Manganellate agli studenti, il Governo fa quadrato: «le forze di polizia non si toccano»

Piantedosi, con accanto il capo della Polizia, Vittorio Pisani, ha esposto la sua ricostruzione davanti ai segretari di Cgil, Cisl e Uil

ROMA  – Se ci sono state pecche nella gestione dell’ordine pubblico a Pisa, si tratta di “casi isolati” e sarà comunque la Procura ad accertarle, mentre anche il Dipartimento della pubblica sicurezza valuta. Ma non c’è alcuna stretta sulla libertà di manifestare, la strategia non è cambiata. E le parole di Sergio Mattarella sono da condividere non solo quando critica le manganellate ai ragazzi, ma anche quando mette in guardia da “insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, effigi bruciate o vilipese”.

Dopo gli attacchi dell’opposizione e l’avvertimento del presidente della Repubblica, il governo respinge gli addebiti, fa quadrato attorno alle forze di polizia verso le quali c’è “la massima fiducia” e attacca chi distorce e strumentalizza i fatti per “finalità di natura politico-elettorale”. La posizione è stata riferita dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ai segretari di Cgil, Cisl e Uil in un incontro al Viminale e poi nel pomeriggio nel corso di un’informativa in Consiglio dei ministri. Erano stati i sindacati a chiedere un confronto al titolare del Viminale dopo le cariche a Pisa e Firenze ai cortei pro-Palestina.

Piantedosi riferisce ai sindacati la sua ricostruzione

Piantedosi, con accanto il capo della Polizia, Vittorio Pisani, ha esposto la sua ricostruzione davanti ai segretari di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Pierluigi Bombardieri e Daniela Fumarola. A Pisa, dove dieci minorenni sono finiti all’ospedale, è in corso un’indagine della magistratura che, ha sottolineato, “farà piena luce su quello che è accaduto anche grazie a una completa documentazione messa subito a disposizione, completa di materiale videofotografico realizzato dalla Digos durante la manifestazione, prassi consolidata che garantisce sempre la massima trasparenza degli operatori”.

Ha quindi evidenziato come sia a Pisa che a Firenze gli incidenti siano avvenuti perchè i manifestanti “hanno tentato di superare lo sbarramento delle forze di polizia a tutela di obiettivi sensibili”. A Pisa, poi, gli organizzatori si sono sottratti ai tentativi di mediazione della Digos ed hanno provato a “forzare il blocco delle Forze di polizia e venendo volutamente a contatto con i reparti mobili”. Anche il Dipartimento di Ps sta esaminando il materiale girato “per verificare in maniera approfondita quanto è accaduto”, ma ha specificato, “è ancora prematuro dire cosa è successo”, gli agenti “hanno il diritto a non subire processi sommari”.

Più in generale, “non è mai intervenuto alcun cambio di strategia in senso più restrittivo della gestione dell’ordine pubblico”, ha puntualizzato Piantedosi, ricordando che negli scorsi anni sono avvenuti “incidenti ancor più gravi”.

Piantedosi: “non c’è nessuna restrizione della libertà

Secondo il ministro della Giustizia sono i dati a smentire “in maniera inequivocabile una presunta contrazione della libertà di manifestazione in Italia”: nel 2023 si sono svolte 11.219 le manifestazioni, con 969.970 operatori di polizia impegnati. Quest’anno le iniziative di piazza sono state 2.538, solo l’1,5% con criticità o turbative di ordine pubblico, con 150.388 operatori impegnati. C’è stato quindi l’invito alla collaborazione degli stessi manifestanti, sia nel preavviso delle manifestazioni che durante lo svolgimento: devono “rispettare le prescrizioni”, evitando “comportamenti provocatori o violenti”.

“Si identifichi chi ha sbagliato”

Uscendo dal Viminale, Landini ha preso atto delle parole di Piantedosi ed ha attaccato la premier Giorgia Meloni: “siccome la vedo sempre molto attenta su tutto, è chiaro che questo silenzio di per sé ha parlato finora”, ha osservato. Al ministro, ha informato da parte sua Bombardieri, “abbiamo chiesto di identificare chi ha sbagliato. La responsabilità è degli ultimi poliziotti che hanno inseguito i ragazzi con le mani alzate o c’è stato un comando?”.

Sulla stessa linea Fumarola: “abbiamo chiesto che si faccia luce e il ministro ci ha garantito che ci sono già procedimenti in atto per individuare le responsabilità”. E sugli scontri è intervenuto anche il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, “Credo – ha detto – che tutti siamo chiamati ad essere ragionevoli” e “quindi se ci sono, lo dico in generale, delle proteste, si può manifestare nei modi giusti”

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