L’ex frate fu accusato da una suora siciliana. Arrestato, fu condannato e poi definitivamente assolto.
COSENZA – “Sono passati 11 anni dal mio arresto, e io sono innocente, dichiarato tale anche dalla magistratura. Ma io non dico più messa, e non so perchè. La responsabilità cade dunque sulla Chiesa cosentina e su chi mi ha diabolicamente infamato”. Padre Fedele, ce lo dice sinceramente, avrebbe voluto protestare, oggi, in occasione di questa ricorrenza, magari davanti all’Arcivescovado. Ma poi ha preferito onorare un suo parente, che purtroppo è morto qualche giorno fa. Proprio 11 anni fa, il 23 gennaio del 2006, la polizia lo catturò, nella sua stanza, nell’Oasi Francescana. E solo dopo una lunga battaglia legale, che lo vide anche, dapprima, condannato in primo e secondo grado, riuscì a dimostrare la sua innocenza dall’accusa di aver abusato sessualmente di una suora.
Di qualche giorno fa l’appello dei suoi legali, che vedono avvicinarsi, inesorabilmente, lo scadere dei termini della prescrizione del reato di calunnia da parte di chi lo accusò e gli rubò 10 anni di vita. E anche la gestione di quell’Oasi Francescana che accoglieva tutti. Senza distinzione alcuna. Oggi, purtroppo, non sembra più che sia così. “Io sono tranquillo e sereno, e continuo a pregare per chi mi ha crocifisso, ma questo è un vero massacro per me”, dice l’ex frate, privato subito, con una velocità davvero inusitata, della possibilità di dire messa. La cosa a cui tiene di più. “Chi ne è responsabile ne renderà conto a Dio. Io perdono tutti”. Lo dice da sempre. Ma, a quanto pare, nessuno vuole ascoltare questo religioso, che continua, testardo e mai domo, la sua opera di aiuto verso i poveri e i derelitti della città.