CATANZARO – Turni massacranti, ferie e permessi negati anche per la morte di un genitore «Il giorno che è morto mio padre sono dovuta venire qui a lavorare. Neanche l’ho visto», parte dello stipendio che doveva ritornare indietro. Ed ancora, infortuni in macelleria che al pronto Soccorso dovevano essere dichiarati come infortuni domestici, sporcizia, contratti fasulli, straordinari non retributi.
Questa la realtà in cui vivevano i lavoratori nei supermercati del Gruppo Paoletti e alcuni passaggi contenuti nella richiesta di misura a carico di Paolo Paoletti, titolare di molti supermercati della fascia Jonica catanzarese, firmata dal sostituto procuratore Saverio Sapia e recepiti nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Luca Bonifacio. Il gip la definisce «un’organizzazione criminale volta al reclutamento ed allo sfruttamento di manodopera a basso costo da impiegare nei supermercati del gruppo». Questa mattina i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro hanno eseguito un’ordinanza con la quale il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura, disponendo l’applicazione di misure cautelari nei confronti di 5 soggetti, per la ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati nei loro confronti, rispettivamente, di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, alle estorsioni e ai reati di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.
Nei confronti del titolare delle aziende è stata disposta l’applicazione della custodia cautelare in carcere; nei confronti del consulente del lavoro e di una responsabile amministrativa dell’azienda quella degli arresti domiciliari; per due responsabili dei punti vendita la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza. Contestualmente è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le indagini preliminari, di due società di capitali che gestivano le attività commerciali, con affidamento della loro gestione ad amministratori giudiziari nominati con lo stesso provvedimento.
Il consulente del lavoro e la responsabile amministrativa, che coadiuvavano attivamente l’imprenditore, avevano il compito di preparare i contratti di lavoro apparentemente part-time e false buste paga non riportanti le reali ore lavorate, occupandosi della gestione contabile delle attività. Nelle pagine dell’ordinanza si legge che “per aggirare i controlli tutti i dipendenti erano stati assunti part-ime, ma di fatto lavoravano anche con straordinari non retribuiti”. E sono gli stessi dipendenti a raccontare quello che succedeva “approfittando del nostro stato di bisogno ci costringeva ad andare in banca a ritirare lo stipendio e sistematicamente dovevamo consegnare a lui 300 o 400 euro per mantenerci il posto di lavoro”. I responsabili dei punti vendita erano delegati al controllo dei dipendenti, cui richiedevano l’effettuazione di turni massacranti negando la possibilità di usufruire di parte delle ferie cui avevano diritto e, in occasione della verificazione di infortuni sul lavoro, accompagnavano i lavoratori in ospedale per costringerli a rendere dichiarazioni false in merito alla dinamica dell’incidente. «È capitato che mi tagliassi lavorando in macelleria, ma su disposizione di Paolo Paoletti ho dovuto dichiarare, una volta arrivato in pronto soccorso, di essermi fatto male a casa. Tutte le volte che mi infortunavo sul lavoro mi sono recato al Pronto soccorso di Soverato, dove sono stato medicato e cucito di volta in volta»
Sarebbero oltre 60 i dipendenti che, sotto le direttive del titolare delle imprese ed approfittando della condizione di necessità e vulnerabilità derivante da precarietà economica, erano soggiogati elle imposizioni di condizioni di lavoro degradanti e pericolose sul luogo di lavoro, dove veniva “violato sistematicamente la normativa sull’orario di lavoro; corrispondendo una retribuzione palesemente inadeguata o comunque insufficiente rispetto alla quantità e qualità del lavoro svolto (4 euro all’ora, a fronte di una prestazione di attività lavorativa di oltre 50 ore a settimana) o sottraendo parte della retribuzione (con restituzione in contanti), limitando il godimento dei giorni di riposo settimanale e delle ferie annuali, garantiti dalla legge, con fruizione di sole due settimane di ferie all’anno”.
Un altro lavoratore scrive il gip nell’ordinanza, che «durante la pausa pranzo di ogni giorno, veniva da me fruita nei locali magazzino della sede di Montepaone, in condizioni igieniche pessime. Capitava spesso mi passassero tra i piedi topi ma non avevo altro luogo dove mangiare il panino che, ogni volta ero costretto a comprarmi nello stesso supermercato. Mi è stato anche chiesto di lavorare di notte, per pulire frigoriferi fatiscenti, le cui ventole e scarichi erano intasati dal grasso»