“Proteggere chi ci protegge”, nel 2023 in Calabria 32 episodi di aggressione a medici e sanitari – REPORT

La Uil Calabria e la Uil Fpl Calabria lanciano la campagna di sensibilizzazione "Proteggere chi ci Protegge”, volta a contrastare il crescente fenomeno delle aggressioni ai danni di medici, infermieri e operatori sanitari nelle strutture ospedaliere della regione

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LAMEZIA TERME – Il report sulle aggressioni al personale sanitario in Calabria e la campagna sono stati presentati nella sede Uil di Sant’Eufemia. Nel 2023, la Regione Calabria ha registrato 32 episodi di violenza contro gli operatori sanitari. Gli episodi, rilevati esclusivamente nel settore pubblico, hanno coinvolto in totale 39 operatori. La campagna mira a coinvolgere istituzioni, cittadini e operatori del settore per tutelare la sicurezza del personale sanitario, spesso esposto a episodi di violenza fisica e verbale.

La campagna “Proteggere chi ci Protegge”: 3 obiettivi

Sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore del rispetto per chi cura e sull’urgenza di porre fine alle aggressioni nei confronti del personale sanitario; istituire e potenziare i posti fissi di polizia negli ospedali calabresi, estendendo i tempi operativi per garantire una presenza continua e protettiva e, infine, sollecitare nuove assunzioni nelle forze dell’ordine per evitare che le risorse destinate alla sicurezza ospedaliera vengano sottratte al controllo del territorio.

“Chi lavora per la nostra salute e sicurezza – dicono Mariaelena Senese e Walter Bloise, rispettivamente Segretaria generale della Uil Calabria e Segretario generale della Uil Fpl Calabria – non può rischiare di essere aggredito sul posto di lavoro. La presenza di posti fissi di polizia è un deterrente fondamentale e chiediamo al Ministero dell’Interno di attuare nuove assunzioni nelle forze dell’ordine, per garantire che la sicurezza negli ospedali non avvenga a scapito del controllo del territorio”.

Prevede una serie di eventi pubblici, tra cui una Giornata di sensibilizzazione nelle piazze principali della Calabria, con la partecipazione di medici, infermieri e rappresentanti delle forze dell’ordine. Verrà inoltre organizzata una conferenza stampa per presentare i risultati delle indagini sulle aggressioni ospedaliere e discutere le soluzioni proposte dalla Uil.

Il Report

A livello nazionale, il fenomeno della violenza nei confronti del personale sanitario è monitorato dall’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Socio-Sanitarie (ONSEPS). L’obiettivo dell’Osservatorio è di raccogliere, analizzare e promuovere azioni mirate a garantire la sicurezza degli operatori sanitari, con particolare attenzione alla prevenzione e gestione degli episodi di violenza. Nel 2023 sono state segnalate oltre 16.000 aggressioni, con circa 18.000 operatori sanitari coinvolti. La raccolta dei dati ha coperto principalmente le strutture pubbliche, con solo il 4% delle segnalazioni provenienti dal settore privato accreditato con il Servizio Sanitario Regionale (SSR).

Donne e infermieri 

Le donne e, in particolare, gli infermieri risultano essere le categorie maggiormente colpite. Negli ultimi cinque anni, le aggressioni sono aumentate del 38%, a causa di carenze di personale e lunghi tempi di attesa, che contribuiscono a tensioni tra pazienti e operatori sanitari. Nel 2024, le aggressioni contro il personale sanitario in Italia, e in particolare in Calabria, continuano a essere un grave problema, con un trend di aumento rispetto agli anni precedenti.

In Calabria, solo negli ultimi mesi, si sono registrati episodi di violenza, come quello al pronto soccorso di Lamezia Terme, in cui un infermiere è stato minacciato per presunti ritardi nell’assistenza. Al pronto soccorso dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, del 21 luglio dove un uomo ha aggredito un infermiere, al pronto soccorso del GOM di Reggio Calabria del 13 settembre 2024 dove una dottoressa è stata aggredita da un utente che pretendeva di essere visitato subito, all’Ospedale Iazzolino di Vibo e a Soriano dove sempre nel mesi di aprile e di luglio 2024, si sono verificate aggressioni contro medici e infermieri, all’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone dove a luglio 2024 e’ stato aggredito un anestesista rianimatore.

In Italia, le aggressioni fisiche e verbali sono aumentate negli ultimi cinque anni, principalmente a causa della carenza di personale e della disorganizzazione. Le aree sanitarie più a rischio includono i pronto soccorso, i reparti psichiatrici e le guardie mediche, dove si concentra la maggior parte degli incidenti. Per fronteggiare il problema, il governo ha recentemente approvato misure come l’arresto in flagranza differita, consentendo di intervenire anche dopo l’aggressione grazie a videocamere di sorveglianza, che saranno potenziate in ospedali e altri presidi sanitari nel 2024.

