Il mare al posto delle spiagge: dove erano prima gli scogli del Tirreno cosentino – FOTO

Lo Scoglio della Regina, a Guardia Piemontese, nel 1940 era sulla terra ferma. Ora è in mare e ospita competizioni di tuffi. Ecco come sono cambiate le coste

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AMANTEA (CS) – Le coste della Calabria negli ultimi 50/70 anni si sono trasformate. Basti pensare che lo Scoglio della Regina, ad Acquappesa, sul Tirreno cosentino, nel 1940 era sulla terra ferma (foto in basso). Ora è in mare e ospita competizioni di tuffi. I cambiamenti climatici e le azioni dell’uomo hanno cambiato in buona parte il litorale della regione che possiede il 20% delle spiagge italiane e la più ricca biodiversità d’Europa. A raccontare cosa sia successo negli ultimi 5 secoli è Gaetano Osso geologo applicato al Centro Funzionale Multirischi dell’ARPACAL (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria), Presidente di SIGEA-Aps (Società Italiana di Geologia Ambientale), componente del Consiglio direttivo del Parco Nazionale della Sila, del Comitato scientifico delle Grotte di Zungri e di diversi Tavoli Tecnici della Regione Calabria.

Come sono cambiate le coste

“Dal 1500 al 1700 – spiega Osso – l’analisi delle cartine geografiche e dei portolani mostra che tutte le coste calabresi erano quasi senza spiaggia. Dal 1750 circa inizia un periodo più freddo con forti e prolungate piogge che in una regione fragile come la Calabria, definita “sfasciume pendulo tra due mari”, saranno deleterie. Distruggono o (quando va bene) riempiono di fango le case, favoriscono alluvioni, inondazioni, smottamenti. Nelle zone dove le montagne sono a ridosso del mare, come nella Catena Costiera e in gran parte della Calabria, l’innesco di frane provoca una notevole quantità di sedimenti che trasportati da fiumi e fiumare in poche centinaia di anni formano nuove spiagge. Il CNR – IRPI (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) ne ha trovato prova a Longobardi in un tronco datato intorno al 1750 trasportato da queste violente alluvioni fluviali. Anche l’azione dell’uomo, in risposta ai cambiamenti climatici, ha influenzato le modifiche della fisiografia della costa. Tra il Settecento e l’Ottocento viveva del raccolto, produceva per il proprio fabbisogno e per aumentare le produzioni ridotte dalle rigide temperature ha esteso le aree di semina tagliando gli alberi. Il disboscamento ha contribuito alla crescita delle frane e quindi a far confluire più sabbia lungo la costa. Il mare non è avanzato o arretrato significativamente, ma è variato nel tempo il quantitativo di sabbia sui litorali: quando era scarso la spiaggia si riduceva quando abbondava si ampliava”.

Cosa è successo dal 1950

“Dal 1950 fino ad oggi – ricorda il geologo in forze all’ARPACAL – è iniziato un arretramento della spiaggia che non è dovuto al cambiamento climatico, ma alle attività umane. Tra le cause appaiono i prelievi di sabbia anche lungo i fiumi e le regimazioni idraulico-forestali. È in corso un’inversione di rotta in questi ultimi 70 anni: la spiaggia anziché avanzare si sta ritirando. Gran parte delle coste calabresi (e anche italiane) è in arretramento. La costruzione di strutture rigide lungo la costa spesso impedisce il trasporto solido lungo riva. Un esempio è il porto di Campora San Giovanni, ma ve ne sono tantissimi. Molto è causa della cattiva progettazione dell’uomo moderno, che bada al profitto personale e non alla sostenibilità delle azioni. In parte è naturale. Lo diceva già Aristotele nella Meteorologica del 400 a. C. “… le stesse parti della Terra non sono sempre state umide o aride, ma cambiano, così come i fiumi si formano o si seccano. E cambiano anche le relazioni tra la terra e il mare, ed una località non rimane sempre terra o mare nel corso del tempo. Noi dobbiamo supporre che questi cambiamenti seguano un ordine o dei cicli”. Ogni millennio più o meno inizia un periodo di caldo che dura circa 200/300 anni. Poi c’è una transizione verso un periodo più freddo. Lo dicono i dati storici”.

