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Visitano Cosenza e scoprono che le sculture donate dai loro parenti sono anonime o “fantasmi”

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Visitano Cosenza e scoprono che le sculture donate dai loro parenti sono anonime o “fantasmi”

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Sfinge cosenza

COSENZA – Amara sorpresa per alcuni turisti in visita a Cosenza. Parenti degli artisti che hanno donato le proprie opere al Museo all’Aperto Bilotti, hanno trovate sculture anonime o addirittura “fantasma”. Passeggiando in città, un cognato delle figlie di Alba Gonzales, ha riconosciuto la Sfinge. Con sorpresa ha notato che era priva di didascalia, neanche una piccola targhetta con scritto il nome dell’opera o dell’artista. Una condizione ben diversa da quando il MAB è stato inaugurato nel 2005 con 40 sculture esposte lungo il chilometro di “corso Mazzini”, su dei cubi luminosi interattivi. Schiacciando dei pulsanti posizionati sui basamenti era possibile ascoltare la biografia dell’autore, la descrizione della statua e ascoltare musica. Oggi, mancano anche le targhette.

La figlia di Gonzales: «Sono delusa»

«La statua di mamma a Cosenza non ha un’etichetta. Quando ho ricevuto la foto della Sfinge – afferma la figlia di Alba Gonzales – sono rimasta delusa, spero venga apposta a breve. Altrimenti vengo e la metto io in prima persona. Ritengo sia una grave mancanza di rispetto per mia madre che ha creduto in questo progetto. Prima di morire aveva donato a Cosenza quella scultura, che è un pezzo unico del quale era molto gelosa, entusiasta del fatto che sarebbero state ammirate da residenti e turisti, nella quotidianità, gratis, senza pagare biglietto, nel centro di una città del Sud Italia. Per lei che aveva origini siciliane aveva un gran valore quest’idea. Siamo sbalorditi da questa incuria, dispiaciuti».

Alba Gonzales

Le sculture di Severini a piazza Bilotti

Il Museo all’Aperto Bilotti di Cosenza in 20 anni pur essendosi arricchito di pregevoli testimonianze artistiche del Novecento, ha perso per strada qualche “pezzo”. È il caso del trittico delle danseuse cubo-futuriste, rappresenta tre passi di danza (Fouettè; Relevèe; Attitude) con tre statue alte circa 2 metri. Non passano inosservate. Infatti stupore e incredulità sono il risultato della gita cosentina degli eredi di Gino Severini quando non le hanno trovate nel MAB. Le sculture in bronzo prodotte dall’artista di fama internazionale dovevano essere posizionate sulla vela di piazza Bilotti che affaccia lato corso Fera, come previsto dalla Soprintendenza. Non ce n’è però traccia. Il Comune di Cosenza, in teoria, le ha conservate da anni in un deposito a Rogliano, tra la polvere, mentre la famiglia che le ha donate alla città con atto pubblico ufficialmente protocollato da Romana Severini, era convinta fossero esposte. Ha cercato informazioni sulla mancata messa in posa, visto che basterebbe fissarle ai gradoni, senza l’acquisto dei basamenti, ma non ha ottenuto risposte.

Il quadro venduto a 20 milioni di euro

Se Cosenza snobba le statue delle danseuse e le abbandona in un magazzino, c’è chi ha fatto fruttare milioni di sterline i quadri che le raffigurano. Un Danseuse è esposto al Metropolitan Museum di New York, l’altro è stato venduto a circa 20 milioni di euro da Sotheby’s a Londra. Severini, autorevole futurista italiano ha donato invece a Rende una tempera su carta che aveva dedicato all’amata moglie Jeanne Fort. È conservato al Museo Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona nel Castello di Rende, aperto poche ore a settimana, ma che offre ai visitatori una collezione permanente di arte contemporanea con Boccioni, Warhol, Balla, ecc.. Pitture e sculture di artisti esposti al Moderna Museet di Stoccolma, al Tate di Londra o al Louvre di Parigi sono presenti nella piccola cittadina d’Oltrecampagnano inconsapevole del patrimonio culturale del quale dispone.

Il Comune di Cosenza promette di apporre le targhette

L’amministrazione Caruso a Cosenza ha speso oltre un milione di euro per smantellare la Casa delle Culture e affidarla ad un privato. Un gesto che ha suscitato lo stupore anche di Irene Telesio, unica discendente del filosofo del Cinquecento, la quale aveva donato gran parte dei cimeli, delle foto storiche e reperti che vi erano esposti e documentavano la storia dei cosentini. Non è mai stata avvisata del “trasloco”. Un approccio che indica la rivoluzione culturale in corso nella città dei bruzi. Pina Incarnato, assessore comunale all’Urbanistica ed Edilizia (con delega a Riqualificazione urbana – Arredo urbano – Area Metropolitana – Rigenerazione urbana – Edilizia pubblica e privata – Toponomastica – Digitalizzazione) promette che a settembre apporranno delle didascalie «direttamente sulle statue, rendendole omogenee nella grafica. È stata già fatta una ricognizione su quelle danneggiate e quelle mancanti». Delle sculture di Severini invece ad oggi non ha novità, ma si impegna a indagare la vicenda e approfondire lo stato dell’arte sulla messa in posa delle statue donate.

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