Coop sociali a Cosenza, parla Trinni dopo l’assoluzione: ‘Mi hanno voluto punire’

Il presidente arrestato dopo le proteste in Comune è stato reintegrato e costretto a lavorare in canile nonostante soffra d’asma.

 

COSENZA – Nel Maggio 2013 la Digos ipotizzò un sistema di corruttele all’interno della macchina comunale che coinvolgeva direttamente le cooperative sociali di tipo B. Si parlò di funzionari a cui veniva imposto di verificare e liquidare l’esecuzione di lavori mai svolti e di un assessore, Vizza, minacciato che prima negò di aver subito intimidazioni e poi invece disse di aver interpretato male i colloqui avuti con gli operatori delle cooperative. Del finanziamento di due milioni e mezzo di euro su cui il presidente Trinni arrestato e poi assolto puntò il dito oggi non v’è più traccia. Soldi risparmiati, punto e basta.

 

L’impianto accusatorio ruotava anche sulle pressioni esercitate nei confronti dell’amministrazione comunale al momento del ‘licenziamento’ delle cooperative attraverso ripetute occupazioni degli uffici di Palazzo dei Bruzi, colloqui e proteste in piazza. In manette finirono, oltre al presidente Ivan Trinni (arrestato nuovamente un anno dopo nell’operazione ‘Dine Out’ su un presunto business legato ai furti d’auto e ‘cavallo di ritorno), Maurizio Rango e Domenico Plateroti accusati di falso, corruzione e tentata estorsione. Indagati a piede libero invece l’assessore Carmine Vizza, Luigi Gagliardi, Francesca Bevilacqua e Saverio Perri. La posizione di quest’ultimi insieme a quella del presunto boss del clan Rango – Abbruzzese, Maurizio Rango, furono stralciate dopo pochi mesi. Trinni e Plateroti sono stati invece assolti con Mario Massaro, funzionario del Comune di Cosenza e Luigi Sicoli addetto all’Ufficio manutenzione, il mese scorso.

 

Secondo il procuratore Granieri l’inchiesta sul rapporto tra coop. e municipio portò ad “accertare, anche per il tramite di consulenza tecnica sulla documentazione acquisita, la assoluta carenza e superficialità dei controlli che avrebbero dovuto essere svolti dal Comune di Cosenza circa l’effettività e la puntuale esecuzione dei servizi affidati alle cooperative”. Ma il fatto, a distanza di due anni, non sussiste. “E’ stato confermato che avevamo ragione. Evidentemente – spiega Trinni – qualcuno aveva frainteso qualcosa ed è stato smentito nelle aule di competenza. L’importante, per la nostra dignità, è che siamo stati integrati nei nostri posti di lavoro. Dopo l’arresto e le gravi accuse tra cui l’estorsione aggravato dal metodo mafioso in strada la gente che ci rispettava dopo quindici anni di onorata carriera ha iniziato a guardarci con sospetto. C’era finanche chi non ci rispondeva più al telefono.

 

Alla fine però – chiarisce Trinni – le nostre parole sono state ritenute veritiere non abbiamo mai fatto nessuna estorsione ai danni dell’amministrazione comunale né corrotto nessuno. Anzi. Da stipendi da 620 euro ci hanno portato a 400 euro mensili, in più qualcuno come nel mio caso senza alcun motivo è stato trasferito a Donnici al canile. In un posto in cui non potrei stare perché soffro d’asma, sono malato di broncospasmo e stare a contatto con i peli dei cani peggiora le mie condizioni di salute. Forse è stata una punizione, non saprei. Quello che è certo è che Occhiuto ha fatto una figuraccia. Non chiedevamo di lavorare in incontri ufficiali e ci hanno accusato di estorsione mentre dopo vent’anni di lavoro i nostri diritti erano stati negati. Io sulle mie spalle avevo le famiglie dei miei dipendenti/soci lavoratori che dovevo difendere, mi sembra normale. Infatti sotto il Comune quando ci hanno manganellati stavamo protestando tutti insieme con altre cooperative, non ero solo, ma si sono concentrati su di me.

 

Forse perché – tuona Trinni – ho dimostrato che erano spariti due milioni e mezzo di euro che dovevano essere spesi per il decreto Fornero che sancisce le cinque ore lavorative ed è stato invece ridotto a due ore con stipendi da poco più di duecento euro? Sulle 500 unità lavorative c’era un costo di due milioni e mezzo in più sulle gare d’appalto che il Comune non ha inteso spendere nel riassetto delle cooperative. Hanno ‘risparmiato’ declassando le cooperative dove per chi non lo sapessse c’è ancora chi si sveglia all’alba e lavora per 260 euro al mese. Nel palazzo invece si vocifera che affidano consulenze e affidamenti diretti per migliaia di euro. Spero la Procura che ha indagato su di noi ora indaghi su ciò che avviene in Comune. Ne abbiamo subito tante, ma non finisce qui, la vicenda continuerà nelle aule di Tribunale. Dicono che hanno sistemato le cooperative, non è vero, le hanno rovinate. Siamo seri, è un dato di fatto che nella prossima gara d’appalto quelli che parteciperanno dovranno accettare ribassi del 30%. Ciò si traduce, per i dipendenti in stipendi da 150 euro, una vergogna. O va bene, o a casa. Questa è stata, è e si confermerà la politica di Mario Occhiuto”.

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