Area Urbana
Cosenza, aggressione alla guardia giurata. Parla il fratello del paziente: ‘si sarebbe potuto evitare’
COSENZA – A seguito della segnalazione che in mattinata è stata pubblicata dalla nostra testata giornalistica, riguardo l’aggressione della guardia giurata al pronto soccorso di Cosenza, ci ha contatto il fratello del paziente autore del gesto.
“Tutto è iniziato nella mattinata di ieri in un centro della provincia di Cosenza – racconta l’uomo – quando, abbiamo richiesto per mio fratello, un 47enne, l‘intervento del CIM e di conseguenza di un’ambulanza e delle forze dell’ordine per il trasferimento nel reparto idoneo. Nonostante il suo stato, evidente, di agitazione il medico del 118 non avrebbe ritenuto necessario firmare il TSO. Mio fratello si è persino scagliato contro dei carabinieri intervenuti sul posto.
Quello che mi preme dire è che il problema si è creato a monte e poteva essere evitato se ‘quel medico’ avesse firmato il trattamento sanitario obbligatorio sin da subito. Invece mio fratello è stato trasferito a Cosenza come un semplice paziente in pronto soccorso.
Il legale della famiglia: “malati abbandonati al loro destino”
“La concatenazione degli eventi che hanno caratterizzato la vicenda conclusasi solo nella serata di ieri lascia trasparire, ad una prima valutazione dei fatti, specifiche omissioni che ci riserva di chiarire nelle loro più opportune sedi, con tutte le azioni previste dalla legge”. Così scrive il legale della famiglia Angelo Montalto.
Sul punto, ed in termini generali, non appare tollerabile che un soggetto, a cui deve essere garantito il bene fondamentale alla salute sancito dalla Costituzione Italiana, sia lasciato alla mercè di interventi sanitari, evidentemente disarticolati tra loro, durati diverse ore, a fronte della necessità di cure che per le loro specifiche caratteristiche legate anche al concreto accadimento dei fatti, sarebbero dovute essere state prestate senza ritardo.
Il mio personale augurio è che, a fronte di quanto successo, venga fatta completa luce dalle competenti autorità amministrative e giudiziarie.
Ne vale della dignità della persona coinvolta e di tutti i colori i quali soffrono di patologie simili, di cui le famiglie si fanno carico quasi in maniera esclusiva. Ad oggi, esistono tutta una serie di interventi, articolati tra loro, di natura sanitaria e di integrazione sociale, che possono dare la speranza a malati che sembrano essere dimenticati ed abbandonati al loro ineluttabile destino”.
“La famiglia – conclude il legale – esprime la sua massima solidarietà e vicinanza all’operatore della sicurezza che ecomiabilmente ha svolto il suo lavoro”.
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