COSENZA – Checché se ne dica, il ruolo del consigliere comunale a Cosenza è stato nuovamente svilito. In un certo qual modo la conferma si è avuta qualche giorno fa, quando 12 consiglieri comunali di maggioranza, più una tredicesima, Bianca Rende, avevano firmato un documento, affermando sostanzialmente come la Città Unica tra Cosenza, Rende e Castrolibero che dopo l’indizione del referendum del prossimo primo dicembre ha infiammato nuovamente il dibattito tra favorevoli e contrari, “sia un’imperdibile opportunità di crescita politica, economica, commerciale e sociale dell’intera area urbana”.
Insomma, si faceva intendere una certa “disarmonia” con la posizione del primo cittadino, tant’è che a stretto giro è stato inviato un secondo documento, in cui stavolta solo i consiglieri di maggioranza ad eccezione di Bianca Rende si sono affrettati (o forse sono stati costretti) ad affermare la piena fiducia all’operato del sindaco in “relazione alla posizione da sempre sostenuta di difesa dell’autonomia e del diritto ad autodeterminarsi dei Comuni, soprattutto in materia di fusione e costituzione di nuovi Municipi”.
Forse, e non ce ne vogliano i contrari alla fusione, almeno la Città Unica a qualcosa potrebbe servire: ridare autorevolezza al ruolo del consigliere comunale, ridotto ormai ad un maggiordomo di quartiere per il disbrigo di pratiche, perché forse amministrando un territorio più vasto che andrebbe ad inglobare altre istituzioni, come l’Università della Calabria, giusto per citarne qualcuna, potrebbe ritornare ad avere quel ruolo fondamentale nella vita politica e amministrativa, rappresentare gli interessi e le esigenze della comunità, portando le varie istanze in Consiglio comunale, contribuire alla creazione, alla discussione e all’approvazione di normative locali. In definitiva, tornerebbe a fare quello che la legge prevede e che la gente comune si aspetta.