CROTONE – Beni per 238mila euro sono stati sequestrati dalla Guarduia di finanza di Crotone che ha scoperto una truffa nel settore del commercio di prodotti petroliferi.
Tre persone sono state denunciate. Sulla scorta di un’informativa di reato inoltrata dalla Direzione Interregionale delle Dogane di Napoli a carico di un proprio dipendente, che avrebbe falsamente e dietro indebite percezioni di denaro attestato la chiusura di operazioni di esportazione di gasolio destinato al bunkeraggio di navi, mai avvenute, nel Porto di Crotone, la Procura della Repubblica di Crotone ha delegato la Compagnia Guardia di Finanza pitagorica a compiere indagini. L’attivita’ di servizio eseguita dalle Fiamme Gialle crotonesi si è innestata sul monitoraggio effettuato dall’Area Antifrode della Direzione Interregionale per la Campania e la Calabria dell’Agenzia delle Dogane di Napoli sui movimenti di prodotti energetici, con specifico riferimento a quelli agevolati quali il gasolio “Bunker” che, essendo destinato al rifornimento delle navi, e’ considerato come una provvista di bordo ed e’ soggetto al trattamento fiscale delle merci destinate all’esportazione, pertanto in esenzione di accisa ed iva. Nel caso specifico, dall’analisi dei dati presenti nel sistema informatico in uso all’Agenzia delle Dogane erano emerse ventitre’ operazioni di appuramento e chiusura dei documenti di scorta di gasolio eseguite in maniera impropria da un funzionario doganale in servizio alla Sezione Operativa Territoriale delle Dogane di Crotone.
La complessa attivita’ investigativa, protrattasi per oltre un anno, e’ stata eseguita dalle Fiamme Gialle anche con indagini tecniche ed appostamenti ed ha consentito di individuare altre 6 operazioni di appuramento irregolari, effettuate con analoghe modalita’. Inoltre, sarebbero stati acquisiti significativi elementi probatori in ordine alla responsabilita’ del titolare di un’impresa di autotrasporti pugliese che, grazie alla corruzione del funzionario doganale, aveva di fatto sottratto il gasolio al pagamento dell’accisa, beneficiando indebitamente di un risparmio d’imposte quantificato complessivamente in 765mila euro. L’indagine ha anche consentito di appurare che il patto corruttivo prevedeva la corresponsione, come prezzo del reato, di un compenso per l’attivita’ illecita del funzionario doganale pari a complessivi 36mila euro, ricevuto in più tranche. Al funzionario doganale, licenziato a seguito di un provvedimento disciplinare adottato dall’Amministrazione delle Dogane, sono stati contestati, in concorso con una terza persona ritenuta istigatrice e concorrente morale, anche i reati di calunnia, millantato credito e truffa. Su richiesta del Pubblico Ministero titolare del procedimento, il Gip ha disposto il sequestro preventivo fino a concorrenza delle somme costituenti il prezzo della corruzione del funzionario ed il profitto conseguito dal privato per effetto ed in conseguenza degli atti compiuti dal corrotto. Gli approfondimenti investigativi delle Fiamme Gialle crotonesi hanno consentito di sottoporre a sequestro, oltre alle disponibilità bancarie e ad un’autovettura intestata agli indagati, anche un immobile intestato alla moglie del corruttore. In proposito, pur sussistendo tra i coniugi un accordo di separazione consensuale omologato dal Tribunale, gli elementi accertati hanno consentito di ritenere che tale accordo fosse simulato e, in ogni caso, superato da una riconciliazione “di fatto” che avrebbe rimosso gli effetti della s separazione, ripristinando il regime patrimoniale della comunione legale.