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Comune sciolto per mafia: reazioni e commenti, Morra «solo a Rende c’è la mafia al comune?»

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Comune sciolto per mafia: reazioni e commenti, Morra «solo a Rende c’è la mafia al comune?»

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Comune di Rende - Municipio_01

RENDE – A poche ore dalla comunicazione del Viminale dello scioglimento del Comune di Rende, per infiltrazioni mafiose, sono numerose le reazioni soprattutto sui social, a partire da Mimmo Talarico, ex capogruppo di AttivaRende, già candidato a sindaco: “La città si è svegliata con il marchio di città mafiosa, ovvero condizionata nella vita pubblica da gruppi delinquenziali. Un marchio che provoca tristezza, indignazione, vergogna. La città dei primati, del disegno urbanistico compiuto, sede di una delle più grandi e prestigiose università del Paese, diventa, a causa di un manipolo di amministratori improvvisati e scellerati, una città di mafia. Sappiamo che non è cosi. Che la stragrande maggioranza dei rendesi è gente onesta e laboriosa, che Rende rimane la città, più giovane, più ricca (per reddito pro capite), tra le più colte della Calabria, ma ha avuto la sfortuna e anche l’imperdonabile leggerezza di affidarsi a un uomo che con il supporto di tutto il centrodestra e di pezzi del PD ha portato la città nel baratro. Non vi è traccia di opinioni, prese di posizione, atti pubblici da parte di esponenti nazionali, regionali e comunali (di Forza Italia, Fratelli d’Italia, PD, ecc..) sulla condotta pubblica di Manna e dei suoi sodali. Anzi, in alcuni momenti, non molto lontani, l’ex sindaco Manna ha rivestito la carica di Presidente dell’ANCI, dell’ATO rifiuti e dell’Autorità idrica”.

“La responsabilità politica di quanto è accaduto è evidente, quella penale e amministrativa l’accerteranno le competenti magistrature. A noi di attivaRende e di altre forze di ’opposizione, come la Federazione riformista, rimane l’amara soddisfazione di aver lanciato anzitempo l’allarme e di aver fatto tutto il possibile per evitare l’ingente danno provocato alla città, al suo Interland, all’Università. Il decreto di scioglimento non è stato infatti un fulmine a ciel sereno, ma l’atto finale di un lungo e dolente percorso di cui l’ex sindaco porta le maggiori responsabilità. Sarebbe bastato prendere atto responsabilmente e consapevolmente degli errori commessi e mettere al riparo la storia, l’immagine, il futuro di Rende. Avrebbe potuto farlo in primis il Sindaco, ma anche i consiglieri di maggioranza a tal fine ripetutamente sollecitati. C’è solo da sperare che le disgrazie di Rende non siano un bieco e ulteriore e pretesto per cancellare la città per decreto in nome della città unica.
Adesso liberate la scena, rispettate il silenzio e l’indignazione. Da domani le forze sane che amano la città si mettano al lavoro per ricostruire innanzitutto il senso di comunità sfregiato e offeso da coloro che evidentemente la città non l’hanno mai amata, ma intendevano utilizzarla per altri fini”.

Antoniozzi: “sconfitta per la politica”

Sullo scioglimento è intervenuto con una nota anche Alfredo Antoniozzi vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera che ha definito Rende un “comune nobile che ha fatto la storia democratica del dopoguerra calabrese e meridionale”. Per Antoniozzi lo scioglimento “è una sconfitta per la politica”. “Ci si chiede se si poteva evitare di arrivare a questo – dice Antoniozzi – e cosa sarebbe accaduto se gli amministratori al tempo avessero fatto un passo indietro. Ci sì chiede se la crisi complessiva che ha investito Rende non sia anche lo specchio della crisi del civismo che nelle città, a mio avviso, non ha ragione di essere”.

“A Rende c’era una composizione politica eterogenea in cui Fratelli d’Italia non era coinvolta – prosegue Antoniozzi – ma ciò che più conta è capire che la politica, anche nei comuni, ha senso se appare agli occhi degli amministrati come qualcosa di diverso dal mero accumulo di potere. Ora è tempo di riflessioni e – conclude Antoniozzi – anche di elaborazioni che portino a lavorare per rendere ancora grande Rende”.

Morra: “Solo a Rende c’è questo problema?”

Ha commentato a mezzo social l’ex senatore Nicola Morra: “Il comune di Rende, il secondo per reddito pro capite in Calabria, terzo comune per popolazione in provincia di Cosenza con 36mila residenti, è stato oggetto di scioglimento per infiltrazione di ‘ndrangheta da parte del Consiglio dei Ministri di ieri. A settembre 2022 il comune era stato interessato dall’operazione Reset promossa dalla DDA di Catanzaro. Lo stesso sindaco Marcello Manna, eletto dai sindaci calabresi Presidente dell’ANCI Calabria, è stato protagonista di vicende amministrative e giudiziarie importanti ed il cui esito è stato spesso oggetto di ribaltamento. A fine 2012 erano stati tratti in arresto l’allora sindaco Bernaudo insieme all’assessore Ruffolo su richiesta della DDA di Catanzaro, ma allora non si procedette a scioglimento”.

