In qualità di sindaco di Reggio Emilia Delrio incontrò il primo cittadino del Comune con cui era gemellato: «Anche un mio figlio andò a fare volontariato in Calabria»
ROMA – “Io non ho fatto campagna elettorale a Cutro: sono stato invitato in quanto membro di una città che aveva stretto un patto di amicizia da anni con Cutro, l’allora sindaco di Cutro, Salvatore Migale, a capo di una coalizione di centrosinistra e civica, mi aveva ripetutamente invitato, io non ero mai andato. C’era un gemellaggio con le cooperative reggiane e della Locride per la lotta alla ‘ndrangheta, con queste associazioni abbiamo mantenuto rapporti costanti con scambi di giovani, anche un mio figlio andrò a fare volontariato in Calabria, il mio Comune era impegnato. Anche da ministro ho più volte ho visitato gli amici di queste cooperative impegnate contro la mafia. Non credo ci fosse alcun dubbio sul fatto che la mia posizione era netta e chiara. Non ho fatto campagna elettorale, mai sono stati affissi manifesti, non ho mai organizzato incontri elettorali a Cutro. Ho partecipato alla Messa nella piazza con altri rappresentanti di Comuni del Nord con cui Cutro è gemellata; non ho partecipato ad alcuna processione. Non vi è stato alcun incontro elettorale, nè azioni di propaganda elettorale: solo azione di rappresentanza con appuntamenti pubblici. Ho solo fatto una visita di saluto alla sede del Pd, una visita di cortesia di alcuni minuti”.
Delrio ha ricordato che nel 2008 e nel 2009, “in assenza di un dibattito pubblico, da sindaco ho commissionato una ricerca al prof. Ciconte, prima città nel nord Italia, per comprendere meglio con quali meccanismi e profondità si stava sviluppando il fenomeno mafioso dopo le risultanze di una serie di indagini e processi. Se avessimo avuto notizie dirette avremmo denunciato alla procura della Repubblica. Abbiamo firmato un protocollo nel 2005 con i sindacati per impedire infiltrazioni della criminalità che tentava di infiltrarsi nel territorio. La mia presa di posizione è sempre stata molto chiara contro la criminalità”. “Per chi continua a speculare su episodio del 2012 in cui accompagnai alcuni consiglieri comunali, vorrei venissero prese le dichiarazioni date dal prefetto Antonella De Miro”. L’azione non era certo per “bloccare le interdittive ma al contrario mirava a fare in modo che la comunità cutrese prendesse coscienza che era necessaria la netta distanza da quei fenomeni: quello fu il senso di quell’incontro per avere come alleati i calabresi onesti. Quell’episodio che viene continuamente deformato è facilmente ricostruibile”, ha concluso Delrio.
IL BOSS GRANDE ARACRI
“Non ho mai detto che non sapevo chi fosse Grande Aracri: rispondendo ad una domanda ho detto che non ne conoscevo nè luogo di nascita nè abitazione, ma sapevo essere diventato boss di grande pericolosità. Al di là di una estrapolazione di pezzi del verbale, ho detto con chiarezza che sapevo bene che si trattava di un boss del crotonese ma non sapevo dove abitasse nè dove fosse nato“. Lo ha detto in Commissione Antimafia il capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio. Delrio ha chiarito che la provincia di Reggio Emilia – città di cui è stato sindaco – ha avuto una reazione forte contro il fenomeno ‘ndranghetista. “Tutti noi dobbiamo fare un salto di qualità sulla comprensione del fenomeno ma in assenza di elementi investigativi precisi la nostra azione era di coscienza e di presa di posizione. Nel 2011 con il prefetto De Miro abbiamo sottoscritto, primo comune a farlo, il primo protocollo per il controllo dell’infiltrazione mafiosa su appalti e subappalti. Sulla base di quel protocollo partirono una serie di interdittive e furono estesi i controlli sugli appalti”, ha detto il parlamentare.
Sulle interdittive antimafia, “Vi prego di leggere la deposizione del prefetto Antonella De Miro al processo, deposizione che è stata fatta nell’udienza del 4 aprile 2017. Il prefetto ricostruisce l’incontro come l’ho fatto io. Mai si fece riferimento al fatto che il prefetto doveva abbandonare le interdittive, non fu fatta alcun tipo di pressione per influenzare il prefetto ma la nostra azione è sempre stata di difesa del prefetto. Non c’è mai stata nessuna ambiguità: sarebbe stato ben grave se avessi portato i consiglieri a spingere per il blocco delle interdittive sarebbe stata una ambiguità molto seria”. Ha detto il capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio, in audizione in Antimafia. “Se non è un processo questo qui ci assomiglia. La sentenza Aemilia dice chiaramente chi è stato connivente e chi non è stato. La macchina del fango non va alimentata”, ha continuato Delrio, rispondendo ad alcune domande dei parlamentari. “Non mi pare che il mio nome sia mai citato in alcuna pagina della sentenza. La mia visita a Cutro è stata una visita istituzionale di 24 ore. Il mio giudizio sulle campagna elettorali a Cutro è assolutamente negativo. Sono andato a rappresentare la mia città e la sera prima sono andato in Chiesa, ero in luoghi pubblici. Dal 1995 c’è un patto di amicizia tra Reggio Emilia e Cutro. Nè credo si possa parlare di un sistema mafia-regione: lo scioglimento del comune di Brescello è stato fatto mentre ero io al governo”, ha concluso Delrio.
“La richiesta di audizione di Graziano Delrio non ha alcune fondamento se non una ragione strumentale dato che si voterà in Emilia Romagna e si voleva sollevare una questione assolutamente già chiarita. A Delrio nessun magistrato attribuisce nessuna responsabilità”. Lo ha detto il capogruppo Pd in Commissione antimafia, Franco Mirabelli, nel corso dell’audizione del capogruppo Pd alla Camera, Delrio. “Delrio risulta del tutto estraneo a qualunque di queste vicende. Nonostante questo lo ringrazio per aver accettato di venire qui in Antimafia: ha dimostrato di avere un rispetto per la Commissione e il Parlamento che altri non hanno dimostrato. Non l’ha dimostrato i precedente ministro degli Interni che si è sottratto a venire qui ad essere audito sulla sua presenza in alcuni luoghi e su alcune foto”, ha concluso Mirabelli. L’audizione di Graziano Delrio “è un atto strumentale e sbagliato che pagheremo. Forse dovremmo convocare tutti i colleghi coinvolti da semplici articoli di giornale? Lo ha detto il deputato Maurizio Lupi (Gruppo Misto) nel corso dell’audizione del capogruppo del Pd alla Camera in Antimafia. “Sono convinto che non abbiamo fatto questa audizione in vista delle prossime elezioni in Emilia Romagna – ha proseguito Lupi – rimaniamo nell’attesa che il governo e i ministri Bonafede Toninelli vengano a riferire qui”.