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Padre Fedele Bisceglia, Cosenza piange il “monaco ultrà”: la fede, l’amore per gli ultimi e la carità
 
																								
												
												
											COSENZA – Cosenza piange Padre Fedele Bisceglia, morto all’età di 87 anni. Si è spento nella notte. Fondatore dell’Oasi Francescana e del Paradiso dei Poveri, tifosissimo del Cosenza, tanto da essere soprannominato il “frate ultrà”, Padre Fedele era ricoverato all’Inrca di Cosenza dalla fine di luglio e negli ultimi mesi le sue condizioni di salute vivevano di continui alti e bassi, tra miglioramenti e repentini peggioramenti. Accanto a lui, fino all’ultimo, l’inseparabile collaboratrice Teresa Boero che ha sempre aggiornato tutti sulle condizioni di salute di Padre Fedele e non lo ha mai lasciato neanche per un istante.
Nato a Dipignano il 6 novembre 1937, orfano di madre a 6 anni e primo di 4 fratelli, era entrato in convento a 13 anni perché innamorato di San Francesco D’Assisi. E quando la sua famiglia si trasferì in Canada, Padre Fedele rimase in Seminario. Si laureò in Lettere e Filosofia e poi anche in Medicina e Chirurgia. Prima parroco e Superiore ad Acri e poi Segretario delle Missioni Estere a Cosenza, iniziò le sue missioni in Africa dove nel corso degli anni fondò un centro per bambini con handicap e un ospedale. Riuscì a far costruire otto chiese, un villaggio per catechisti, uno per bambini orfani e un uno per famiglie abbandonate. Per i piccoli più bisognosi riuscì a realizzare anche un poliambulatorio e diversi dormitori. Durante una missione in Congo, rimase coinvolto in uno scontro a fuoco tra alcuni guerriglieri uscendone miracolosamente illeso.
 
L’amore per il Cosenza: il frate ultras
Resterà per sempre il frate ultrà del Cosenza Calcio (nel 2004-2005 ne fu anche presidente del 1914 quando nella stessa serie D era presenti due squadre con il nome della città). Nella storia resteranno i due raduni nazionali del mondo ultrà insieme a tantissimi ragazzi che ha visto crescere sui gradoni del San Vito Marulla. Il calcio come integrazione sociale ripeteva sempre. Sciarpa rossoblu al collo e tifo in curva sud con gli Ultras a cantare quel “maracanà” che resterà nei cuori e nella mente di tutti. Il 29 maggio del 1988, in uno stadio stracolmo, il Cosenza si apprestava a disputare la sua ultima gara casalinga contro la Nocerina (vinta poi per 2 a 0) nel campionato di Serie C, che la domenica successiva a Monopoli regalò alla città la promozione in serie B dopo 25 anni di attesa. Ad un certo punto gli occhi dei tifosi mirarono al traliccio dell’illuminazione. Padre Fedele si era arrampicato su quel lungo pilone svoltolando la bandiera del Cosenza.
 
Sandali ai piedi e con indosso il suo inseparabile saio, anche quando per la sua vicenda giudiziaria da cui era stato totalmente assolto dopo una lunghissima battaglia, era stato espulso dal suo Ordine dei frati francescani e sospeso ‘a divinis’ per disobbedienza, Padre Fedele ha continuato la sua “missione” a favore dei più bisognosi e degli ultimi. Un francescano che ha dedicato quasi tutta la sua vita ai bambini dell’Africa. Il suo più grande cruccio, in una vita sempre al servizio degli ultimi, resterà proprio la sospensione dalla chiesa nonostante la piena assoluzione. Si era appellato anche al Papa e aveva chiesto più volte ai vertici ecclesiastici di tornare a dire messa. E anche se nei giorni scorsi il vescovo di Cosenza aveva aperto a questo suo desiderio, purtroppo Padre Fedele la sua messa non potrà più celebrarla nonostante l’apertura della Diocesi negli ultimi giorni della sua vita.
 
La vicenda giudiziaria e le accuse infamanti
Nel 2006 Padre Fedele venne arrestato con delle accuse pesantissime: violenza sessuale aggravata su una suora e violenza sessuale in concorso con il suo segretario, Antonio Gaudio. Tutto partì dalla denuncia di una suora (Suor Tania) che denunciò di aver subito ripetute violenze sessuali proprio all’interno dell’Oasi Francescana. L’accusa principale riguardava violenze sessuali aggravate, perpetrate – secondo l’accusa – con la complicità del suo segretario, Antonio Gaudio. La vicenda ebbe una eco mediatica nazionale. Poco dopo la denuncia, Padre Fedele fu arrestato e successivamente sospeso a divinis dalla Chiesa, che gli proibì di esercitare il ministero sacerdotale. L’Oasi Francescana, la sua creatura, venne affidata ad altri e la sua gestione subì un lungo periodo di commissariamento. Iniziò una lunghissima battaglia giudiziaria durata oltre dieci anni nella quale Padre Fedele non si arrese un solo istante.
 
Nel 2013, il Tribunale di Cosenza condannò Padre Fedele a 9 anni e 3 mesi di reclusione. La sentenza fu poi confermata in Appello. Ma poi la Cassazione aveva annullato con rinvio la pena inflittagli il 17 dicembre 2012. Nel nuovo processo d’Appello Padre Fedele venne assolto «perché il fatto non sussiste». La suora fu riconosciuta come vittima attendibile, e i giudici ritennero sussistenti le prove delle violenze. Era il 9 giugno del 2015. Sentenza confermata dalla Cassazione un anno dopo che chiuse definitivamente una dolorosa e ingiusta vicenda giudiziaria. L’allora sindaco di Cosenza Mario Occhiuto lo chiamò a far parte della sua Giunta in qualità di Assessore al “contrasto alle povertà, al disagio, alla miseria umana e materiale, al pregiudizio razziale e religioso, alla discriminazione sociale; ambasciatore degli invisibili e degli ultimi”.
 
Padre fedele non aveva mai smesso di gridare la sua innocenza, parlando di un complotto, di una calunnia e di un “processo mediatico” che avrebbe compromesso ogni possibilità di una giusta difesa. Perdonò chi mosse quelle infamanti accuse che gli costarono anche l’allontanamento dal quell’Oasi Francescana, rifugio per tanti disperati, che mise in piedi con passione e sacrificio. “Ho sempre cercato di applicare il Vangelo alla lettera, da francescano. Mi sento come Gesù – disse, i veri nemici sono all’interno. Gesù Cristo è stato venduto ed abbandonato da tutti. La storia si ripete, mi hanno perseguitato“. Il suo desiderio era di spegnersi con i lebbrosi, e invece la sua vita terrena si è spenta circondato dall’amore delle persone che gli sono sempre state accanto.
 
                         
								 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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