Liceo Telesio “l’altra storia”. Lettera aperta di 100 fra docenti e personale ATA

Si torna sulla questione relativa al trasferimento di 18 classi. "La storia di cui il Telesio si fregia non è ascrivibile ai suoi mattoni"

COSENZA – Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata da 100 fra docenti e personale ATA del liceo Classico “Bernardino Telesio” sulla questione relativa al trasferimento di 18 classi nell’istituto delle “ex Canossiane” che vede contrari studenti e famiglie. A loro replicano con una lunga lettera docenti e personale scolastico.

La LETTERA – “Esistono sempre ragioni perché le cose accadono. Ragioni che maturano da orientamenti, prospettive, direzioni, storie. La storia del Telesio è antica e complessa, complessa perché antica e perché le ragioni della tradizione abbisognano di attenzione, cura, lungimiranza, forse persino visionarietà, nel tentativo di coniugare il passato con le dinamiche del presente. Tradizioni e storie si vivificano proficuamente, nelle loro ragioni fondanti, attraverso una tensione costante che ricerchi e rinnovi criticamente e sapientemente il rapporto tra quelle origini e le originalità di nuovi tempi. La storia, la cultura non si definiscono mai come staticità, come ripetizione di un identico, le idee sono sempre in movimento e non dovrebbero ammettere compiacimenti nella provincia del presente. Le poche note di premessa intendono già definire un orientamento che ci anima al riguardo di un dibattito che coinvolge in modo problematico la nostra comunità scolastica. Da diversi mesi si chiede al Liceo Classico Bernardino Telesio quali siano le ragioni di alcune scelte e cambiamenti in atto, come esso intenda innervare le trasformazioni, di cui Dirigente e Amministrazione, docenti e personale ATA sono stati interpreti e promotori, con l’eredità così preziosa di un’istituzione avvertita evidentemente dalla città e dal suo territorio quale patrimonio di identità culturale comune. Tante generazioni e memorie e storie, forse anche interessi, sembrano insistere su questo spazio culturale, reale e in certo senso anche figurato, da renderlo così attenzionato. Vorremmo intanto avvertire circa la pericolosità, da sempre, nella storia, di declinare il sostantivo identità al singolare”.

Il Telesio non è, e non vorremmo che lo fosse, un’identità singola, non è la sola figura del Dirigente Scolastico Antonio Iaconianni, né solo quella dei 97 docenti non firmatari della recente lettera aperta di 26 colleghi, né naturalmente solo quella di questi ultimi, contrari alla dislocazione di alcune classi nella sede delle Canossiane. Docenti e amici mossi certamente da spirito leale e fattivo ai quali va, e andrebbe se anche si trattasse di uno soltanto di contro ai cento, l’attenzione e il rispetto per la scelta di indirizzi diversi e per una volontà di dire che evidentemente ha creduto di non trovare le giuste sedi e modalità nel dibattito interno dell’Istituto. Il Telesio ha piuttosto storie, identità ed eredità plurime, intanto quella di figure che dal passato rappresentano ancora interlocutori vivi e presenti nel nostro immaginario intellettuale come nel nostro quotidiano agire. Il Telesio ha poi una sua vivace coscienza in tutta quella pluralità di voci costantemente a confronto oggi, senza piaggeria o timori reverenziali, convinte o meno della bontà e proficuità di alcuni indirizzi promossi dal Dirigente e dal liceo. Forse è anche per questa articolata diversificazione del dibattito, per una costitutiva e intrinseca varietà e complessità di dinamiche e personalità, che pure hanno fatto la fortuna ed una certa ‘grandezza’, consentite, del Telesio, oggi si pongono così in evidenza una serie di pubbliche polemiche. Polemiche che certo preoccupano anche se potrebbero paradossalmente persino lusingare, dal momento che nessuna delle scelte di altri istituti, o decisioni interne, o allestimento di necessarie nuove sedi in cui sono attualmente coinvolte tutte le scuole della città hanno suscitato tanto clamore e volontà di indagine, fomentato pareri e sentenze di soggetti temiamo non autenticamente consapevoli della realtà di questioni e motivazioni che sostengono alcune decisioni. Con grande salute del confronto sempre fondante di una istituzione culturale, desideriamo offrire ora la prospettiva di tanti altri docenti, del personale del Telesio e delle numerosissime famiglie, la maggior parte, che ci hanno contattato e che continuano, anche in questi giorni come in quelli della famigerata occupazione, ad offrire plauso e sostegno al nostro lavoro. L’intenzione non è quella di una mera difesa – né ci saranno altre repliche da parte nostra a qualsiasi ulteriore polemica – ma la condivisione di un’altra storia dell’attuale liceo Telesio di contro a quella che sembra emergere da alcune pagine di giornali e da parziali analisi di blog e passaparola di piazza. Il ritardo di tale scelta non si motiva né da prolungato disorientamento né da sprezzatura, ma da una volontà di maturazioni di tempi e dalla ricerca di un garbo di analisi e confronto che non appaia animato dalle logiche frettolose, negli ultimi mesi, di un botta e risposta a caldo e risentito. L’altra storia del Telesio, mai superflua forse da ricordare, riguarda intanto la crescita esponenziale, negli ultimi anni, della comunità scolastica e dell’offerta formativa insieme alle numerose e significative iniziative promosse dal liceo ai fini di una diversificazione delle occasioni culturali per studenti coinvolti in progetti, conferenze, stage, concorsi, attività seminariali e laboratoriali. Un percorso che ha mostrato con evidenza le capacità dirigenziali come l’impegno vocazionale e intellettuale di tutti i docenti e del personale scolastico del liceo”.