Sintesi dei Dati Regionali per la Calabria Nel 2023, la Regione Calabria ha registrato 32 episodi di violenza contro gli operatori sanitari. Gli episodi, rilevati esclusivamente nel settore pubblico, hanno coinvolto in totale 39 operatori.

1. Distribuzione degli Aggrediti per Genere e Età
• Sesso: 24 maschi e 15 femmine.
• Età: 12 operatori tra i 30 e 39 anni, 13 tra i 40 e 49 anni, 6 tra i 50 e 59 anni, e 6 con più di 60 anni. In 2 episodi non è stata indicata l’età degli aggrediti.

2. Qualifiche Professionali Coinvolte
• Infermiere: 16 coinvolti.
• Medici: 4 coinvolti.
• Operatori Socio Sanitari (OSS): 7 coinvolti.
• Altri coinvolgimenti sono stati rilevati per Tecnici di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare e Autisti soccorritori.

3. Distribuzione Temporale degli Eventi
• Giorno della settimana: 29 eventi in giorni feriali e 3 in giorni festivi.
• Fascia oraria: 18 eventi al mattino, 3 nel pomeriggio e 11 in orario serale/notturno.

4. Setting Assistenziale
• Ospedaliero: 4 episodi nel Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC), 9 al Pronto Soccorso, 5 in Aree di Degenza
• Territoriale: 6 episodi nei Servizi Psichiatrici Territoriali e meno di 3 in altre strutture (Emergenza/Urgenza territoriale, case di comunità, domicilio del paziente).

5. Tipologia di Aggressione
• Aggressioni fisiche: 20 episodi
• Aggressioni verbali: 22 episodi.
• Aggressioni contro la proprietà: 4 episodi.

6. Profilo degli Aggressori
• Pazienti/Utenti: Responsabili in 20 episodi.
• Parente/Caregiver/Conoscente: Coinvolti in 10 episodi.
• Per un episodio, non è stato specificato il tipo di aggressore.

I dati mostrano che:
• Gli episodi di violenza si verificano prevalentemente negli ambienti ospedalieri, con il Pronto Soccorso e i servizi psichiatrici come luoghi di maggiore criticità.
• La maggior parte delle aggressioni avviene in giorni feriali, concentrandosi al mattino.
• Gli infermieri risultano i più colpiti, seguiti da medici e OSS.

L’ultima aggressione in Calabria

L’ultimo caso in Calabria, invece, si è verificato il 25 settembre scorso, come è desumibile dagli organi di stampa, quando un uomo è stato fermato e portato al commissariato di polizia, dopo un’aggressione verbale rivolta nei confronti di un infermiere del Pronto soccorso dell’ospedale di Lamezia Terme. Pare si fosse presentato e pretendeva che sua moglie venisse ricevuta subito, senza alcun codice emergenziale assegnato, e non vedendo accolta la sua richiesta ha reagito aggredendo verbalmente l’infermiere. Ci sono stati momenti di concitazione tra i presenti per il timore che potesse accadere qualcosa di più grave, ma l’intervento di un agente in servizio al posto fisso di Polizia ha scongiurato ogni rischio. Sul posto sono poi intervenute tre volanti che hanno portato via il presunto responsabile.

Il caso Vibo Valentia e l’esercito in ospedale

Per contrastare e prevenire il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario, l’esercito da qualche giorno vigila sull’ospedale di Vibo Valentia. La decisione è stata presa dal prefetto Paolo Giovanni Grieco, come ha scritto l’Ansa, e rientra in un piano di rimodulazione dei servizi di vigilanza già operati dall’Esercito su obiettivi sensibili nel territorio vibonese nell’ambito dell’operazione “Strade sicure”. Nell’ospedale di Vibo, nei mesi scorsi, si sono verificati diversi casi di medici ed infermieri aggrediti da pazienti o da loro familiari. La vigilanza al pronto soccorso dell’ospedale Jazzolino era stata rafforzata anche dall’Azienda sanitaria provinciale. Da Vibo a Reggio Calabria, presidi sanitari diversi ma stessa situazione.

L’omicidio della guardia medica

Il 18 novembre del 2023, con una violenza inaudita, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco Francesca Romeo, dottoressa in servizio presso la guardia medica di Santa Cristina d’Aspromonte (Rc). La donna si trovava in auto con il marito, anche lui medico. Stavano rientrando dopo il turno di notte in Guardia medica: i due coniugi sono stati avvicinati nella strada che porta da Santa Cristina a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria. Per la donna, originaria di Seminara, non c’è stato nulla da fare mentre l’uomo ha riportato una lieve ferita al braccio. Le indagini della polizia sono in corso.

