COSENZA – “Tre settimane ancora e non ci sarà più acqua per l’agricoltura nel Centrosud“. È l’allarme che lancia l’Anbi, l‘associazione dei consorzi di bacino, nel suo bollettino settimanale sulla situazione delle risorse idriche in Italia. Il report descrive una situazione particolarmente grave per Puglia, Abruzzo e Sicilia, dove gli invasi sono quasi vuoti, ma grave anche in Sardegna, Basilicata, Calabria, Campania e Lazio. Il Norditalia viene descritto invece come “sovrabbondante d’acqua”, con laghi e fiumi al di sopra delle portate medie. Tra il 21 ed il 22 luglio scorsi in Italia ci sono stati ben 54 eventi meteorologici estremi.
I fenomeni estremi non influiscono sulla ricarica dei corpi idrici
L’abi evidenza che Nubifragi e grandinate che hanno colpito in questi giorni il Centro Italia, non hanno alleviato la siccità in queste regioni, a dimostrazione che questi fenomeni estremi non influiscono sulla ricarica dei corpi idrici. In Umbria, il lago Trasimeno è sempre più asciutto e la sua altezza ora è di ben 25 centimetri inferiore al livello sotto cui non dovrebbe mai scendere (-cm. 120). Un brusco crollo di portata si registra nel fiume Topino, mentre restano invariati i livelli di Paglia e Chiascio. Tutto ciò, nonostante la regione sia stata vittima di violente grandinate proprio nei territori del bacino del Trasimeno.
Le Marche sono state colpite da nubifragi lungo la fascia centrale litoranea e collinare, ma vedono vedono scendere i livelli dei fiumi Potenza ed Esino. Gli invasi trattengono acqua per quasi il 74% della loro capacità. Il Lazio vede la decrescita inarrestabile dei livelli dei suoi laghi. Calano i livelli dei bacini di Albano, Bracciano e Nemi. La portata del fiume Tevere è scesa a 76,41 metri cubi al secondo, quando la media del periodo è di 130 metri cubi al secondo. Cala anche l’Aniene. In Toscana, c’è una drastica riduzione di portata nel fiume Serchio, sceso sotto la media storica. In calo è anche l’Ombrone, il cui flusso è ora inferiore a quello minimo vitale.
Diga del Menta in Calabria ferma al 40%
In Sardegna, si legge sul bollettino dell’Anbi, le dighe trattengono 1048 milioni di metri cubi d’acqua, cioè il 57% del volume autorizzato. Gli invasi dell’Alto Cixerri sono al 13,59% dei volumi invasabili (stato d’emergenza). Tutti gli altri bacini, fatta eccezione per quello della diga del Liscia in Gallura, sono a livello di pericolo e quindi applicano riduzioni nell’erogazione idrica. I territori, che maggiormente soffrono la sete, sono le campagne della parte centro-orientale dell’isola: Ogliastra e Nuorese, così come il Sulcis. In Calabria, nel Vibonese, la diga di Alaco trattiene il 71% dei volumi invasabili, mentre quella del Menta, che dà da bere a Reggio Calabria, è ferma al 40%. In Basilicata, rispetto all’anno scorso mancano nei bacini lucani ben 208 milioni di metri cubi d’acqua, mentre Matera è stata allagata da un nubifragio violentissimo. In Campania, gli invasi del Cilento trattengono complessivamente oltre 13 milioni di metri cubi: l’anno scorso era disponibile il doppio dell’acqua.
Situazione drammatica in Sicilia
Sulla Sicilia, a fine giugno, le precipitazioni cumulate in 12 mesi sono state mediamente mm. 414, cioè 1 solo millimetro in più rispetto a quanto registrato durante la grande siccità del 2002. Su larga parte della Sicilia Orientale il deficit pluviometrico supera il 60% su base annua. Gli invasi regionali trattengono 267 milioni di metri cubi, il 38,21% del volume di riempimento autorizzato e il 42% in meno sulla media del periodo nello scorso quindicennio. Di questi, solamente 122 milioni di metri cubi sono realmente utilizzabili, al netto dei volumi utili alla fauna ittica, dell’interrimento e del cosiddetto “volume morto”.
Sull’isola, 6 bacini su 29 non hanno più acqua utilizzabile, altri 6 hanno disponibile meno di un milione di metri cubi e 4 meno di due milioni. Gela non potrà ricevere alcun genere d’irrigazione, tutti i comuni della provincia di Caltanissetta stanno subendo riduzioni nella distribuzione idrica. Ad Enna l’acqua potabile viene erogata un giorno sì e due no. Nell’Agrigentino si sta cercando di salvare gli agrumeti, operando trasferimenti di risorsa irrigua. Nel Ragusano le sorgenti sono quasi prosciugate, come pure a Messina. L’acqua è razionata anche a Palermo. Le piogge dei giorni scorsi hanno solo lambito l’estremo lembo nord-orientale dell’isola, lasciando però a secco il resto dei territori siciliani.