SAN LUCIDO (CS) – Già la scorsa estate alla nostra redazione, sono arrivate diverse segnalazioni relative a bagnanti, famiglie o turisti ai quali è stato negato l’ingresso in un lido o stabilimento balneare se in possesso di cibo o bevande portate da casa. In un articolo dettagliato abbiamo spiegato cosa prevede la legge. Nelle ultime ore, alla nostra redazione, è arrivata la denuncia di un lettore ci segnala l’ennesimo caso capitato a lui e alla sua famiglia accaduto nel weekend appena trascorso in una località del basso tirreno cosentino, ovvero San Lucido.
«Sabato mattina alle 8:30, mi sono recato con la mia famiglia presso un lido molto noto di San Lucido. Per correttezza tengo a precisare che mio figlio è un soggetto allergico a determinati alimenti e di conseguenza, sono spesso costretto a portare qualcosa da mangiare, dato che le cucine “improvvisate” di molti stabilimenti non permettono di avere cibo adatti a lui. Detto questo, entrando al lido per poter riservare un ombrellone e due lettini, mi è stato fatto notare subito, in maniera molto sgarbata che non potevamo introdurre cibo all’interno dello stabilimento (nella borsa frigo c’era frutta fresca e 2 panini per mio figlio). Nonostante avessi spiegato la situazione di mio figlio e aver dato modo anche di controllare il contenuto della borsa frigo, mi è stato comunque negato l’accesso, cosa del tutto illegittima».
«A tal proposito riporto un estratto relativo proprio a questa situazione da parte dell’avvocato e divulgatore Massimiliano Dona, presidente dell’Associazione Nazionale consumatori che chiarisce “è possibile portare il proprio cibo all’interno dello stabilimento balneare. Il fatto è che (giuridicamente) la concessione demaniale riguarda i “servizi spiaggia” (lettini e ombrelloni) e non la ristorazione, dunque non possiamo essere obbligati ad utilizzare il bar/ristorante del lido”».
«Questa precisazione che vale per qualsiasi libero cittadino a maggior ragione per chi ha delle allergie/intolleranze alimentari. Naturalmente non voglio fare di tutta l’erba un fascio, dato che dopo questa disavventura siamo andati ad un altro stabilimento poco distante, dove abbiamo potuto trascorrere una bella giornata di mare e quindi ci tengo a riferirmi allo stabilimento situato su via Lungomare Nord a San Lucido e soprattutto all’arroganza del “bagnino” che con atteggiamenti poco educati e tanto sgarbati si è rivolto a me ed alla mia famiglia».
«Il caso è stato anche denunciato alle forze dell’ordine ma ci tenevo a sensibilizzare l’opinione pubblica su una problematica che potrebbe riproporsi durante questo periodo estivo e di cui in tanti potrebbero incorrere. Bisogna dire basta a questa continua arroganza da parte di alcuni soggetti, all’ignoranza degli stessi che evidentemente non conoscono le normative ed alla poca educazione nel rivolgersi ad un cliente, gente come questa dovrebbe far parte degli imprenditori del turismo calabrese?».
«I gestori di queste concessioni balneari, di cui tanto si parla nell’ultimo periodo, devono comprendere che devono attenersi alle normative in vigore e non pensare di essere i proprietari della spiaggia. Tutti abbiamo il diritto, nel limite del decoro, di poter avere la sacrosanta libertà di scegliere se mangiare quello propinato da lidi con cucine improvvisate o mangiare semplici cose portate da casa, aldilà di problemi relativi ad allergie o intolleranze alimentari».
Cosa dice la legge
Non esiste alcuna norma che vieti l’introduzione di cibo e bevande dall’esterno, anche perché, come ricordato dall’articolo 822 del codice civile, la spiaggia è un bene pubblico che fa parte del Demanio statale. Cioè appartiene allo Stato e, quindi, anche ai cittadini. Una spiaggia data in concessione non diventa un luogo privato (come ad esempio potrebbe essere un acquapark), ma resta demanio pubblico concesso al fine di fornire alcuni servizi come sarà quindi il noleggio di ombrelloni, sdraio e imbarcazioni. I beni demaniali sono dunque bene comuni, che appartengono a tutta la comunità. I lidi e gli stabilimenti balneari non hanno alcun potere di legiferare sui beni dello Stato. Ovviamente, il consumo, deve avvenire rispettando l’ambiente e il decoro della spiaggia.