COSENZA – Dopo il granchio blu, l’innalzamento delle temperature ha portato ad un nuovo flagello nei nostri mari: i vermocane stanno proliferando anche in Italia. In particolare al SUD nei mari di in Sicilia, Puglia e Calabria dove si sono registrati i primi ritrovamenti. Possono misurare dai 15 ai 30 cm e assomigliano a millepiedi colorati. Il corpo è composto da 60 a 150 segmenti identici, separati tra loro da una sottile linea bianca e protetti da cuticole. Questa specie non rappresenta un pericolo per l’uomo, ma se urtata accidentalmente, le sue setole iniettano sottopelle una potente tossina producendo una forte irritazione e una sensazione di bruciore dolorosa. La puntura può portare anche a nausea e vertigini. I vermocane si impigliano nelle reti dei pescatori e se ci trovano dei pesci, li mangiano non lasciando nulla. Si tratta di una specie che mette a repentaglio gli ecosistemi marini: oltre che di organismi moribondi si cibano anche di stelle marine e ricci di mare.
Vermocane: i vermi di fuoco carnivori
Voracissimi e carnivori, sono capaci di rigenerarsi quando vengono spezzati in due, hanno aculei con tossine urticanti e sono predatori insaziabili: i vermocane, noti anche come vermi di fuoco, si sono moltiplicati a causa del caldo e sono ormai diventati un serio problema sia per le specie che popolano le riserve marine, come i coralli, sia per i pescatori, che nel giro di una notte possono ritrovarsi con le reti saccheggiate. Per questo sono nel mirino dei biologi del laboratorio che l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste ha aperto a Panarea e a Milazzo.
Un app per segnalarne la presenza
La notizia del moltiplicarsi di esemplari di vermocane nei mari del Sud Italia sta suscitando preoccupazione per i potenziali danni che la specie può arrecare alle persone e alla fauna marina. Gli impatti della crisi climatica sul Mediterraneo, del resto, sono molteplici e l’espansione di specie termofile come il vermocane ne è un indicatore chiaro. Il progetto si affida anche alla collaborazione della cittadinanza. Chiunque avvisti un vermocane può segnalare la sua presenza tramite AvvisAPP, la app ideata dall’OGS per il monitoraggio delle specie del Mediterraneo grazie alla Citizen Science, e compilando il questionario on-line sulla percezione del problema lungo le coste italiane.
Greenpeace “diffuso per la crisi climatica”
“Per prevenire i danni servono più aree marine protette” ha affermaro Greenpeace. “Il Mediterraneo sta pagando un prezzo elevato per l’effetto dei cambiamenti climatici: diventa sempre più povero con grandi stravolgimenti della sua biodiversità – ha dichiarato Valentina di Miccoli, campagna Mare di Greenpeace Italia – Come dimostra il nostro progetto Mare Caldo, laddove esistono misure efficaci di tutela delle nostre acque queste resistono meglio agli impatti della crisi climatica, di cui la diffusione di specie come il vermocane è una delle prove più evidenti. Per questo abbiamo bisogno di aumentare la rete di aree marine protette in Italia”.
“Il vermocane (Hermodice carunculata) è una specie nativa termofila, che predilige cioè temperature calde, e la sua maggiore presenza è un indicatore del cambiamento climatico. Questo anellide è un predatore generalista molto vorace che si alimenta di coralli, gorgonie, stelle marine e altre specie tipiche dei nostri mari. È lungo tra i 15-30 cm e presenta delle setole urticanti che possono provocare irritazione e sensazione di bruciore sulla pelle. Tipico delle coste ioniche, si è ormai diffuso nel Mar Mediterraneo Centrale, con diversi avvistamenti lungo il Mar Tirreno e l’Adriatico2.