Come si può fare la mamma ed essere contemporaneamente una soldatessa? Ce l’ha raccontato il Caporal maggiore capo scelto M.T. del 1° Reggimento bersaglieri della caserma di Cosenza
COSENZA – Mamma e divisa. Conciliare il lavoro e l’essere madre certamente non è una cosa facile. Ma diventa ancora più impegnativo se si tratta di un lavoro nell’esercito italiano. Come si può fare la mamma ed essere contemporaneamente soldatessa? Serve dedizione e il giusto equilibrio, senza trascurare nessuno: famiglia, esercito e sé stessa. Proprio come fa M.T. una mamma-soldato che indossa l’uniforme da ben 20 anni, oggi divenuta Caporal maggiore capo scelto, del 1° Reggimento bersaglieri della caserma di Cosenza.
Cosa l’ha spinta ad entrare nell’esercito?
“Devo dire che è accaduto tutto per caso. Non sapevo neanche vi fosse un bando rivolto alle donne. Tramite amici ne sono venuta a conoscenza e alla fine ho fatto domanda, poi ho partecipato al concorso, visite mediche e sono entrata. Era l’11 dicembre del 2000. Per la prima volta le donne entravano nell’esercito. Quest’anno festeggio i 20 anni. L’arruolamento, avvenuto ad Ascoli, è stato molto duro. Lontano da casa, dai propri affetti; ero ancora una ragazzina, sei completamente sola. Poi a dicembre con le temperature particolarmente fredde… Diventa una sfida personale. E devo dire l’ho ampiamente superata e sono arrivata ai 20 anni.”
Di cosa si occupa principalmente una soldatessa? Che attività svolge?
“Qui in caserma siamo circa una trentina di donne. Ognuno di noi ha il suo carico e mansioni diverse. Il 1° Reggimento bersaglieri è un’unità dell’esercito italiano di stanza a Cosenza e fa parte della Brigata bersaglieri ‘Garibaldi’. E’ un reparto operativo, quindi spesso svolge missioni all’estero, si occupa di strade sicure, calamità naturali (come alluvioni, terremoti ecc.); interviene su tutto il territorio nazionale ed estero. E’una forza armata appartenente allo Stato, quindi di notevole spessore ed impegno, lavorativamente parlando. I bersaglieri sono conosciuti ovunque e sono solo in Italia. Si lavora con sacrificio che viene compensato tuttavia da tanto orgoglio, soprattutto in un reggimento come questo. Cosenza devo dire è una città abbastanza tranquilla, si lavora bene. Io ora sono C.Le Magg.Ca.Sc. e svolgo mansioni d’ufficio.”
E’ stata in missione all’estero? Prima o dopo di diventare mamma?
“Si ho svolto tre missioni prima di diventare mamma. Una in Kosovo e due in Iraq. Due ambienti totalmente diversi. E’ stata dura, bisogna sempre fare attenzione anche in periodi relativamente tranquilli. E’ un’esperienza che un soldato deve fare assolutamente, soprattutto in un reparto operativo come il nostro. Si passa tutta la vita ad addestrarsi anche per questo. Definirei un soldato che rinuncia ad un’ esperienza del genere come essere impiegato all’estero, come un chirurgo che non opera. Certamente è un’esperienza che ti cambia la vita, spesso vedi la morte in faccia. Capisci cosa significa veramente la paura, che non può mancare altrimenti saresti incosciente. Puoi fare affidamento solo sui tuoi colleghi. Tante persone non comprendono che è un enorme sacrificio, non si tratta di soldi (come alcuni pensano), la vita di una persona non ha prezzo. E’ un rischio che corre chi va in missione ed è un’angoscia anche per la famiglia intera che ne attende il ritorno.”
Ha mai pensato di lasciare il suo lavoro per dedicarsi maggiormente alla famiglia?
“Non ho nessun rimpianto, rifarei tutto dei miei vent’anni di carriera. Si, all’inizio quando sono nati i figli è stata dura, ma non ho mai pensato di lasciare. La paura principale è di non godersi a pieno i figli, ma chi indossa una divisa ama il proprio lavoro e i figli ne sono orgogliosi. Ci sono stati momenti difficili ma non riesco a pensare ad una vita senza questo lavoro. Anche mio marito è Maresciallo Capo, ci siamo conosciuti qui e ci siamo sposati. Io sono originaria di Napoli ma cresciuta professionalmente a Cosenza. Ho lavorato anche a Forlì ma in questa città ho trascorso parte della mia vita. Nel 2009 è nato il mio primo bimbo. Poi nel 2013 è arrivato il secondo. Siccome c’è la tutela del minore io per ora resto in sede e mio marito quando le attività lo richiedono viene impiegato anche all’estero. E’ difficile quando papà o mamma non ci sono, i bimbi ne risentono ma ci siamo organizzati. Devo dire che la Forza Armata ha a cuore i nuclei familiari. Vi è tutela per la maternità e paternità. Siamo riusciti a trovare un giusto equilibrio. Il piccolo infatti, vuole fare anche lui il militare. E’ fermamente convinto di entrare in futuro nell’esercito così come i suoi genitori.”
Nel rapporto con i colleghi maschi c’è “competizione”, un senso di sfida?
“All’inizio quando sono arrivata io, come le altre donne soldato, eravamo viste un pò come la novità, ma fortunatamente poi si è instaurato un bel rapporto con tutti. No, non vi è stata mai alcuna competizione o sfida. Io sono una persona che ha un carattere socievole, espansivo e che difficilmente non va d’accordo con gli altri. Poi dopo 20 anni ci conosciamo bene, anche se c’è un continuo avvicendamento di personale.”
Come viene considerata, secondo lei, dall’opinione pubblica una donna nell’esercito? Ci sono pregiudizi?
“L’opinione pubblica secondo me, era quella di vedere le donne nella Forza Armata come novità. C’era la concezione che una donna non potesse fare determinate mansioni, rivolte fino ad allora solo al personale maschile. Oggi dopo circa 20 anni, tutti quei pregiudizi non ci sono più! Noi donne siamo in grado di svolgere tutte le mansioni che la Forza Armata ci chiede di svolgere senza nessuna difficoltà. Noi donne non ci fermiamo mai!!!”
Questa la storia di una mamma-soldato la cui professione oggi, forse, è poco conosciuta e sottovalutata dalla concezione comune. Una soldatessa con una passione smisurata per il proprio lavoro e al tempo stesso una mamma con un amore infinito verso i propri figli. E le due cose s’incastrano e viaggiano all’unisono fino quasi a coincidere, perchè la forza e volontà di una donna può fare anche questo.