No-global: dieci anni fa “l’invasione” di Cosenza

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COSENZA – Una festa di piazza e di libertà. Giovedì sera i componenti del Filorosso hanno organizzato un incontro-dibattito sulla giornata della manifestazione no-global, svoltasi in città nel 2002. La partecipazione all’evento, com’era nelle previsioni degli organizzatori, è stata massiccia.

L’evento è stato un racconto corale per provare a mettere insieme le tessere di un puzzle ancora privo di un sentire comune. La data ncelta non è stata casuale. Il 22 novembre di dieci anni fa, infatti, l’Aula Magna dell’Unical ospitò una lunga assemblea dei movimenti del sud Italia, esprimendo una ricchezza straordinaria in termini di partecipazione e di contenuti. Dieci anni dopo, con meno pretese, l’appuntamento è stato al Dam, per la visione di un video, una mostra di foto e un dibattito con Andrea De Bonis, Luca Addante, Antonino Campennì, Francesco Caruso, Eva Catizone, Ada Cavazzani, Carlo Cuccomarino e Franco Piperno, moderato da Mariafrancesca D’Agostino.

LA MANIFESTAZIONE –Siamo tutti sovversivi” fu lo slogan più gridato per le strade di Cosenza durante le manifestazioni di protesta scaturite spontaneamente all’indomani degli arresti di venti attivisti ‘no global’ di Cosenza, Napoli e Taranto. La città riconobbe come propri quei figli e ne chiese con forza la liberazione, investendo il consiglio comunale, manifestando sotto al carcere, riunendosi in assemblea e sfilando in corteo, fino alle grandi giornate del 22 e 23 novembre, con la manifestazione dei centomila. La scarcerazione avvenne nel giro di tre settimane, per tutti, nessuno escluso. Il castello accusatorio del pm Fiordalisi mostrò tutta la sua debolezza, ma ci sono voluti dieci anni per scrivere la parola fine su quella storia, la sentenza di assoluzione con formula piena in Cassazione è di pochi mesi fa.

IL CORTEO – Per condannare gli infami arresti da dittatura fascista contro i no global, venerdì 22 novembre 2002 si svolse, organizzata dalla “Rete meridionale del Sud ribelle”, all’Università Arcavacata di Cosenza una grande e partecipata assemblea in preparazione della manifestazione a sostegno dei 42 arrestati e indagati per sovversione e cospirazione politica. Dall’assemblea, oltre alla richiesta di archiviare l’inchiesta di Cosenza, emersero altre rivendicazioni quali “l’abolizione dei reati di opinione e associativi (270 e 270bis)”, le “dimissioni di De Gennaro” (capo della polizia), “l’apertura di un’inchiesta sui Ros” dei carabinieri, “la verità sulla gestione dell’ordine pubblico a Napoli e a Genova”. Sabato 23, invece, centomila coraggiosi giovani e giovanissimi, soprattutto studentesse e studenti medi e universitari, ma anche tanti operai, lavoratori, insegnanti, disoccupati e immigrati, raggiusero Cosenza con treni speciali, pullman e mezzi propri provenienti da città calabresi (Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria), da Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Salerno, Matera, Ancona, Terni, Lecce, Taranto, Catania, Palermo. Difficile ricordare tutte le organizzazioni presenti: c’era la Rete No-global Campana con lo striscione “Giù le mani dal movimento. Tutto il Sud è ribelle”, i Centri sociali tra i quali “Gramna” e “Filorosso” di Cosenza, lo “Ska” e “Officina99” di Napoli e delegazioni di Centri sociali da Caserta, Benevento, Avellino e Salerno guidati dai camioncini di “Radio Gap” e “Radio Ciroma”, il “Forte Prenestino” e gli antagonisti di Roma con lo striscione “42 motivi per resistere”, il “Vittoria” di Milano, il “Movimento antagonista Toscano”, i Social forum calabresi, romani, leccesi, fiorentini, i Cobas di Cosenza, Napoli, Nocera Inferiore, Taranto, Lecce, lo Slai Cobas di Taranto con lo striscione “Via il governo della guerra, della repressione e della disoccupazione”, le folte delegazioni del movimento di lotta per il lavoro di Napoli e Acerra, i Giovani comunisti di Rifondazione e le federazioni del PRC calabresi, pugliesi e campane, delegazioni della Fiom, dell’Arci, di Legambiente, della Sinistra giovanile, dei Verdi, del PdCI. Centinaia furono gli immigrati curdi e palestinesi. Venne sventolata anche un’enorme bandiera palestinese seguita da un’altra enorme bandiera con la scritta “No global war”, mentre gli studenti di Cosenza portarono un cartello con su scritto “Cogito ergo sovversivus sum” (Penso dunque sono sovversivo). Non mancarono gli striscioni di diverse tifoserie di squadre di calcio a partire da quella di Cosenza. Superfotografata e ripresa al concentramento la Delegazione del Partito marxista-leninista italiano, diretta dal compagno Enrico Giani e composta da militanti e simpatizzanti napoletani e leccesi. I compagni tenevano ben alto, oltre alle bandiere dei maestri e del PMLI, un cartello che da un lato proponeva l’apprezzatissimo “Buttiamolo giù!” indirizzato a Berlusconi e dall’altro le rivendicazioni specifiche “Libertà per tutti gli arrestati. Archiviare l’inchiesta di Cosenza. Prosciogliere i 42 arrestati e indagati per sovversione e cospirazione politica. Unità del movimento no global e del movimento contro la guerra all’Iraq”. Vennero diffuse centinaia di volantini sulla solidarietà agli arrestati, tantissimi adesivi “Buttiamolo giù!” e decine di copie de Il Bolscevico. A manifestare c’erano pure i vigili urbani e i sindaci di Cosenza e dei comuni vicini, mentre il vescovo del capoluogo silano, Giuseppe Agostino, ebbe parole di solidarietà per i giovani incarcerati e sotto inchiesta e per chi si oppone alla guerra in preparazione all’Iraq e contro le ingiustizie nel mondo.

