TORINO – Una cosca infiltrata nel tessuto economico della provincia di Torino.
I carabinieri del Ros hanno avviato questa mattina l’operazione denominata “San Michele” per l’esecuzione di una ventina di ordinanze di custodia cautelare in carcere, su disposizione della Procura Distrettuale Antimafia di Torino, nei confronti di altrettante persone accusate di far parte di un sodalizio di matrice ‘ndranghetista infiltrato nel tessuto economico della provincia di Torino, in particolare negli appalti pubblici. I militari stanno eseguendo gli arresti oltre che a Torino, a Milano, Genova e Catanzaro. Le accuse contestate sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura e traffico illecito di rifiuti ed è stato anche eseguito un sequestro preventivo di società e beni, per un valore di 15 milioni di euro (18 società, 145 immobili, 25 autovetture, conti correnti e uno yacht). Al centro dell’operazione un sodalizio di matrice ‘ndranghetista, proiezione in Piemonte della cosca ‘Greco’ di San Mauro Marchesato. L’attività investigativa ha documentato la diffusa infiltrazione della cosca nel tessuto economico e imprenditoriale della provincia di Torino e, appunto, in particolare nel settore degli appalti pubblici.
Anche un imprenditore è indagato
C’è anche un noto imprenditore tra le persone indagate a piede libero nell’ambito dell’operazione dei carabinieri del Ros che hanno smantellato un sodalizio di matrice ‘ndranghetista infiltrato nel tessuto economico della provincia di Torino. Si tratta del titolare di una azienda che ha lavorato nel cantiere della Torino-Lione ed è accusato dello smaltimento illecito di rifiuti provenienti dalla cava di Giovanni Toro, che invece è stato arrestato. “L’imprenditore indagato – precisa il procuratore Ausiello – non c’entra nulla con l’organizzazione mafiosa smantellata e i rifiuti non provenivano dal cantiere della Torino-Lione”.
In manette nell’ambito dell’operazione anche un investigatore privato, assoldato per cercare controllare le attività delle forze dell’ordine nei confronti della cosca della ‘ndrangheta smantellata. Si tratta di Giovanni Ardis di Beinasco, comune alle porte di Torino. Indagati a piede libero un vigile urbano in servizio presso la Procura di Torino e un carabiniere in servizio a Beinasco. I due indagati erano in contatto con l’investigatore privato e sono indagati per rivelazione di segreti d’ufficio, con l’aggravante per il solo vigile urbano della finalità mafiosa. Il carabiniere non era infatti al corrente dei contatti tra l’investigatore privato e i malavitosi e gli forniva informazioni a titolo di amicizia.