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Cosenza, quel sussulto d’orgoglio non cancella il silenzio “assordante” di un Marulla vuoto
COSENZA – Altri 240 minuti; tre partite che metteranno fine ad una stagione di sofferenze, contestazioni e i soliti rimpianti. Il Cosenza è all’ultimo posto in classifica e resta ad un passo dal baratro. Ieri pomeriggio, nella gara dove in molti erano già rassegnati all’arrivo della matematica certezza della retrocessione in serie C, in un sussulto d’orgoglio i rossoblu hanno messo in campo una prestazione che ha annichilito il Bari, che invece lottava per i play-off. Una vittoria bugiarda solo nel risultato, visto l’enorme numero di occasioni da rete dilapidate da Artistico e compagni, compreso un calcio di rigore sparato in curva. Uno a zero per il Cosenza e tutto rinviato alla gara di domenica a Bolzano, contro quel Sudtirol che rievoca ben altre e dolci ricordi.
Una vittoria tardiva che probabilmente serve a poco nella disperata rincorsa ai play-out e che non fa altro che aumentare i rimpianti e la rabbia per l’addio a un campionato di Serie B tra i meno competitivi degli ultimi 30 anni, dove sarebbe bastato il “minimo” indispensabile per salvarsi e senza patemi d’animo. Ed invece, a partire dalla penalizzazione di 4 punti, passando per la solita incomprensibile gestione societaria con il mancato rafforzamento dell’organico nel mercato di riparazione, resta in bocca l’amaro e il solito mare di rimpianti.
E non sarà certamente una vittoria contro il Bari, seppur meritata e fortemente voluta dalla squadra, a cancellare una stagione balorda, dove si sono susseguiti errori su errori, dove non si è imparato nulla dal passato e con la società che, dopo aver messo i paraocchi ed essersi trincerata nel silenzio, è rimasta sorda ai malumori del suo vero core pulsante (i tifosi), alzando un muro di cemento armato. Inevitabile arrivare a quello che si è vissuto ieri pomeriggio: oltre ad essere sporco da mesi e in pessime condizioni di gestione, lo stadio Marulla era desolatamente vuoto e silenzioso. Dopo i petardi, gli striscioni e i cori, proprio il silenzio del Marulla e quegli spalti deserti hanno fatto più rumore di qualsiasi altra contestazione. Un punto di non ritorno dove solo la cessione societaria potrà cambiare lo stato delle cose e far tornare i tifosi a colorare quella che è casa loro. Guarascio permettendo.
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