COSENZA – La politica lascia la “Tesi”. Il gotha della politica regionale esce indenne dall’inchiesta cosentina, “sorella minore” di Why Not. Su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Giuseppe Visconti, non ci sarà luogo a procedere nei confronti dell’ex vicepresidente della giunta
regionale, Nicola Adamo, di Pino Gentile, attuale assessore ai Lavori pubblici e di Franco Morelli, l’ex consigliere regionale del Pdl che si trova in carcere a Milano dopo l’arresto per associazione mafiosa, di Pier Luigi Leone, Rinaldo Scopelliti, Raffaele Giannetti, Domenico Vizzone, Pasquale Citrigno, Mario Gimigliano e Fiorino Gimigliano. Ora toccherà al gup decidere se accettare le richieste del pm o se, invece, rigettarle. Lo stesso pm, invece, ha avanzato al capo dei gup Enrico Di Dedda, la richiesta di rinvio a giudizio per Salvatore Perugini, ex sindaco di Cosenza, Luciano Vigna, oggi assessore al Bilancio della Città dei Bruzi, Michelangelo Spataro, consigliere comunale di Cosenza, Renato Pastore, presidente di Confindustria Cosenza, Filomeno Pometti, Francesco Capocasale, Michele Montagnese, Gianluca Bilotta, Nicola Costantino, Saverio Fascì, Luigi Vacca, Francesca Gaudenzi, Antonio Gargano, Pietro Macrì, Francesco Schettini e Antonio Viapiana. La vicenda sulla quale si cerca di fare chiarezza è quella del fallimento della società informatica “Tesi”, salvata grazie ai fondi stanziati dalla Regione ma senza che vi fosse un vero piano industriale capace di rimettere in sesto i conti aziendali. Alcuni dei politici coinvolti avevano una funzione di controllo (erano stati nominati dagli enti di cui facevano parte) sulle attività della società; funzione che, secondo l’accusa, non avrebbero svolto con la necessaria oculatezza. Hanno chiesto, invece, di essere giudicati con il rito abbreviato, Enza Bruno Bossio (dirigente nazionale del Pd) e Pasquale Marafioti.