dal Tribunale di Cosenza ad un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa, per favoreggiamento ed agevolazione della prostituzione minorile. La donna, secondo l’accusa, avrebbe permesso ad una ragazzina di entrare in contatto con degli uomini per svolgere attività di meretricio. L’adolescente, a sua volta, è stata condannata a Catanzaro con le medesime accuse. Nell’arringa difensiva i legali di Elena Geta avevano fatto notare che le minori erano libere di prostituirsi all’aperto e contattavano i clienti da sole senza l’intermediazione di soggetti terzi. Il reato di sfruttamento infatti non è mai stato contestato. Il legale di fiducia di Ciurar Elena Geta, Michelangelo Russo, ha quindi già annunciato che ricorrerà in appello.

 

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