Ionio
Tra vino e cuore: cosa resta del Vinitaly and the City a Sibari
 
																								
												
												
											CASSANO ALLO IONIO (CS) – C’è qualcosa che succede solo quando sei nel posto giusto, al momento giusto. Francesco Ciardullo, fotografo e sommelier AIS, racconta la sua esperienza vissuta a Sibari, dal 18 al 20 luglio scorsi nell’ambito di Vinitaly and the City: «tre giorni che mi porterò dietro per molto tempo». «Sì, proprio lì, nel cuore della Calabria, tra gli ulivi, le vigne e la memoria della Magna Grecia. Un parco archeologico che sa di storia antica, trasformato per tre giorni in un palcoscenico di vino e cultura».
 
Venerdì 18 luglio
«È tutto pronto: luci calde, stand impeccabili, l’odore di buon cibo. Quando il Ministro Lollobrigida taglia il nastro insieme al Presidente Roberto Occhiuto e agli altri ospiti Istituzionali. Tanti produttori pronti a raccontarsi, per quello che stanno costruendo. Scatto una foto proprio in quel momento. Poi inizia tutto: i calici si alzano, le luci si abbassano, le voci si mescolano con la musica e con il profumo dei vini. C’è il sole che tramonta dietro le colonne doriche. Pura magia. La serata prosegue senza sosta. Il tempo vola tra produttori che raccontano i loro prodotti e tanti curiosi che vanno alla ricerca di nuovi vini da abbinare agli ottimi piatti dell’area food. La serata sembra non finire Luigi D’Alife e il DJ set di Martina Martorano mai, si balla sotto le stelle con la consolle di di Rai Radio2».
 
Sabato 19 luglio
«Il secondo giorno – racconta Francesco Ciardullo – è quello più intenso. Cammino tra gli stand, chiacchiero con i produttori, ascolto racconti di vendemmie, di famiglie, di territori. Oltre 100 aziende vinicole, la maggior parte calabresi, ma anche realtà da fuori regione. Un melting pot che non ti aspetti, e che funziona benissimo. Ci sono alcuni spirit locali che non conoscevo e che mi sorprendono al primo sorso. Al Museo della Sibaritide si riuniscono le Regioni italiane: parlano di agricoltura, di export, di futuro. È importante, certo. Ma la vera politica, quella che mi interessa, la fanno le persone che versano il vino e ti raccontano chi sono. Manca poco, Ema Stokholma sale sul palco e le mani vanno al cielo».
 
Domenica 20 luglio
«E’ l’ultimo giorno. C’è quella sensazione un po’ dolceamara di quando capisci che qualcosa di bello sta per finire. La gente continua ad arrivare. Il parco è pieno, eppure silenziosamente più intimo. Vado a rivedere alcuni produttori che mi avevano colpito il primo giorno. Assaggio gli ultimi calici. Vinitaly and the City – Sibari è stato anche (e soprattutto) un grande racconto corale del vino calabrese e non solo. In questi tre giorni ho avuto il privilegio di assaggiare espressioni diverse della stessa terra, attraverso territori, microclimi e interpretazioni che meritano attenzione».
 
«Tra i vini più rappresentativi il Magliocco in purezza in diverse versioni: dal Tirreno al Pollino, tannini scalpitanti che si ammorbidiscono con l’elevazione, mantenendo sempre una grande identità territoriale. Gaglioppo elegante e asciutto, capace di parlare una lingua nuova nelle mani delle nuove generazioni di produttori. Greco Bianco e Mantonico, che sorprendono per mineralità e struttura, in versioni fresche ma anche macerate, alcune perfino in anfora. Queste sono le immagini che mi porto via».
 
«Mentre sul palco è in corso il live set di Serafine. Una Calabria straordinaria. Quello che è successo a Sibari non è stato solo un evento sul vino. Ora è tardi, il parco si svuota e in attesa della navetta chiacchiero con una coppia bolognese che mi dice: “Non ci aspettavamo questa qualità nei vini calabresi, che spesso al Nord si trovano con difficoltà, così tanta accoglienza… La Calabria ci ha stregati. Torneremo, questo è certo”. Sibari non è stata solo un luogo. È stata una connessione: tra chi ama il vino, chi lo produce e chi ama raccontarlo. Tra chi arriva da lontano e qui si sente a casa».
«Siamo sulla strada giusta – conclude – ma non è una corsa. È un viaggio fatto di cura, ascolto, lentezza. Una lentezza che non frena, ma affina. E ci ricorda che per fare bene, ci vuole tempo. E il tempo giusto, in Calabria, non manca».
Francesco Ciardullo, fotografo e sommelier AIS
 
                         
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
Social