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Il dolore di Occhiuto e il progetto di una Fondazione in memoria di Chicco «bisogna parlare delle fragilità»
COSENZA – Il senatore ed ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto sui social, racconta così le sue parole rilasciate in un’intervista al Corriere della Sera: “Non è stato facile parlare, ma l’ho fatto per Chicco”. “Francesco oggi non c’è più fisicamente. Non era in sé quella sera, non aveva consapevolezza. Ma ciò che è realmente, ciò che pensava, la sua dolcezza, i suoi sogni, meritano di continuare a vivere. E sento il dovere di fare tutto il possibile perché accada”.
Occhiuto torna su una frase che dimostra la grande sensibilità ed empatia di suo figlio: “che ne sappiamo, papà, di cosa c’è dietro la vita degli altri?”. Gliela disse Chicco una sera “quando avevo giudicato qualcuno troppo in fretta. Era il suo modo di guardare il mondo: con rispetto, con delicatezza, senza mai fermarsi all’apparenza. È da lì – scrive Occhiuto su Facebook – che nasce il desiderio e la fatica di costruire una Fondazione che faccia vivere le sue idee. Non soltanto per onorarlo, ma per portare avanti il suo modo di pensare e di sentire. Le sue idee, appunto”.
Una fondazione in ricordo di Francesco: “così può ancora fare del bene”
“Se riusciremo a costituirla – spiega Occhiuto – sarà uno spazio dedicato all’ascolto, al sostegno, alla vicinanza. Non solo nelle scuole, ma ovunque ci sia bisogno di attenzione, di comprensione, di qualcuno accanto. Un luogo che aiuti anche a rompere quel muro di silenzio e solitudine che circonda ancora oggi certe fragilità. Troppe persone si nascondono per paura del giudizio. Superare questo stigma sarà parte essenziale del nostro impegno. E infine, promuoveremo anche la ricerca sul benessere interiore, perché Francesco diceva che “la medicina ha fatto grandi progressi per il corpo, ma ancora troppo poco per chi soffre dentro”.
L’intervista: il messaggio di speranza e consapevolezza
“Parlarne è un modo per non arrendersi, per restargli legato”. Il senatore Occhiuto rompe in qualche modo il silenzio sulla tragedia che ha colpito la sua famiglia. Chicco se n’è andato il 21 febbraio scorso, aveva trent’anni, compiendo un gesto estremo dettato da un profondo malessere interiore. Nella toccante intervista al Corriere, Occhiuto ha raccontato come, dopo tre mesi di dolore incolmabile, abbia scelto di parlare pubblicamente per dare un senso alla perdita e offrire un messaggio di speranza e consapevolezza.
«Il suicidio di Chicco ha aperto gli occhi a tanti»
“Ricevo lettere da genitori, insegnanti, medici. Mi scrivono: ci ha salvati. Molti hanno capito che certe fragilità non devono più essere nascoste, che bisogna parlarne“. Nell’intervista, Occhiuto racconta anche il legame profondo e quotidiano con suo figlio, costruito tra cene romane, rientri a Cosenza, confidenze e viaggi improvvisi per raggiungerlo nei momenti più bui. “L’ultima volta che siamo usciti insieme, avevo espresso un giudizio su alcune persone. E lui mi ha detto con la calma che lo distingueva: Papà, che diritto abbiamo di giudicare?”.
Secondo quanto raccontato da Mario Occhiuto, Francesco non aveva mai ricevuto una diagnosi precisa, ma affrontava ciclicamente fasi difficili. Il padre racconta episodi in cui il figlio riusciva a gestirle autonomamente, mentre in altri momenti chiedeva aiuto. “Durante il Covid – racconta Occhiuto – vissuto una fase molto dura. Si sentiva sotto accusa, come se tutti ce l’avessero con lui. Siamo riusciti a rassicurarlo con amore e pazienza. Ma ci sono state altre ricadute”.
Un dolore che non si può immaginare quello di Mario Occhiuto, anche se lui afferma con lucidità di non riproverarsi nulla “So di aver fatto tutto ciò che potevo” e a dargli forza, oltre al lavoro, sono soprattutto gli altri due figli: “Vederli andare avanti mi dà forza. È come se portassero con sé anche un po’ di Chicco”. Da qui un appello sincero e forte “le tragedie non devono restare confinate nel silenzio delle famiglie. Parlatene, chiedete aiuto, rompete il muro della solitudine”.
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