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“Recovery”: eroina, cocaina, hashish e marijuana a Cosenza. Ruoli e piazze di spaccio – VIDEO

“Recovery”: eroina, cocaina, hashish e marijuana a Cosenza. Ruoli e piazze di spaccio – VIDEO

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COSENZA – L’eroina arrivava da fornitori del Reggino, sia della fascia tirrenica che di quella jonica, e nel Cosentino, attraverso il clan che per gli investigatori sarebbe gestito da Francesco Patitucci, arrivava anche cocaina, hashish e marijuana. L’inchiesta Recovery eseguita stamattina fa emergere il ruolo Patitucci definito “dirigente, promotore, organizzatore e finanziatore dell’associazione, nella sua veste principale riferimento della confederazione di ‘ndrangheta operante in Cosenza e nei territori limitrofi”, e secondo le accuse mosse dalla Dda di Catanzaro avrebbe guidato e diretto l’attività di narcotraffico in quanto al vertice del cosiddetto gruppo degli “Italiani”.

Un controllo capillare: dagli approvvigionamenti ai rapporti con i referenti di altri clan, aiutato da quelli che vengono individuati come i principali referenti, Michele Di Puppo, Mario Piromallo, Roberto Porcaro, Salvatore Ariello e Antonio Illuminato. Sarebbe stato Patitucci a suddividere le piazze di spaccio, a decidere chi doveva raccogliere il denaro dell’attività.

Insieme ai suoi ‘uomini fidati‘ avrebbe scelto “i canali di rifornimento della sostanza stupefacente, acquistato grosse partite di droga da destinare al mercato cosentino, così presiedendo al controllo di significative aree di spaccio, quindi mantenendo, direttamente e/o tramite altri sodali suoi fiduciari, la gestione sull’andamento dell’attività di spaccio al dettaglio, sulle attività di riscossione dei crediti dai vari pusher, sulle attività di mediazione per dirimere contrasti interni ai gruppi ovvero anche con esponenti di altre consorterie criminali”. L’inchiesta, come detto, ha colpito anche alcuni presunti appartenenti al cosiddetto clan degli Zingari, attivo nella Sibaritide, ritenuti fornitori della cocaina.

Le indagini partite dall’operazione Reset

Un’attività che è la prosecuzione di quella portata a termine con l’operazione “Reset” e che ha riguardato la perduranza dell’operatività delle organizzazioni criminali di ‘ndrangheta di Cosenza e del suo hinterland, articolata in diversi gruppi organicamente confederati, e tutti riconducibili ad una struttura di vertice.

In particolare tutto è ricondotto ai due principali gruppi, il cosiddetto “clan degli italiani”, nelle sue varie componenti, e quello degli ‘zingari‘, anch’esso con varie articolazioni, nell’assetto rideterminatosi a seguito delle complesse e altalenanti dinamiche relazionali tra gli stessi, nonché delle numerose vicende giudiziarie, con i relativi diversificati esiti, che li hanno interessati.

Le estorsioni alle attività commerciali

Nell’ordinanza cautelare, nei confronti degli indagati, è stata ritenuta la gravità indiziaria, tra l’altro, per plurime vicende estorsive, aggravate dalle modalità e finalità mafiose, ai danni di titolari di esercizi commerciali e attività imprenditoriali. La gravità indiziaria acquisita a livello cautelare ha riguardato, altresì, il parallelo sodalizio, operante sotto l’egida e nel contesto della medesima consorteria ‘ndranghetista, dedito al traffico di stupefacenti di vario genere, nel quadro di quello che viene ipotizzato come il sistema che governa tutti i rapporti tra i vari sottogruppi criminali della città di Cosenza e del suo hinterland.

I reati, numerosi, riguardano il traffico e spaccio diffuso di droga di diverso tipo, cocaina, eroina, marijuana hashish ma anche estorsioni, tentate e consumate, connesse al traffico dello stupefacente, lesioni personali aggravate, e reati in materia di armi, anche con l’aggravante mafiosa, nonché delitti di furto, tentato e consumato.

Dei 142 indagati, 109 sono stati destinatari di misura della custodia cautelare in carcere, 20 sono stati posti agli arresti domiciliari; per 12 soggetti è stato emesso l’obbligo di dimora, e poi è stata eseguita, una misura interdittiva.

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