COSENZA – Udienza questa mattina in Corte d’Assise a Cosenza, del processo per l’omicidio di Rocco Gioffrè, pensionato di 75 anni, ucciso con oltre 40 coltellate all’interno dell’abitazione di Tiziana Mirabelli, 46 anni in via Monte Grappa. L’omicidio risale al 14 febbraio dello scorso anno ma solo 5 giorni dopo la donna si presentò ai carabinieri per costituirsi. Per la pubblica accusa Maria Luigia D’Andrea, per l’imputata l’avvocato Cristian Cristiano, per le persone offese ovvero i figli della vittima, Francesco Gelsomino. Nella precedente udienza l’avv. Cristiano, aveva chiesto l’acquisizione di tutti i rilievi effettuati dagli investigatori sulla cassaforte della vittima in quanto avrebbero a suo dire «dato esito negativo» sulla presenza di «tracce ematiche della Mirabelli».
Inoltre aveva sollecitato l’acquisizione dei contenuti delle chat intercorse tra il pensionato e l’imputata e comunicato alla Corte della denuncia di furto presentata da Tiziana Mirabelli e subita nei «luoghi teatro dell’evento». Dall’abitazione della donna, reo confessa, sarebbero stati rubati una televisione e un cofanetto di particolare interesse per la difesa». L’udienza odierna è stata incentrata sulla testimonianza dell’appuntato Renato Covello, carabiniere scelto della stazione di Cosenza centro, che si è occupato della analisi delle copie forensi relative ai contenuti del telefono di Tiziana Mirabelli e di alcune persone a lei vicine, cosi come delle utenze della vittima oltre a vari accertamenti patrimoniali e alle immagini del sistema di videosorveglianza in casa di Gioffré.
Chat ed emoticon
Tra le conversazioni, riferisce il carabiniere Covello, risultano diverse chat in cui si accenna ad incontri tra i due, anche nei giorni precedenti al delitto: “Perché non facciamo pace, mi manchi” scrive la Mirabelli su Whatsapp l’11 febbraio alle 10.20 del mattino e lui le risponde che “non la ritiene attendibile“. Poi la richiesta di incontrarsi da parte della donna “potevamo stare un pó insieme, tu voglia di me non ne hai?”. Lui secondo quanto emerge si neghera’ – spiega Covello. Il giorno successivo è primo pomeriggio, sono le 15.13 e la Mirabelli scrive ancora: “potevamo stare un po’ insieme ma tu voglia di me non ne hai? Io si peccato” e dopo tre minuti chiede perchè “non mi rispondi più?”. Dall’altra parte la vittima replica “Perché non sei di parola”. E ancora lei a scrivere sulla chat “Ti giuro che dalla stanchezza mi sono addormentata da quanto ti voglio bene fai finta che esci e stiamo insieme”.
Le conversazioni tra Gioffrè e Mirabelli proseguono anche nel giorno precedente al delitto. E’ il 13 febbraio e sono le 6.35 del mattino quando la donna “buongiorno ti ho aperto la porta” (i due vivono in appartamenti posizionati sullo stesso pianerottolo nella palazzina di via Monte Grappa, ma Gioffrè risponde “puoi chiuderla”. Ed è ancora Mirabelli ad esprimere quanto segue: “delle volte mi viene da piangere perché non ti capisco, almeno se sapessi perché, ci starei meno male; perché adesso mi eviti». Dopo diverse ore, nel primo pomeriggio alle 14.41, la vittima scrive “tranquilla io mi faccio film“, e lei “Vieni ti aspetto”. Gioffrè a questo punto risponde chiedendole “tu hai l’imbarazzo della scelta perché proprio io?”. E ancora sostiene “non c’è niente da spiegare, prima dai la parola e poi ti tiri indietro” mentre Tiziana Mirabelli risponde “non mi sono tirata indietro mi hai rifiutato tu”.
“non ti ho chiesto nulla solo dieci minuti” dice Mirabelli, e la vittima risponde “io ti pago profumatamente”. Il tenore delle chat è più o meno sulla stessa linea. In una conversazione Tiziana Mirabelli scrive “ti volevo fare venire ma se hai paura di me… è successo un episodio ma non farei male ad una mosca”. Non solo le chat su Whatsapp ma anche quelle sulla messaggeria istantanea di Facebook, Messenger in cui, riferisce ancora il carabiniere Covello racconta le conversazioni ritenute di ‘interesse probatorio’ nel lasso di tempo tra l’8 marzo all’8 settembre 2022.
“Tu potevi fare la signora e nessuno sapeva niente, in settimana ti prendevi il resto e nessuno sapeva nulla, anche se io avanzo” scrive la vittima mentre lei risponde “tu hai voluto rompere l’accordo”. E ancora Gioffrè “tu non sei stata di parola, tu la f**a bella dalla a chi vuoi ma almeno rispetta i patti”. Mirabelli risponde “Hai rovinato tutto come sempre” e, ancora Gioffrè: “se mi vuoi chiamare sono a disposizione” ricordandole poi che “la telecamera riceve tutto, anche suoni e voci».
Le presunte richieste di ‘prestito’ e le microspie
Tra Mirabelli e Gioffrè ad un certo punto ci sarebbe stato un litigio tra maggio e giugno 2022 fino a quando lei lo contatta per chiedere “una cortesia per la salute, un prestito perché Luca deve partire. Giorno 2 mi pago e te li do”. Gioffrè le risponde “possibile con tutti gli amici che hai chiedi a me” mentre lei sottolinea “ho chiesto un prestito non un regalo ma pensi solo a te”. E la vittima “per 500 euro che vuoi in cambio. ricordati quanti regali hai avuto da me”. In un’altra circostanza si parla di 100 euro che lei chiede per la spesa”.
Riguardo alla visione dei filmati delle telecamere installate in casa del pensionato, gli investigatori hanno analizzato oltre 36.900 video dal 13 febbraio al 19 febbraio 2023, giorno in cui la Mirabelli si reca in caserma. Questi contenuti saranno analizzati nella prossima udienza in programma il 19 aprile. Nel mezzo ci sarebbero Gioffrè che esce di casa e la Mirabelli che entra per 2 volte in casa sua con un mazzo chiavi, uscendo l’ultima volta con un cofanetto del quale non è stata accertato al momento il contenuto.
Dalle indagini patrimoniali infine, secondo quanto dichiarato dal teste, Gioffrè sarebbe stato solito prelevare l’intero importo della pensione per utilizzare il proprio denaro utilizzando i contanti. L’ultimo prelievo risalirebbe all’8 febbraio 2023 di circa 1900 euro. E risulterebbe un versamento in contanti alle 8.32 del 14 febbraio di 1800 euro sulla carta-libretto della Mirabelli. Ovviamente non è dato sapere l’origine di quel versamento.
L’avvocato difensore di Tiziana Mirabelli ha fatto presente in aula, che alcune di quelle chat hanno caratteristica di presunte molestie. “Ogni tanto mi fai c******* che ti faccio il regalo a parte” scrive la vittima oppure “con 300 euro ti posso dare la corrente per sempre”. Mirabelli in alcune conversazioni scrive “tu mi spii con le microspie, come sei cattivo”, lamentandosi proprio della presenza di tali dispositivi. “Che mi possono fare – scrive Gioffrè – ricordati che ho le microspie tue e non le ho mai buttate”.