L’arresto in flagranza differita

Il primo ottobre 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il D.L. 137/2024, approvato dal Consiglio dei Ministri italiano per combattere la crescente violenza contro il personale sanitario e socio-sanitario. Il decreto introduce una serie di misure volte a contrastare la violenza nelle strutture sanitarie, sia pubbliche che private. La nuova ipotesi di danneggiamento nelle strutture sanitarie. La prima modifica riguarda l’art. 635 c.p. Il decreto ha, infatti, inserito un nuovo comma che punisce chiunque, all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie – siano esse pubbliche o private – con violenza alla persona o con minaccia ovvero in occasione del delitto di lesioni personali contro personale sanitario (art. 583 quater) distrugge, disperde, deteriora o rende inservibili cose destinate al servizio sanitario o socio sanitario.

La pena è la reclusione da 1 a 5 anni e la multa fino a 10.000 euro. Il decreto, dunque, introduce una specifica ipotesi di danneggiamento applicabile quando il fatto è commesso all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie. Arresto obbligatorio in flagranza per chi aggredisce il personale sanitario. Il decreto contiene anche modifiche al codice di procedura penale. In particolare, sono stati modificati gli artt. 380 e 382bis c.p.p.

La novità riguarda l’estensione dell’arresto obbligatorio in flagranza, cioè dell’arresto effettuato dagli ufficiali e dagli agenti di polizia giudiziaria quando il soggetto viene scoperto nel momento stesso in cui commette il crimine o nei momenti immediatamente successivi. Il decreto, dunque, estende l’obbligo di arresto a chiunque commette il reato di lesioni personali contro un operatore sanitario o sociosanitario, nonché contro chi svolge attività ausiliarie. Con l’estensione dell’arresto in flagranza per le ipotesi di lesioni o danneggiamento contro il personale sanitario si vuole garantire una risposta immediata ed efficace in caso di aggressione, inviando un messaggio chiaro a chi pensa di poter aggredire impunemente il personale sanitario. Il decreto prevede poi anche l’estensione dell’arresto in flagranza differita: con tale disposizione chi commette atti di violenza all’interno delle strutture sanitarie potrà essere identificato e arrestato entro le 48 ore dalla commissione del fatto, anche se non catturato nell’immediato.

La posizione della Uil Fpl

Per Rita Longobardi, Segretaria generale della Uil Fpl, “Sono importanti le misure sanzionatorie, ma è fondamentale la prevenzione, a partire dalle assunzioni, ai corsi di formazione per la gestione delle situazioni di conflitto con gli utenti, all’adeguamento del DVR, al rafforzamento di presidi di vigilanza, al supporto psicologico agli operatori e all’utenza, fino alla necessità di garantire la tutela legale gratuita da parte delle Aziende Sanitarie, che devono costituirsi parte civile”. La UILFPL è presente von un proprio rappresentante nell’osservatorio nazionale costituito ai sensi della L. 113/2022.

Le aggressioni al personale sanitario: un fenomeno all’ordine del giorno

L’approvazione di questo decreto arriva in un momento in cui gli episodi di violenza contro il personale sanitario sono tristemente diventati una realtà quotidiana. Il fenomeno, dunque, non è nuovo: per anni abbiamo assistito ad aggressioni al personale sanitario e il Parlamento ha provato a dare una risposta forte prevedendo circostanze aggravanti specifiche (si vedano, ad esempio, le circostanze aggravanti previste dall’art. 61 e dall’art. 583 quater). La cronaca, però, continua a raccontare episodi di violenza incontrollata all’interno delle mura dei principali ospedali italiani. Finita l’emergenza dovuta al Covid-19, le aggressioni sono riprese.

Questi episodi spesso hanno alla base la rabbia e la frustrazione per le lunghe attese o per le condizioni del servizio, che, però, sono destinati ad aumentare se non si realizzerà una rapida inversione di rotta, in particolare nel rafforzamento della medicina territoriale e nella gestione dei codici bianchi. L’allarme dell’OCSE Già nel 2022, l’OSCE aveva denunciato, nel suo rapporto Healt at the glance, che il numero di infermieri sta drasticamente calando, soprattutto in Italia. Nello stivale, infatti, ci sarebbero la metà degli infermieri rispetto a Paesi come la Francia o la Germania. La conseguenza delle condizioni di lavoro e dello stipendio è evidente: anche il numero di domande per diventare infermieri si è dimezzato. Eppure i dati mostrano che di personale sanitario, soprattutto di infermieri, abbiamo bisogno: stando sempre ai dati elaborati dall’OSCE, infatti, l’Italia sta formando meno infermieri di quanti saranno necessari per sostenere il sistema sanitario.

