Vittima dell’agguato consumatosi nel centro della città di Cosenza Alessandro Violetta Calabrese, fratello del collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese.
COSENZA – Udienza a porte chiuse stamattina per il tentato omicidio di Sandro Violetta Calabrese. A testimoniare sono stati chiamati oggi, presso il Tribunale di Cosenza, gli uomini della ‘Scientifica’ che fecero gli accertamenti di rito sul luogo dell’agguato. Un vero e proprio attentato a colpi di arma da fuoco, consumatosi in pieno giorno in centro città. Il 6 Marzo del 2013 dopo le 16.00 in una traversa di viale Giacomo Mancini, furono infatti sparati due proiettili all’indirizzo del fratello del collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese. Dal finestrino lato passeggero di una Ford Kuga nera apparve una pistola che la vittima riuscì a scorgere immediatamente. Il centro estetico all’interno del quale si trovava Alessandro Violetta Calabrese, costituitosi parte civile nel processo e difeso dall’avvocato Emanuela Capparelli, era quasi vuoto. Insieme al padre l’uomo stava chiacchierando in attesa della chiusura dell’esercizio, seduto ad una scrivania. Percepito il pericolo si gettò a terra evitando il peggio. In quel periodo, come noto, Roberto Violetta Calabrese aveva appena iniziato a collaborare con la giustizia e non si esclude che l’atto sia da riferirsi, verosimilmente, ad un tentativo di scongiurare il ‘pentimento’ e far ritornare il detenuto sui propri passi.
Oggi in aula i teste hanno chiarito senza ombra di dubbio che l’intento del sicario era quello di uccidere l’uomo. Un’ipotesi che trae origine dal fatto che i colpi sono stati sparati ad altezza d’uomo. Il primo ad 80 centimetri, perfetto per ferire una persona seduta, il secondo (quando ormai la vittima si era già gettata a terra) a 30 centimetri. Quest’ultimo proiettile sarebbe poi stato ritrovato conficcato in un caricabatterie che si trovava collegato ad una presa elettrica. Il presunto autore del tentato omicidio, fu riconosciuto dalle telecamere dei sistemi di videosorveglianza che immortalarono anche gli appostamenti ed i sopralluoghi eseguiti dal presunto attentatore nei pressi del centro estetico. Si tratta di Mario Mandoliti, 50enne cosentino già noto alle forze dell’ordine, cui ordinanza di custodia cautelare fu notificata solo nell’Ottobre del 2016 in carcere dove si ritrovava ristretto dopo il suo arresto avvenuto nel corso dell’operazione Laqueo. L’inchiesta si ricorda, riguarda un traffico di usura ed estorsioni a Cosenza nel quale fu coinvolto anche il calciatore Modesto. Il processo è stato aggiornato al prossimo 24 Marzo, giorno in cui potrebbe essere pronunciata già la sentenza sulla condanna o eventuale assoluzione dell’imputato.