Lo Scoglio della Regina

“Lo Scoglio della Regina non era in mare, ci è entrato dopo in acqua quando a un certo punto viene insabbiato dalle ripetute slavine. Le attuali Terme di Guardia Piemontese vengono sepolte a seguito di frane e alluvioni da 12 metri di fango, detriti, sabbia, rocce. Saranno poi scavate per essere rese nuovamente fruibili e permettere di godere delle loro peculiari capacità curative. Cosa è successo in questo mezzo secolo? Piove meno e la sabbia non arriva più al mare a causa dei prelievi selvaggi. Venendo a mancare i rifornimenti sedimentali la spiaggia arretra. È stata erosa e l’acqua ha inglobato lo scoglio”.

Campora San Giovanni e Amantea

“Nel 1785 leggiamo che il castellano di Amantea ordina di ricostruire il muro di arginatura dei fiumi Catocastro e Santa Maria per evitare che il porto si insabbi. Il paese all’epoca era costituito quasi dal solo centro storico, l’attuale zona marina non è fisicamente esistita fino al 1783. In soli 12 anni però non solo si era creata la piana marina, ma nel 1795 vi era stata costruita una casa che ancora esiste e probabilmente è Palazzo Florio. L’avanzamento della linea di costa è proseguito fino a circa la metà del secolo scorso. Quando si crea un ostacolo al trasporto della sabbia dai corsi fluviali al mare o lungo la costa – allerta Osso –  si creano dei deficit. È successo al fiume Savuto che è sovralluvionato oppure a tanti fiumi dello Ionio, in cui la luce sotto i ponti è al minimo, con pericolo anche di esondazione. In mare l’ostacolo al trasporto di sedimenti del porto di Campora San Giovanni ha causato l’erosione di oltre 100 metri di spiaggia. Questa arretra creando gravi disagi alla circolazione stradale della statale 18 che è l’unico asse viario sulla costa tirrenica cosentina”.

Lo Scoglio della Nave

“Lo Scoglio della nave oggi è a Cetraro nei pressi della statale 18 in località Sottocastello. Serviva per ormeggiare le navi prima di toccare la terraferma, – racconta il geologo Osso – si scaricava ciò che trasportavano e poi si andava con le barche fino alla costa. Adesso è a ridosso dell’arteria tirrenica, ma era in mare fin quando dopo la fine del 1700 le spiagge si sono formate anche in quella zona”.

Torre Talao a Scalea

“La Torre Talao testimonia l’esistenza a Scalea di un insediamento preistorico. La Calabria è infatti stata dapprima abitata in grotta e questo scoglio era in mare, ma risulta abitato dall’uomo già nel Paleolitico. Appare sulle mappe come un isolotto fino ai primi del Novecento, poi risulta unito alla spiaggia solo da una lingua di sabbia. Adesso lo scoglio di Torre Talao si trova sulla terraferma a più di 200 metri dal litorale. C’è finanche un parcheggio nelle sue vicinanze. La geografia storica dice che era circondato dal mare poi si è formato l’arenile”.

L’impatto dell’uomo

“La spiaggia dove nel tempo si è costruito (case, strade, ferrovie) – sottolinea Osso – è un ambiente dinamico. Non c’è da meravigliarsi se poi il lungomare di Nocera Terinese finisce sottacqua e se la statale 18 o le ferrovie sono interrotte dalle mareggiate e dall’erosione costiera. Lo sappiamo dai tempi di Aristotele: se costruiamo abitazioni vicino al fiume prima dopo i suoi argini si modificheranno. Ne siamo consapevoli già in partenza. Lo stesso vale per le spiagge. Serve una buona pianificazione urbanistica per salvaguardare la natura e non pregiudicare il futuro del territorio. Ad oggi gli ecosistemi tutelati in Calabria sono quelli delle aree protette, con un’estensione di oltre 17mila ettari. Sparsi in tutta la Calabria ci sono 28 Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Esse fanno parte in ambito nazionale dei siti Natura 2000, in cui sono protetti complessivamente: 131 habitat, 91 specie di flora e 119 specie di fauna (delle quali 21 mammiferi, 10 rettili, 17 anfibi, 29 pesci, 42 invertebrati) ai sensi della Direttiva Habitat; circa 385 specie di avifauna ai sensi della Direttiva Uccelli”.

 

 

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