Ospedale di Cosenza, agosto rovente tra i corridoi del Pronto Soccorso

I pazienti del Pronto Soccorso di Cosenza: tra chi riconosce la mole di lavoro alla quale sono sottoposti i medici e chi esasperato alza la voce

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COSENZA – Ritardi e lamentele al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cosenza. Il flusso di pazienti in arrivo è ridotto in questi primi giorni di agosto, ma i ritardi nei rinnovati locali continuano ad esasperarne gli animi. Operatori sanitari e vigilantes cercano di fare il meglio per fornire cure ai pazienti. Resta comunque alta la percezione di subire disservizi. Anche se la struttura appare nuova e pulita.

Il lavoro dei medici cubani

Le carenze della medicina territoriale fanno sì che l’utenza dell’intera provincia di Cosenza, che conta 750mila abitanti (più i turisti) con un’estensione superiore alla Liguria, si riversi sull’Ospedale dell’Annunziata. Spesso in Pronto Soccorso che risulta comunque sempre affollato. Gli operatori in corsia si spendono per ricoverare malati, eseguire terapie, disbrigare le pratiche burocratiche. Nei corridoi c’è chi lo riconosce ad alta voce. “Sta facendo tutto lui” dice una donna in attesa di dimissioni riferendosi ad uno dei dottori cubani di turno. “Poverino da solo – solidarizza con il professionista – fa da medico, infermiere, OSS. Esegue anche i prelievi e si sta prendendo carico di più malati”.

Il nuovo Pronto Soccorso di Cosenza

L’agosto del Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile dell’Annunziata si annuncia rovente. Già dai giorni scorsi la verosimile riduzione del personale a causa dell’approssimarsi delle ferie fa sentire i propri effetti. Anche se il numero di presenze è apparentemente inferiore, l’insofferenza è diffusa tra i corridoi a causa delle estenuanti attese per ottenere cure. Un anziano arrivato in ambulanza alle 11:00 è stato visitato alle 22:00 e poi posizionato nella nuova sala comune dove sostanzialmente si attende per almeno 3 giorni per essere o dimessi o ricoverati. Si tratta dell’ala rinnovata PS e Medicina d’Urgenza dove da un lato vi sono i Covid-positivi e dall’altra una camerata con circa 20 persone. Uomini e donne insieme, stipati uno al fianco dell’altro. Ci si chiede cosa succederà quando l’affluenza di pazienti in autunno comincerà a crescere in maniera esponenziale.

L’attesa degli utenti

Nell’altra ala del piano terra tra chi attende di esser visitato si percepisce stanchezza. I medici cubani si destreggiano, per quanto loro possibile, nei paradossi del Pronto Soccorso di Cosenza. Chiamano incessantemente a numeri che squillano a vuoto. Sono quelli dei reparti ai quali chiedono l’intervento dei medici specialisti. Quando rispondono, qualcuno arriva. I malati che li riconoscono, perché già soffrono di patologie specifiche, li fermano e si confrontano in corridoio. C’è chi sbotta e inveisce contro chiunque lavori con l’Annunziata finché non ottiene ascolto, mentre i parenti hanno estrema difficoltà a parlare con i medici.

Un paziente oncologico: “Non è cambiato nulla”

Nei giorni scorsi un paziente oncologico di 50 anni arrivato in ambulanza alle 9:00 diceva di avere la febbre a 39° e che alle 14:00 nessuno lo aveva ancora visitato. “Sono stato operato di tumore, – ha affermato seduto su una sedia con piedi gonfi – da 3 anni mi capita di finire in Pronto Soccorso. Non mi sembra sia cambiato nulla con la ristrutturazione. Per 6 ore sono stato in fila a lamentarmi e non hanno fatto nulla”. Allo stesso tempo dall’altro lato dove ci sono gli ambulatori, un utente mentre passavano dei medici urlava “è uno schifo”. Il dottore italiano e quello cubano intenti a trasferire un malato in reparto per il ricovero udita l’invettiva si sono guardati negli occhi tirando su le spalle. In sottofondo con rassegnazione qualcuno ha sospirato e risposto con rassegnazione “lo sappiamo”. Le performance del nuovo Pronto Soccorso deludono i pazienti che nutrono sempre meno fiducia nella sanità cosentina.

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