Morra pone alcuni interrogativi: “A Rende c’è dunque la mafia al comune? E solo a Rende eventualmente c’è questo problema, o è presente anche in altri modelli amministrativi? E Roma cosa fa di reale, di concreto, per bonificare la Calabria? Ed i calabresi? Gratteri sosteneva che i cittadini, dopo che le forze dell’ordine e la magistratura liberano territori da organizzazioni mafiose, debbono “riempire gli spazi”, attraverso un controllo puntuale e rigoroso di atti e procedure, comportamenti e fatti pubblicamente rilevanti. Lo si fa? La società civile rendese ha accettato ed accetta tale sfida? E l’università, che insiste proprio sul territorio rendese? Per 18 mesi, o forse 24, il comune verrà guidato da una commissione prefettizia, e poi si tornerà al voto. E tutto tornerà come prima?“.

Innova Rende, Principe: “sottoscrivere un patto etico-istituzionale”

Il gruppo Innova Rende infine, ha definito il “27 giugno 2023, la giornata dell’infamia per la città di Rende. Inutile, riduttivo, fuori luogo aggiungere altro. L’amministrazione comunale guidata dal sindaco Manna è riuscita in quello che credevamo impossibile, da cittadini di Rende: vedere la nostra amata città essere macchiata da uno scioglimento dell’amministrazione comunale per mafia”.

“In 30 anni di vita nella mia città ero abituato a considerare Rende la città più evoluta della Calabria e in alcuni casi del Mezzogiorno. – dichiara Lorenzo Principe, segretario di Innova Rende – La città dell’università, dove certo la ‘Ndrangheta era presente, come lo è a Milano, Roma o Pavia, ma non era così permeante e capace di “gestire” la cosa pubblica. Oggi, invece, mi ritrovo in una città, come tante altre calabresi, con un consiglio comunale sciolto per infiltrazione mafiosa in cui è evidente, visti i 18 mesi di commissariamento (che vanno ben oltre quelli che in tanti si attendevano), che l’amministrazione ha consentito al malaffare di entrare e fare ciò che voleva. Questa giornata credo rimarrà nella memoria di tutti i rendesi. E forse in quella di tanti calabresi che guardavano a Rende come esempio di sviluppo socio-economico, di città innovativa e avanzata, insomma guardavano a Rende per come l’aveva immaginata e progettata Cecchino Principe.”

Sarebbe però errato e inutile soffermarci solo sul commissariamento, c’è bisogno di iniziare subito a parlare di una ripartenza della città, di una rinascita della buona politica. Questi 18 mesi non siano, sin dal primo giorno, un Vietnam di polemiche e accuse, ma un periodo di sana assunzione di responsabilità verso tutti i cittadini rendesi da parte di tutta la politica della città di Rende.

Questo scioglimento è sicuramente stato “causato” da alcuni, ma adesso ne siamo tutti responsabili; siamo soprattutto tutti responsabili di far ripartire la città dopo questi 18 mesi che, basta guardare le tante esperienze in giro per la Calabria e per l’Italia, non saranno semplici. Perché quando la politica è messa in un angolo e non governa, per far spazio ai tecnici, il tessuto socio-economico non ne giova di certo.

Anziché cercare colpevoli, compito che lasciamo alla Magistratura, anziché avvelenare i pozzi, crediamo che oggi davanti a questa infamia, tutta la politica sana di Rende, senza colori o distinzioni, debba sedersi allo stesso tavolo, stendere e sottoscrivere un patto etico-istituzionale e impegnarsi in questi 18 mesi a riportare il confronto politico sano, aperto e dialettico a Rende. La città ha e avrà ancora più bisogno di politica quando si tornerà alle elezioni e Innova Rende si impegnerà in questa direzione. Ormai il dado è tratto, inutile guardare al passato che ha generato disastri, pensiamo alla ricostruzione della politica, della città, del tessuto civile.

Cuzzocrea: “lavorare tanto ed in maniera molto responsabile”

“La decisione relativa allo scioglimento del consiglio comunale di Rende, da parte del Cdm, deve alimentare la coscienza ed il senso di responsabilità di ognuno di noi, consapevoli che, di concerto con altri colleghi consiglieri ed in ossequio al mandato che ci hanno consegnato i nostri cittadini, abbiamo provato, con correttezza e rispetto istituzionale e nelle sedi opportune, a sensibilizzare un muro di gomma che prontamente ha rifiutato, spesso in maniera politicamente non inclusiva e poco dialogativa, ogni tentativo ed azione di condivisione che abbiamo provato a mettere in atto”. Così il consigliere comunale Andrea Cuzzocrea che spiega come l’obiettivo è stato quello “di proteggere la Città e scongiurare eventi che, purtroppo, si sono verificati, danneggiando in maniera irreversibile l’immagine della Città e frenando le prospettive di sviluppo di questo importante e strategico territorio. Adesso bisogna lavorare tanto ed in maniera molto responsabile per costruire una vera e competente squadra che dia fiducia ad un sistema stanco, demotivato e bisognoso di persone, metodi, idee e progetti trasparenti, condivisi e chiari. Io ci sono ed in maniera responsabile e concreta lavorerò in tal senso, consapevole che alcune esperienze negative passate vanno messe alle spalle e comunque tenute in conto con l’obiettivo di non commettere errori similari”.

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