Alla luce dei dati rilevati, è evidente la necessità di potenziare le misure di prevenzione, formazione e protezione del personale sanitario in Calabria, soprattutto nei settori più vulnerabili. Il rafforzamento della sicurezza e una maggiore sensibilizzazione della popolazione potrebbero contribuire a ridurre il numero di episodi di violenza. Sarebbe opportuno anche pensare di istituire un Osservatorio/ Comitato regionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e SocioSanitarie. Allo stesso modo vanno pensati sistemi di videosorveglianza e web cam da attivare a tutela degli operatori, sull’esempio di quanto in atto in alcune Aziende Sanitarie (si veda ad esempio l’ASP di Cosenza). Intanto, per sensibilizzare le istituzioni competenti su questa tematica, che abbiamo più volte segnalato agli organi di stampa e a chi di competenza, abbiamo deciso di lanciare la campagna: “Proteggere chi ci Protegge”, con lo slogan: “Rispetto per chi ci cura. Sicurezza per chi ci protegge”

La campagna “Proteggere chi ci Protegge”

Lanciata da Uil Calabria e Uil Fpl Calabria, si interseca con la campagna nazionale di sicurezza sui luoghi di lavoro: “Zero Morti sul Lavoro” promossa dalla Uil, che da tempo lotta per garantire migliori condizioni di sicurezza a tutti i lavoratori. In riferimento agli ultimi fatti di cronaca, la nostra iniziativa vuole estendere il concetto di sicurezza alla tutela di medici, infermieri, operatori sanitari e tutti coloro che lavorano in Sanità, sempre più spesso vittime di aggressioni nei luoghi di lavoro. Proteggere chi ci cura è un imperativo morale e un diritto fondamentale che si inserisce perfettamente nella battaglia più ampia della Uil per la sicurezza in ogni ambito lavorativo. La violenza contro il personale sanitario è una ferita aperta nel sistema di salute pubblica. Con la campagna “Proteggere chi ci Protegge”, la Uil Calabria e Uil Fpl Calabria si impegnano a porre fine a questo fenomeno, attraverso misure concrete come l’istituzione e il potenziamento dei posti fissi di polizia negli ospedali e il potenziamento degli organici nelle forze dell’ordine all’interno dei presidi sanitari.

La sicurezza degli operatori sanitari è un diritto imprescindibile e la loro protezione deve essere una priorità per l’intera comunità. Il primo obiettivo è quello di sensibilizzare la popolazione sull’importanza del rispetto verso i medici, gli infermieri, gli OSS e tutti coloro che lavorano in sanità, figure essenziali per la salute pubblica, che sempre più spesso subiscono episodi di violenza nei luoghi di lavoro. “Difendere chi ti cura è difendere te stesso”. Medici, infermieri e personale sanitario in genere lavorano ogni giorno per salvaguardare la salute della comunità, ma sono sempre più spesso vittime di aggressioni fisiche e verbali. Nessuno dovrebbe temere per la propria incolumità mentre svolge un lavoro così importante. È tempo di agire per garantire la loro sicurezza. E’ necessario, ancora, chiedere l’istituzione e il potenziamento dei posti fissi di polizia negli ospedali della Calabria, allungando i tempi operativi e garantendo una presenza continua che assicuri la sicurezza del personale sanitario e dei pazienti. “Un posto di polizia in ogni ospedale per fermare la violenza”.

La presenza costante di posti fissi di polizia all’interno delle strutture ospedaliere ha dimostrato di essere un deterrente efficace contro le aggressioni. Non possiamo permetterci che i nostri ospedali siano luoghi di insicurezza. Chiediamo, quindi, l’istituzione e il rafforzamento di questi presidi, con orari di copertura estesi per garantire una protezione 24/7. E’ determinante, inoltre, sollecitare il Ministero dell’Interno affinché potenzi la presenza delle forze dell’ordine, evitando che queste misure di protezione non sottraggano risorse già impegnate nel controllo del territorio. “Sicurezza senza sacrifici: più forze dell’ordine, non meno controllo del territorio”. È fondamentale che il potenziamento della sicurezza negli ospedali non venga effettuato sottraendo operatori al controllo del territorio. Sollecitiamo, allora, il Ministero dell’Interno a procedere, così da garantire sia la sicurezza nelle strutture sanitarie sia un’efficace gestione della sicurezza pubblica.

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