LA CITTA’ COLORATA – Il corteo partì alle 13,30 dalla stazione di Vaglio Lise con alla testa lo striscione dei “disobbedienti” con la scritta “Liberi tutti” e mentre attraversava tra musica e tamburi i vialoni che costeggiano i casermoni popolari di via Popilia si ingrandì a vista d’occhio diventando sempre più imponente e combattivo, sia per il sopraggiungere di altre delegazioni da tutto il Sud, sia perché migliaia di giovani cosentini scesero per le strade e si unirono ai manifestanti. Al canto partigiano di “Bella Ciao” e al grido “libertà”, “siamo tutti sovversivi”, “Berlusconi, Bossi e Fini, farete la fine di Mussolini” il corteo attraversò compatto e rumorosissimo il centro città, accolto dagli applausi fragorosi della popolazione che si affacciò ai balconi, sventolando drappi rossi, scese per strada per unirsi ai manifestanti che ricordarono l’assassinio di Giuliani con lo slogan “Carlo è vivo e lotta insieme a noi”. C’è chi rifocillò i manifestanti da un capo all’altro della manifestazione con frutta, panini, dolci, acqua. Dalle folte ali di folla che accompagnarono per lunghissimi tratti il corteo furono centinaia i cosentini che alla vista del manifesto “Buttiamolo giù!” applaudirono la combattiva delegazione del PMLI rispondendo con il pollice in giù o unendosi al grido “di Berlusconi non ne possiamo più, è il nuovo Mussolini buttiamolo giù!” e “Fuori i no global dalle galere, dentro Berlusconi e le camicie nere”, e ancora: “Il vero criminale è Berlusconi, per i no global scarcerazioni”. Un filo rosso antimperialista e antifascista unì la manifestazione di Cosenza alla grande e storica manifestazione internazionale di Firenze e da più parti riecheggiano gli slogan contro la guerra tra cui quello lanciato con forza dal PMLI: “Né soldi, né soldati, né base militare, l’Italia in guerra non deve entrare”. Dopo oltre 4 ore di cammino e quasi 8 km di percorso i manifestanti invasero piazza Fera. Dal palco presero la parola, in una vera e propria ovazione e tra lo sventolio delle bandiere rosse, due dei 7 no-global scarcerati. Cosenza non dimenticherà questa storica giornata antifascista con una marea di giovani protagonisti nel pieno dell’autunno caldo che sta risvegliando le masse lavoratrici e popolari del Sud e dell’intero Paese.

I RINGRAZIAMENTI – In una lettera i dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi ringraziarono i compagni napoletani e leccesi presenti a Cosenza scrivendo tra l’altro: «In voi, nel vostro comportamento e nella vostra combattività, i generosissimi e coraggiosi giovani noglobal – che nella pratica stanno prendendo sempre più coscienza della natura neofascista del governo Berlusconi – avranno visto sicuramente una bella immagine del PMLI. Grazie a voi il Partito ha così potuto dare un ulteriore contributo alla lotta per la liberazione dei noglobal arrestati».

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