Amianto in Calabria: anni di denunce, immobilismo e finanziamenti persi

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Non esiste ancora una mappatura completa dei siti da bonificare, mentre i fondi stanziati dall’Unione Europea vengono restituiti perchè inutilizzati. 

 

COSENZA – Un anno di iniziative, di tiri mandati a segno ma anche di porte chiuse in faccia. L’Ona (Osservatorio Nazionale Amianto) Cosenza traccia così il bilancio del 2015 nell’assemblea dei soci. Un bilancio con molte luci ma anche, purtroppo, con qualche ombra. Nonostante l’entusiasmo dei soci e l’attivismo delle due colonne portanti dell’associazione che si occupa della lotta all’amianto e delle problematiche ambientali connesse – il coordinatore provinciale Giuseppe Infusini e il commissario regionale Beniamino Falvo – ancora tante, troppe, sono le resistenze da parte di chi prima di tutti dovrebbe vigilare e agire a tutela della salute pubblica. Le zone d’ombra, denuncia infatti l’Ona, si trovano tutte nei palazzi del potere. Le istituzioni che, a parte qualche Comune volenteroso (sono 11 quelli che fino a oggi hanno aderito all’Osservatorio amianto), ancora mostrano il loro immobilismo. Un immobilismo che dura ormai da 24 anni, da quando cioè la legge nazionale del 1992 ha messo al bando l’amianto.

 

Cosa è stato fatto da allora? A livello regionale poco, anzi pochissimo, denunciano Infusini e Falvo. “La Calabria si è adeguata alla normativa solo nel 2011 – ricordano i responsabili dell’Ona – ma a questo già grave ritardo se ne sono aggiunti altri, ancora più gravi. I dettami della legge regionale infatti sono stati realizzati solo in tempi molto più lunghi rispetto alle previsioni, peraltro in maniera molto parziale quando non disattesi del tutto”. Al Prac, il Piano regionale amianto della Calabria, che si sarebbe dovuto approvare entro 180 giorni dalla legge 14 del 27 aprile 2011, è stata messa mano solo nell’aprile dello scorso anno, quando la Giunta regionale (quella precedente al terremoto di “Rimborsopoli”) ha approvato il documento preliminare e il relativo Rapporto preliminare ambientale. «Un documento incompleto – ribatte l’Ona – poiché in gran parte privo dei contenuti imposti dalla legge 14 del 2011. Manca una vera mappatura, mancano censimenti e dati completi sui siti che necessitano di bonifiche e soprattutto mancano gli incentivi economici, essenziali se si vuole davvero debellare questo pericolo”.

 

Delle osservazioni inviate dall’Ona alla Regione, però, nulla si è saputo. “Eravamo anche entrati a far parte, come organismo consultivo – proseguono Infusini e Falvo – dell’USA, l’Unità speciale amianto. Ma dopo aver preso parte ad alcune riunioni siamo stati messi da parte. Qualcuno dovrebbe spiegarci perché. Così come qualcuno dovrebbe spiegare perché ci sono finanziamenti europei che tornano indietro quando potrebbero essere utilizzati per incentivare la lotta all’amianto e perché di tutte le promesse fatte da diversi politici che hanno preso parte alle nostre iniziative pubbliche nessuna si è realizzata fino in fondo. Anche quel tavolo tecnico-operativo promesso in occasione dell’audizione in commissione ambiente regionale del 12 maggio 2015 non è stato ancora convocato”.

 

Interrogativi, questi, che l’Organizzazione Nazionale Amianto intende continuare a porre alle istituzioni, alle quali torna ad offrire la sua collaborazione in virtù delle competenze di cui è portatrice e del sostegno che quindi potrebbe dare in vista di una comune e concreta risoluzione del problema. Non ci sono solo delusioni, però, nell’anno appena trascorso. L’Osservatorio amianto cosentino mette in evidenza infatti il felice percorso intrapreso con le scuole della provincia. Proprio martedì prossimo, all’Ipsia di Montalto Uffugo, si terrà il secondo dei tre seminari previsti per il mese di febbraio negli istituti secondari. “Un progetto che ci sta dando grandi soddisfazioni – dichiara Infusini – e che intendiamo portare all’attenzione del provveditore affinché possa essere replicato anche nelle altre scuole della provincia. Oggi più che mai è necessario che l’educazione ambientale arrivi tra le nuove generazioni perché da loro dipende il futuro del nostro territorio e del pianeta”.

 

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