L’altra storia riguarda l’idea della creazione di un polo culturale nel centro storico costituito dal Liceo Telesio insieme al Convitto Nazionale, all’Istituto delle Canossiane e alla Biblioteca Stefano Rodotà. Un centro di istruzione che coinvolgesse nel suo curricolo, come era già nel mondo classico, la formazione del discente dall’infanzia fino alla maturità. Un luogo di studi che dal cuore antico della città dialogasse, attraverso un ideale ponte culturale, con la città moderna e l’Università. L’altra storia è certo una narrazione diversa rispetto alla vulgata degli ultimi mesi sulla nascita di quella che invece appare con suggestiva evidenza una bella e funzionale succursale, ubicata nel pregevole edificio delle Canossiane, a due passi dalla vecchia sede, approntata in tutte le necessità e specificità richieste ad un istituto scolastico. Un ambiente dotato di impianti forse unici rispetto ad altre scuole del Paese e non meno di una plurivisionata documentazione di idoneità alle funzioni a cui è stata destinato. Un recupero attraverso il quale il liceo Telesio vuole contribuire, tra l’altro, alla valorizzazione di aree significative del centro storico, consegnando alle nuove generazione il senso della custodia e del necessario salvataggio del patrimonio artistico e monumentale della propria città. Da questo punto di vista le Canossiane non rappresentano solo una nuova sede, ma racchiudono e rinnovano tra le sale, il suggestivo cortile, la mirabile cappella che costituirà una diramazione della Biblioteca Stefano Rodotà, le decisive significazioni di una scuola che estende le sue operazioni culturali, senza timori o miopie, su diversi poli di un’area territoriale, quella del centro storico della città, dove agiscono già, spesso in sinergia con il liceo, il Museo dei Brettii e degli Enotri, l’Accademia Cosentina, la Biblioteca Civica e quella Nazionale, il Centro di Studi Telesiani, il Museo Diocesano, la Pinacoteca e la sede operativa del Premio Sila. Liceo Telesio e Canossiane costituiscono dunque il simbolo di percorsi culturali che si diversificano, si potenziano, si articolano sul territorio. Consideriamo perciò sterili le interrogazioni che riguardano la nuova collocazione di una parte del liceo Telesio nei locali dell’ex convento, soprattutto in ragione delle ultime scelte, maturate da ponderate decisioni condivise da un Consiglio d’Istituto che comprende tutte le parti coinvolte: Dirigenza, docenti, famiglie, amministrazione. Il Telesio d’altra parte non è solo uno o più edifici, ma cultura. E la cultura, in ogni tempo, è ‘trasportabile’, attraversa epoche e luoghi, configura di certo ponti e non mura che possano limitarne la portata. Il valore che riconosciamo alla nostra docenza e ad ogni altro sapere non può certo disperdersi nei 500 metri di distanza da un edificio all’altro. Se la storia ha un senso, se promuove un insegnamento è quello di indurci a non trascurare l’evidenza che solo le culture, così come i popoli, strenuamente arroccati nei loro confini subiscono processi di involuzione e isterilimento. E certo il Telesio ha lunga storia anche per la sua antica vocazione alla mobilità, per quei movimenti transitori dovuti a contingenze temporanee, alle uscite e ai rientri, dalla Casa delle Culture al Liceo vecchio ai magazzini di via Acri alla nuova sede, che ha già ospitato l’Istituto Alberghiero e ora il Convitto Nazionale in una logica essenziale di inclusione e diversificazione delle operazioni culturali. La storia di cui il Telesio si fregia non è ascrivibile ai suoi mattoni ma ad un sapere antico come a personalità che operano in direzione della trasmissione di saperi e valori capaci di migrare ben oltre il perimetro di un’aula. L’altra storia, in definitiva, riguarda un Telesio di certo più coeso di quello che si vorrebbe fare apparire, un luogo non di malcontento generale o lotte intestine, ma una comunità che ha voglia di affrontare con slancio operativo, e anche senso di sacrificio, le difficoltà logistiche, di non semplice gestione, legate alle necessarie operazioni di ristrutturazione del vecchio edificio e di quello del Convitto Nazionale. Noi crediamo che la storia e le ragioni del Telesio siano quelle di uno spazio etico che non sentiamo confinato e neanche violato dall’inclusione del Convitto o dalla dislocazione della nostra funzione docente in altri luoghi, ma valorizzato da uno spirito comunitario e da una volontà di trasmissione che ci animano al di là di divisioni o diatribe di cui sono già pieni i social e il mondo”.

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