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Le estorsioni tra bengalesi: da 5 a 10 euro al giorno per vendere a Piazza Bilotti e Corso Mazzini – INTERVISTA

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Le estorsioni tra bengalesi: da 5 a 10 euro al giorno per vendere a Piazza Bilotti e Corso Mazzini – INTERVISTA

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Ambulanti Cosenza bengalesi

COSENZA – Dall’inchiesta sulle false assunzioni ai migranti per rimanere sul territorio italiano e le estorsioni ai bengalesi, che ha portato all’esecuzione di 6 misure cautelari degli arresti domiciliari, di italiani ed immigrati, sono tre le figure emerse con ruoli ben precisi: un commerciante, un commercialista ed un cittadino extracomunitario, (quest’ultimo accusato anche di estorsione ai danni di suoi connazionali per la vendita di merce sulle bancarelle), come ha spiegato ai microfoni di Quicosenza, il dirigente della squadra mobile di Cosenza Gabriele Presti

 

Indagine che ha anche dunque accertato l’attività di estorsione tra cittadini bengalesi per  poter vendere la propria merce tra Piazza Bilotti e il Corso principale della Città. Tutto partito da un episodio avvenuto proprio a Piazza Bilotti a maggio di quasi tre anni fa: una rissa tra cittadini bengalesi, tutti venditori ambulati abusivi, che ha fatto emergere il fenomeno delle estorsioni perpetrate in danno dei connazionali, in particolare dal 45enne cittadini del Bangladesh Mia Ripon, definito vero e proprio leader dei cittadini bengalesi di Cosenza e finito agli arresti domiciliari. L’uomo, si legge nell’ordinanza, aveva un «ruolo di primazia in seno alla comunità bengalese cosentina, e, segnatamente, all’interno dei gruppi cittadini bengalesi che a Cosenza si contendono gli spazi pubblici ove gli ambulanti solitamente stazionano, potendo il medesimo decidere ed imporre, anche con la violenza, le proprie decisioni in merito a tale ‘lottizzazione’».

La richiesta estorsiva: 5 euro per poter vedere

In particolare, si legge nell’ordinanza, nella serata del 19 maggio 2021 a Cosenza, in Piazza Bilotti, avveniva un violento scontro tra due fazioni contrapposte di cittadini di etnia “bengalese”, tutti venditori ambulanti e quasi tutti abusivi. Sul posto, a seguito di segnalazioni telefoniche pervenute presso la sala operativa della Questura – una delle quali provenienti dallo stesso Mia Ripon – intervenivano due pattuglie della Squadra Volante. Gli Agenti, da dichiarazioni assunte sul posto da alcuni soggetti coinvolti nella rissa, avevano appurato che quest’ultimi erano stati violentemente malmenati poiché un loro connazionale (Mia Ripon), spalleggiato da altri connazionali, voleva impedire a due di loro di esercitare la vendita ambulante nella piazza in cui si era verificata la rissa. Avevano raccontano agli agenti che l’uomo, per consentirgli di esercitare la vendita, pretendeva il pagamento di una somma giornaliera, indicata in cinque euro per ogni espositore.

I controlli e le intercettazioni tra i bengalesi

Per acquisire ulteriori elementi indiziari e dare veridicità ai racconti, era stata effettuata un’attività di intercettazioni telefoniche dell’aggressore e delle vittime. Intercettazioni che hanno consentito di captare alcune conversazioni che, di fatto, «confermavano il ruolo di primazia dallo stesso svolto all’interno di un sottogruppo della comunità bengalese di Cosenza. Parimenti, le attività a osservazione e pedinamento, poste in essere insieme alle  alle attività captative, consentivano di verificare che molti dei bengalesi dimoranti a Cosenza, esercitano abusivamente, lungo la principale arteria cittadina, Corso Mazzini, il commercio ambulante di chincagliere, bigiotterie e accessori per telefoni cellulari».

Venditori bengalesi

Da 5 euro a 10 euro al giorno

I venditori ambulanti bengalesi, si legge sempre nell’ordinanza, per risparmiare il più possibile sulle spese di soggiorno vivono in pochissime abitazioni situate tutte nei pressi del Corso principale. Escussi dalla polizia, i bengalesi hanno confermato le richieste estorsive che si perpetuavano sin dal loro arrivo a Cosenza quando gli stessi iniziavano a svolgere l’attività di vendita a Piazza Bilotti. In particolare, si legge «il Mia Ripon, invero, pretendeva dapprima il pagamento di una quota giornaliera di 5 euro minacciando, in caso di rifiuto, ripercussioni fisiche attuate, a dire degli escussi, da altri ambulati fedeli al Mia Ripon».

rissa bengalesi

la rissa avvenuta a Piazza Bilotti

I bengalesi hanno raccontato che «in più occasioni, tra il mese di marzo 2020 e il 19 maggio 2021, Mia Ripone era riuscito ad estorcergli – mediante minaccia di denunciare l’attività abusiva e di farli picchiare – somme di denaro quantificate in cinque euro per ogni giorni di occupazione degli spazi aperti in Piazza Bilotti. Cifra aumentata poi a 10 euro per ogni singolo venditore. Per resistere alle richieste estorsive si era così innescata la rissa del 19 maggio 2021 che, di fatto, aveva messo fine alle richieste estorsive.

 

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