COSENZA – Da avveniristico museo, annunciato nel lontano 2013 dall’ex sindaco Occhiuto, a rudere fatiscente e pericoloso, trasformato in discarica e usato anche come una latrina a cielo aperto. Sono passati quasi sei anni da quel 2018, quando l’allora amministrazione Occhiuto iniziò ad abbattere l’ex hotel Jolly, la struttura costruita negli anni ‘50 nel centro storico di Cosenza e poi nel 1993 di proprietà dell’Aterp, per costruire il museo dedicato al re dei Visigoti e del celebre saccheggio di Roma del 410. Oggi di quel museo culturale che doveva attrarre turisti e visitatori anche nel mito della leggenda di Alarico e del suo tesoro seppellito nel Busento, resta solo uno scheletro e un’area cantiere utilizzata per bivacchi, tossicodipendenti ma anche come discarica a cielo aperto in cui buttare qualsiasi tipo di rifiuto. E c’è anche chi lo usa come latrina a cielo aperto.
Il progetto del museo di Alarico
Un accordo di programma con la Regione Calabria (sottoscritto con l’allora governatore Mario Oliverio) e che includeva diversi interventi per la città di Cosenza ,prevedeva anche l’abbattimento della struttura di Via Lungocrati De Seta dopo l’acquisizione del Comune all’Aterp e sul cui sito sarebbe dovuto sorgere “il Museo di Alarico” alla confluenza con i fiumi Crati e Busento dove, nel 2016, venne posizionata la statua a cavallo realizzata di Paolo Grassino grazie ad un finanziamento della Fondazione Carical.
Una struttura che sarebbe sorta sulle ceneri di quel palazzo considerato avulso al contesto circostante e rispetto al centro storico per diventare un polo culturale attrattore per il turismo, nel quale si sarebbe racconta quella parte di storia cittadina legata alle gesta del re dei Visigoti e le cui spoglie, secondo la leggenda, giacerebbero nel letto del Busento insieme a un tesoro di inestimabile valore.
Costo complessivo dell’opera (mai nata) sette milioni di euro di risorse autorizzate dal Cipe nel 2012, a valere sui Fondi Sviluppo e Coesione destinati alla Calabria: 3,3 per realizzare la nuova struttura e 2,2 per acquistare e abbattere l’hotel Jolly con ulteriori 500mila euro messi in campo dal Comune. Un progetto ambizioso ma anche criticato e osteggiato che ha visto anche diverse sospensioni: il ricorso al TAR da parte dell’Aterp, la revocava, in autotutela, del permesso paesaggistico concesso all’epoca dal ABAP e poi annullata dallo stesso Tar nel 2022 che diede ragione al Comune che nel frattempo aveva parzialmente demolito la struttura.
La pandemia e i costi del progetto lievitati
Intanto, un anno prima, a Cosenza era cambiata l’amministrazione comunale con l’insediamento del nuovo sindaco Franz Caruso. Ma il progetto, anche se con una possibile modifica di destinazione d’uso era pronto a ripartire. Ma nessuno aveva fatto i conti con la pandemia che, oltre a stravolgere le vite di tutti le persone, portò ad un aumento smisurato dei costi delle materie prime. Risultato? Non si rientrava più nel costo dell’abbattimento e della realizzazione dell’area. Il comune avrebbe dovuto destinare un milione di euro in più a cause dell’aumento dei costi, ma con l’Ente in dissesto non è stato possibile destinare alcuna somma. È iniziata allora una nuova interlocuzione con la Regione per chiedere un ulteriore finanziamento per completare l’abbattimento del rudere e ripulire l’area.
Chiesto un finanziamento per abbattere il rudere e ripulire l’area
Lo stesso Caruso, durante un incontro con i residente del centro storico alcune settimane fa, non ha mancato di evidenziare le notevoli difficoltà riscontrate dai finanziamenti, insufficienti alla realizzazione del Museo e, quindi alla necessità di modificare il progetto originario. «Io avrei voluto il Museo di Telesio. Oggi cerchiamo di salvare il salvabile per non perdere le risorse e comunque riqualificare l’area. Abbiamo una interlocuzione costante con gli uffici regionali e mi auguro di venire a capo anche di questa problematica nel più breve tempo possibile».
Residenti e commercianti «cantiere usato come discarica»
In attesa di tutta la pastoia burocratica e del via libera al finanziamento, l’area versa nel degrado più assoluto come lamentano cittadini e commercianti. «Ci sono persone che dormono in auto di fianco il rudere e poi usano l’area del cantiere come discarica e vespasiano per i propri bisogni. Nel prato alla confluenza dei due fiumi, dove si trova la statua di Alarico c’è una vera e propria zona di bivacco. Per non parlare della puzza terribile che arriva ogni giorni. E non basta che la ditta interviene ogni volta per ripristinare la recinzione del cantiere, visto che viene puntualmente rotta. Questo rudere deve essere abbattuto al più presto e la zona ripulita».