Donne senza lavoro e in cassa integrazione realizzano mascherine per i detenuti

A confezionare le mascherine saranno le dipendenti in cassa integrazione di un atelier reggino presente con un negozio anche nella città dei Bruzi

 

COSENZA – Donne disoccupate e in cassa integrazione realizzano mascherine per i detenuti calabresi. Accade grazie al progetto “Mascherine e sicurezza” promosso dall’associazione di volontariato penitenziario “LiberaMente” di Cosenza, in collaborazione con Uiltec Calabria e sostenuto da Banca Intesa San Paolo.
A confezionare le mascherine saranno le dipendenti in cassa integrazione di un atelier reggino presente con un negozio anche nella città dei Bruzi, sostenute dalle titolari Karma e Noemi e le ex impiegate del polo tessile di San Gregorio che, in tempo di emergenza coronavirus, hanno deciso di abbracciare l’iniziativa della Uiltec calabrese cercando di rendersi utili e di lavorare insieme per un unico, grande obiettivo. Le sarte ed operaie del tessile si erano già rese disponibili nel realizzare mascherine insieme alle suore delle Piccole Missionarie Eucaristiche di Napoli, nell’ambito del progetto #tidonounamascherina, al fine di destinarle alle persone in stato di bisogno, in particolare ai senza fissa dimora e agli extracomunitari.


Le mascherine filtranti sono composte in materiale TNT 100% polipropilene, DPI di I categoria e saranno distribuite gratuitamente alle persone recluse in alcune delle case circondariali della Calabria. “È importante tutelare i soggetti deboli – ha dichiarato il presidente di LiberaMente, Francesco Cosentini – noi abbiamo pensato ai detenuti perché è nella nostra mission prenderci cura di loro. La pandemia ci ha reso tutti più fragili, ma anche più umani. Il rapporto di amicizia e collaborazione nato con la Uiltec ci ha aperto una strada nuova e ci ha mostrato il volto di una Calabria attenta, sensibile e solidale”. Si è, dunque, attivata una catena di solidarietà che è il valore aggiunto del progetto. Al di là della realizzazione materiale delle mascherine, si è innescato un meccanismo per cui la difficoltà vissuta dal mondo del lavoro, si è trasformata in una opportunità di sviluppo sociale.
È inizialmente previsto il confezionamento di almeno 6mila mascherine. Poi il progetto potrebbe anche crescere. “Ci auguriamo che queste iniziative possano allargarsi sempre di più – afferma Annarita Mancuso, responsabile del settore tessile Uiltec Calabria – vedere queste donne mettere a disposizione, in modo gratuito, le proprie competenze ci restituisce fiducia nel futuro e contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, è necessario, pertanto, sensibilizzare affinché arrivi a tutti il messaggio di un cambiamento possibile”.

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